RomaFF12 – Si muore tutti democristiani: recensione del film de Il terzo segreto di satira

Si muore tutti democristiani, l'ottimo film col quale Il terzo segreto di satira sigla il debutto sul grande schermo.

Si muore tutti democristiani è il primo film del collettivo di videomaker milanesi Il terzo segreto di satira (Pietro Belfiore, Davide Bonacina e Davide Rossi, Andrea Fadenti e Andrea Mazzarella), noti per avere impreziosito con le loro produzioni trasmissioni come Report e Piazzapulita. Per questo loro debutto sul grande schermo, il gruppo si è affida ai suoi attori feticcio Marco Ripoldi, Massimiliano Loizzi e Walter Leonardi, affiancati da alcune guest star d’eccezione in piccole parti come il comico Paolo Rossi, Valentina Lodovini, Francesco Mandelli, Peter Gomez e Lilli GruberSi muore tutti democristiani è stato presentato nel corso della dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, all’interno della sezione Panorama Italia 16+ di Alice nella città.

Enrico (Walter Leonardi), Fabrizio (Massimiliano Loizzi) e Stefano (Marco Ripoldi) sono tre amici che stanno faticosamente cercando di trasformare la loro precaria attività di videomaker in un vero e proprio lavoro, capace di soddisfare la loro vena creativa e di fornirgli indipendenza economica. L’occasione della svolta sembra arrivare con l’ingaggio da parte di una onlus per un documentario in Africa con un ampio budget. Nel momento in cui l’organizzazione finisce nei guai con la legge, per i tre amici si pone un serio dilemma economico e morale, che li porta a riconsiderare la loro esistenza, le loro convinzioni e gli inevitabili cambiamenti a cui il tempo li ha sottoposti.

Si muore tutti democristiani: una commedia schietta, intelligente e dal forte retrogusto malinconico

Si muore tutti democristiani

Da Game Therapy al recentissimo Addio fottuti musi verdi, negli ultimi anni il passaggio degli youtuber dal web al cinema ha riservato poche sorprese e diverse sonore delusioni. Il terzo segreto di satira inverte quella che sembrava una tendenza ormai consolidata, firmando una commedia schietta, intelligente e dal forte retrogusto malinconico, capace di fotografare i problemi e i dubbi di una generazione molto più lucidamente di tanti autori più esperti e quotati. Pur muovendo i propri passi da quello che possiamo considerare come il vero e proprio cavallo di battaglia del collettivo, ovvero il progressivo imborghesimento e la perdita d’identità della sinistra italiana, con il passare dei minuti Si muore tutti democristiani si rivela una toccante e mai banale riflessione su che cosa significa veramente crescere in questo Paese e su come sia sempre più necessario venire a patti con la propria coscienza per migliorare la propria condizione.

I dubbi sulla capacità da parte de Il terzo segreto di satira di trasporre con successo il loro tipico pungente e disilluso umorismo in un lungometraggio vengono ben presto fugati   da una messa in scena efficace e convincente, che, senza ricorrere a un grande budget e grazie alla verve del formidabile trio di protagonisti, riesce a mantenere sempre alto il ritmo e a garantire coesione e coerenza al film. Dalle scenografie alle musiche, passando per gli svariati camei (davvero spassoso e autoironico quello del co-fondatore de Il Fatto Quotidiano Peter Gomez), tutto è funzionale a catturare lo spirito e le incertezze di una generazione, cresciuta con il sogno di garantirsi sostentamento con un lavoro nobile ed appagante, ma costretta a fare i conti con una realtà cinica e amorale, che la obbliga a scendere a compromessi con la propria coscienza per pagare le bollette alla fine del mese.

Si muore tutti democristiani: un atipico e malinconico racconto di formazione

Si muore tutti democristiani è un cinema legittimo e necessario, che sfrutta piccoli dettagli e frammenti di vita, come il senso della morale del ricercatore universitario precario e futuro padre Enrico, l’eterna e nostalgica insoddisfazione di Fabrizio o l’atavica remissività di Stefano, per raccontare i cambiamenti politici e sociali degli ultimi decenni e il continuo mutamento di un’ampia fetta di popolazione, in un arco narrativo che parte dal funesto G8 di Genova del 2001 per arrivare ad abbracciare scottanti temi dell’attualità, come la dilagante corruzione all’interno delle Ong incentrate su profughi e migranti o la sempre attuale battaglia contro la discriminazione della comunità LGBT.

Fra disincanto, ironia e critica sociale, emerge l’abilità da parte de Il terzo segreto di satira di tratteggiare ritratti umani veri e tridimensionali, afflitti da dilemmi tangibili e reali in cui chiunque si può riconoscere, come i ripieghi necessari per mantenere una famiglia, l’incapacità di lasciarsi completamente alle spalle il proprio passato o le proprie radici o la necessità di prendere finalmente in mano la nostra vita, facendogli prendere una strada scelta e tracciata da noi stessi. Si muore tutti democristiani si trasforma così in un atipico e malinconico racconto di formazione, dove la democristianità diventa metafora di un preciso passaggio della vita, in cui ci si accorge bruscamente di aver lasciato la fazione dei ribelli e dei contestatori per diventare mestamente ma inevitabilmente parte del sistema e di tutte le sue contraddizioni.

Si muore tutti democristiani: l’ottimo debutto sul grande schermo de Il terzo segreto di satira

Un finale dolceamaro, accompagnato dalle musiche del cantore italiano per eccellenza del disagio esistenziale dei nati fra anni ’80 e ’90, ovvero Max Pezzali, chiude con una nota di tristezza e un pizzico di speranza una commedia disincantata e densa di riflessioni e contenuti, che porta prepotentemente alla ribalta un gruppo di autori e di attori di grande talento, destinato a lasciare il segno non solo sul web e in TV, ma anche sul grande schermo.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.8