Sembrava perfetto… e invece: recensione del film Netflix

La stand-up comedian e attrice Iliza Shlesinger protagonista tagliente e autoironica di una rom-com atipica e divertente sugli inganni dell’apparente perfezione. Sembrava perfetto...e invece è disponibile dal 23 giugno su Netflix.

Non c’è nulla di più comico della vita vera. Di quell’esperienze talmente paradossali e tristemente assurde da tramutarle in materiale artistico e lasciare che ne ridano gli altri. Lo è ancor di più per gli stand up comedians, attori che si rivolgono direttamente al loro pubblico in piccoli club, declamando monologhi o snocciolando battute secche e provocatorie su questioni politiche, sociali o molto spesso relazionali. Iliza Shlesinger (Pieces of a Woman, The Opening Act), newyorkese cresciuta a Dallas, classe ’83, è una di quelle attrici pungenti, dissacranti e ironiche che hanno fatto e fanno ancora la fortuna del genere d’intrattenimento, pronta a smitizzare sé stessa dietro ad un microfono, e trovare nel riconoscimento del pubblico la capacità di non prendere, né lei né la vita stessa, troppo sul serio. Come accade in Sembrava perfetto… e invece.

Sembrava perfetto… e invece: storia più o meno vera basata su una bugia

sembrava perfetto e invece cinematographe.it

Sembrava perfetto… e invece, il nuovo film Netflix diretto dall’attrice di GLOW e Atypical Kimmy Gatewood al suo esordio in un lungometraggio e disponibile dal 23 giugno, fa proprio di una “relazione infernale” vissuta anni fa dalla Shlesinger il pretesto per raccontare “una storia per la maggior parte vera basata su una bugia”, ovvero una storia d’amore apparentemente perfetta che si rivela infine deludente, come una enorme balla.

Andrea Singer, cabarettista trentaquattrenne, disillusa dall’amore e lontana anni luce dall’idea dei fiori d’arancio, conosce il nerd e affabile Dennis (Ryan Hansen), un contabile “borioso e umile al tempo stesso”, alcolista funzionale garbato e intellettualmente attraente, almeno fino al momento di spogliarsi. Per il corpo di lui infatti, Andrea non prova alcuna attrazione fisica, anzi è convinta che il legame può solo fermarsi all’amicizia. Eppure complice una notte di bagordi e qualche superalcolico in più, i due iniziano una relazione apparentemente autentica. Dennis però non ha una casa, le sue carte di credito vengono puntualmente rifiutate, e pare non aver studiato a Yale come millanta, così come di avere una madre moribonda e mai palesatasi. Con la complicità della migliore amica e barista Margot (Margaret Cho), Andrea cercherà di capire chi è veramente l’uomo che le sta accanto, prendendo irreparabilmente una bella porta in faccia.

Iliza Shlesinger scrive, recita e produce una rom-com spassosa, dissacrante e fortunatamente non retorica

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Prendendo in prestito i dettami delle rom-com moderne, le possibilità comiche della commedia degli equivoci e il cortocircuito tra finzione e realtà vissuta, la Shlesinger recita, scrive e produce un film spassoso, ritmico e singolare, rivestito da un’apprezzabile alone di originalità, e costruito su un linguaggio ricercato senza mai risultare ridondante o forzatamente studiato. Sembrava perfetto… e invece riesce infatti a riposizionare l’attenzione sempre sulla protagonista, sulle sue idiosincrasie smitizzanti con il mondo delle produzioni seriali nelle quali tenta di raggiungere la sua ambizione attoriale; nell’irresistibile vena politicamente scorretta del modo di agire e pensare, e nel mettere in luce senza retorica le illusioni delle maschere che ogni giorno, puntualmente, indossiamo per apparire migliori e dunque diversi da ciò che realmente siamo.

Una storia senza tempo, ma da incorniciare

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Il film però non vuole farsi riflessione sull’ uso distorto dei social, o sulle dinamiche disfunzionali delle relazioni moderne; il pregio è piuttosto quello di sembrare un film quasi senza tempo, in cui l’ambiguità e il disagio che ingloba ad un certo punto l’amore (?) tra i due, può semplicemente riguardare anche il passato, perché nessuno almeno una volta nella vita non ha iniziato a insospettirsi, a farsi domande, a voler scoperchiare un’apparente perfezione, poi svelatasi truffa. Il sentimento genuino di Andrea per Dennis (e viceversa) all’inizio, complice l’uso intelligente del voiceover della Shlesinger, sembra davvero qualcosa di palpabile, di naturale e impacciato al contempo. Poi però i toni iniziano a farsi più foschi, e continuando pur sempre a ridere, entriamo nella mente di una personalità quasi inquietante, perché proprio così apparentemente normale.

A vincere è allora l’intuito e lo sguardo femminile, disilluso quanto basta, ma trionfante nella volontà di unione, esponendo il volto del truffatore su un’enorme cartellone a Beverly Hills, mettendo così in guardia le altre sulla fallibilità artificiale della perfezione.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

3

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