Venezia 76 – Sole: recensione

Recensione di Sole, debutto di Carlo Sironi che firma un film delicato, con temi soliti del dramma italiano, ma rimaneggiati con inaspettata dolcezza.

Poteva essere sempre la stessa storia quella di Sole. Giovani della periferia cittadina, lui criminale alle prime armi, con piccoli furti di motorini e pomeriggi passati alle slot machine, lei incinta di quasi otto mesi con l’intenzione di lasciare suo figlio. C’è il linguaggio dei quartieri suburbani, quel dialetto marcato che circoscrive il territorio e una prospettiva di futuro che allinea tantissimi, sperduti ragazzi. Non solo a livello tematico, anche la scelta stilistica avrebbe potuto portare a lunghe inquadrature immobili, ferme su personaggi monotoni nelle loro avversità, come monotona è la regia con cui si sceglie di riprenderli.

Il rischio c’era, ma Sole di Carlo Sironi supera qualsiasi approccio nocivo, quella marca tutta italiana che ha reso irriconoscibili una sequenza interminabile di pellicole, destinate molto spesso a finire nel dimenticatoio. Non solo l’opera prima del regista Sironi presentata a Venezia 76 surclassa gli stereotipi a cui ci ha abituato un certo cinema drammatico nostrano, ma agisce con un tocco di magia che parte direttamente dalla storia dei suoi personaggi e di cui il racconto usufruisce.

Sole: un debutto su una famiglia surrogata delicato e celeste

sole, cinematographe.it

Ermanno (Claudio Segaluscio) è da solo. Niente madre, un padre che si è suicidato, aspettative di vita che sembrano riguardare esclusivamente il ricambio di pezzi usati e il gioco d’azzardo. Non è adatto a fare nient’altro, confessa il giovane Ermanno, fin quando la convivenza con Lena (Sandra Drzymalska), polacca incinta pronta a consegnare il proprio figlio agli zii del ragazzo, non si trasferisce nel suo appartamento, facendogli scoprire i gesti insignificanti di una vita ordinaria, ma mai stati così pieni, significativi e stimolanti nella sua quotidianità.

Alla sua opera prima, Carlo Sironi si inserisce già in un tipo di cinema italiano che il pubblico conosce, ma che poche volte aveva visto così. Formale, prima di tutto. La cura estetica dell’immagine che non si trattiene per far risaltare al proprio posto la trasformazione intima dei suoi personaggi, ma si interessa alla composizione del quadro che il regista riprende senza eccessive alterazioni, quella camera che crea la perfetta cornice per abbracciare i suoi ragazzi.

Armonia affidata contemporaneamente a un’operazione sul colore, che stabilizza il celeste dell’acqua e delle sue infinite variazioni e lo modella attraverso la luce per renderlo opaco e ben steso per l’intera costruzione della pellicola. È il colpo d’occhio, infatti, a empatizzare immediatamente con lo spettatore, lasciando ai suoi protagonisti il tempo di adattarsi alla loro nuova condizione e svilupparci attorno il loro surrogato di famiglia.

Sole: il film di Carlo Sironi è come una carezza inaspettata

sole, cinematographe

È, perciò, avanzando continuamente che la freddezza della pellicola lascia il passo alla dolcezza. Alla tenerezza di un film che si muove specularmente al protagonista Ermanno, svegliandosi con lui, agendo insieme a lui, partendo dall’apatia di una condizione all’apparenza immutabile per vivere la riscoperta delle emozioni e di cosa possono azionare. Accortezze che passano tutte per l’interprete Claudio Segaluscio, impercettibile nel cambiamento del suo personaggio e proprio per questo così insinuante nel rendersi indifeso, responsabile, amabile. Un ottimo giovane attore che dalla sottrazione aggiunge a ogni scena un pezzettino del suo Ermanno, e lo esalta nell’affetto sempre maggiore verso la sua – altrettanto brava – co-protagonista Sandra Drzymalska.

Sole è la riscoperta di anime assopite, che segnano il debutto di un regista che ha preso il dramma per rimaneggiarlo come una carezza inaspettata e rimasta assente per troppo tempo. Una speranza che si riaccende e punta lo sguardo verso il confine azzurro del mare, lì dove i suoi personaggi rivolgono lo sguardo e dove, forse, è possibile cambiare.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.6