Shawn Mendes: In Wonder – recensione del documentario Netflix

La recensione del documentario che Grant Singer ha realizzato per Netflix sul celebre cantautore canadese. Il classico ritratto a suo di musica che alterna esibizioni e momenti privati. 

Che sia una cover (da brividi quella di Say Somenthing dei A Great Big World) o un inedito, non c’è brano che porti la firma di Shawn Mendes che non conquisti le vette delle classifiche mondiali, diventando delle vere e proprie hits. Ultimo in ordine di tempo ad averle scalate quello che presta il titolo al suo quarto album, Wonder, le cui sessioni di incisione rappresentano una delle due linee guida dell’architettura narrativa che sorregge Shawn Mendes: In Wonder, il documentario targato Netflix (disponibile dal 23 novembre) che Grant Singer ha realizzato su e con il giovane cantautore canadese classe 1998.

Shawn Mendes: In Wonder è il diario audiovisivo e canoro che racconta le 104 tappe del tour mondiale della giovane star canadese

 

Shawn Mendes: In Wonder cinematographe.it

La cinepresa di Singer si trasforma nell’ombra del protagonista, seguendolo in ogni dove da Continente a Continente, nel corso delle 104 tappe del tour mondiale che lo hanno visto esibirsi alle varie latitudini in palazzetti dello sport, stadi e sale concerto rigorosamente sold-out, compreso il gigantesco Rogers Centre di Toronto. Gli highlights della performance nella sua città natale davanti a un pubblico di 50.000 spettatori è il vertice della timeline, mentre per coloro che volessero gustarselo per intero sempre nel catalogo di Netflix c’è Shawn Mendes: Live in Concert di Paul Dugdale. Proprio il backstage della  tournée, chiusa dopo un anno circa in quel di Città del Messico, è la seconda one-line principale dell’opera.

Il racconto al centro di Shawn Mendes: In Wonder prende forma tra live-concert e momenti di vita privata

Shawn Mendes: In Wonder cinematographe.it

Il risultato è un palleggio insistito tra queste due componenti, che mescolate senza soluzione di continuità da un montaggio ritmato e piuttosto accattivante danno forma a un ibrido nel quale la biografia dell’artista intreccia i fili con i modus operandi del live-concert. Insomma, nulla di nuovo dal punto di vista architettonico nel confezionamento di un documentario che riporta la mente a tantissimi prodotti analoghi incentrati su enfant-prodige del pop come Justin Bieber: Never Say Never. Anche nel caso del docu-film dedicato alle imprese canore e ai bagni di folla del connazionale, si assisteva a un identico tour de force tra studi di registrazione, palcoscenici e incursioni domestiche nelle quali ritagliarsi brevissimi momenti di normalità e qualche istante di intimità. Lussi, questi, che Mendes come Bieber hanno dovuto loro malgrado centellinare a causa del prezzo altissimo del successo planetario che li ha travolti. Le analogie in tal senso sono tantissime, a sufficienza da ritrovarci a fare i conti con una serie di deja-vu che, colonna sonora a parte, restituiscono le stesse traiettorie produttive, quelle di un progetto che mira a fare leva sulla popolarità già acquisita della star di turno e sul vasto bacino di utenza acquisito di default.

Il trailer di Shawn Mendes: In Wonder 

Non c’è dubbio che Shawn Mendes: In Wonder sia un prodotto concepito per intercettare un pubblico ben preciso, quello delle milioni di fan del protagonista. Un prodotto audiovisivo dai chiarissimi intenti promozionali, nella quale l’arte viene messa da parte a favore del ritorno commerciale che può garantire in termini economici e di visibilità per chi lo realizza, distribuisce e soprattutto per il protagonista e il suo entourage. Detto questo, si assiste al tradizionale ritratto biografico fotocopiato, nel quale le interviste e i materiali di repertorio (privati e non) fanno da contrappunto alle esibizioni dei brani più celebri del cantautore canadese e alle incursioni nella vita privata (la famiglia e la fidanzata, la cantante e musicista cubana naturalizzata statunitense Camila Cabello con la quale ha duettato in Señorita). Incursioni che l’autore del documentario utilizza per riportare con i piedi per terra Mendes, ma anche per provare a mettere a nudo le fragilità, le paure, i sentimenti e i desideri di un ventunenne scaraventato senza rete di protezione nelle sabbie mobili di uno star system che ci mette un attimo a risucchiarti.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.1

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