Venezia 73 – Questi Giorni: recensione del film di Giuseppe Piccioni

Ultimo film italiano in concorso a Venezia 73, Questi Giorni di Giuseppe Piccioni con Marta Gastini, Laura Adriani, Maria Roveran, Caterina Le Caselle, Margherita Buy e Filippo Timi. La pellicola è ispirata al romanzo inedito Color Betulla Giovane e orbita attorno le vite e le illusioni di quattro ragazze, le loro incertezze e le inquietudini che dovranno affrontare.

Quattro ragazze intraprendono un viaggio per accompagnare la loro amica Caterina in Serbia, lavorerà a Belgrado, e le ragazze, chi tra esami, tesi e saggi, si prenderanno tre giorni di silenzio dalle loro problematiche, chi più serie di altre.

Caterina è una persona molto determinata ma non sicura di sé, delle sue possibilità, indecisa sul presente e smarrita, sconfitta da una personalità opaca, che non le fa prendere posizioni ostili anche se avrebbe tutte le capacità per farlo.

Liliana è una studentessa impegnata nella scrittura della sua tesi su John Milton e Il Paradiso Perduto, il suo professore (Timi) è molto fiero di lei, dei suoi pensieri e di quello che riesce a comporre, i loro incontri sono sempre molto professionali seppur vicini e allusivi.

Angela è la ragazza più libera delle altre, non ha grandi doveri o oneri particolari, soffre una relazione di totale disamore con il suo ragazzo ed ha una famiglia distratta ed anaffettiva.

Anna infine è in questo poker di regine la ragazza che ha per certi versi un presente determinato dalla sua passione per il violino, un ragazzo che tiene sinceramente a lei ed un bambino in arrivo.

Piccioni fotografa, con eleganza e ricercatezza stilistica, le generazioni di oggi che sono ottenebrate da una vacuità, da una nebbia insita che il film non risolve e non vuole farlo.

questi giorni

Colpisce l’estrema sincerità dell’operato, senza nulla togliere all’ironia e alla comicità di un’opera che non affonda mai nei semplici buoni sentimenti, o peggio nei sentimentalismi, ma si prodiga per una narrazione fluida, molto intima e che nella sua complessità arriva allo spettatore come una carezza, semplice ma perfetta.

Questi giorni è un racconto pieno di vita, di forza, un coro di emozioni, anzi un quartetto, ognuno con la sua cadenza, il suo sguardo. Intraprendono questo viaggio non per scoprirsi, non per perdersi, non per cercare qualcosa, ma in qualche modo per dilatare il tempo che a volte si sente che ci viene sottratto. La temporalità delle cose viene vista, vissuta e descritta in modo diverso all’interno della pellicola.

All’inizio la quotidianità è il fattore essenziale, le cose si ripetono tutti i giorni, ognuna con le sue abitudini, i propri grattacapi. Quando decidono di intraprendere il viaggio verso la Serbia, sia il pubblico che loro stesse, desiderano che non finisca mai. Prendono il traghetto da Bari dalla loro piccola e accogliente cittadella di provincia e salpano in Montenegro per poi raggiungere Belgrado. Non accadono cose eclatanti o determinanti, sono loro il viaggio e la destinazione, è un tipo di temporalità affrontato con tutto il proprio corpo e la mente, pieno, denso e appagante. Incontrano ragazzi, scherzano, si scontrano e non si smette mai di ridere con loro.

La particolarità di Questi Giorni sono gli sguardi delle attrici in alcuni frangenti che fissano il pubblico, restano in silenzio, a volte interloquiscono con la cinepresa, si mettono direttamente in contatto con un tempo tutto loro, filmico, reale, che è persuasivo forse un po’ vaneggiante ma che non smorza la singolarità dell’opera, che possiede un’intimità, una delicatezza che si percepisce fin da subito e che non viene vai sconvolta nonostante alcuni eventi non troppo felici.

La struttura è densa, emozionale, limata con dovizia, il regista pone il suo sguardo, totale e convinto, verso le attrici e la natura che le accompagna per tutto il viaggio e la destinazione, Belgrado, che le accoglie come un’amica fidata che non le tradisce. Ogni personaggio ha un suo tempo, un suo respiro e nessuno va al di sopra di ciò che vuole dire, che vuole narrare, il pubblico è sempre negli occhi di chi ha una voce e non teme di darle spessore.

questi giorni

Piccole interpretazioni per Margherita Buy, Filippo Timi e Sergio Rubini che in pochi fotogrammi riescono a far comprendere tutto un mondo interiore che non lascia con l’amaro in bocca, si coglie ogni aspetto, ogni coscienza dai loro gesti, seppur lasciati sullo sfondo non se ne sente la mancanza, la loro presenza dà ritmo alla scena, è tutto misurato e niente è troppo gravoso, troppo superficiale o esile essendo l’opera edificata in un modo armonioso e scorrevole. La bellezza di Questi Giorni si coglie anche nei lasciti finali, quando ogni cosa sembra andare al suo posto, non in modo sprezzante o forzato, sempre con ironia e accuratezza. Ogni tassello si incastra in modo perfetto e il racconto con i suoi colori e i suoi paradossi colpisce ancora di più, accompagnandoti anche fuori dalla sala.

Il film uscirà nelle sale il 15 settembre.

 

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 3

3.7