Psicomagia – Un’arte per guarire: recensione del film di Jodorowsky

Alejandro Jodorowsky torna al cinema con Psicomagia, un documentario che celebra la pratica terapeutica ideata da lui 50 anni fa.

Arriva al cinema Psicomagia, il documentario sull’arte terapeutica ideata da Alejandro Jodorowsky negli anni Sessanta e il pubblico ha, così, finalmente il privilegio di ascoltare direttamente dal suo creatore i principi di questo incredibile approccio psicologico. Distribuito in Italia da Mescalito – e disponibile in poche, selezionate, sale – il film è già un successo per tutti i seguaci del regista cileno che – da Il paese incantato in poi – ha insegnato al mondo il suo linguaggio onirico, viscerale, inconscio.

Psicomagia: un’arte per guarire

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Il principio-base della psicomagia è la comunicazione diretta all’inconscio, che avviene da parte del terapeuta-sciamano attraverso degli atti teatrali fortemente simbolici. Il paziente è chiamato a compiere delle azioni, che rappresentano in qualche modo il proprio problema e la sua soluzione. Secondo un principio anti-surrealista (questa definizione è ben spiegata dallo stesso Jodorowsky nell’introduzione del film), i personaggi raccontati nel documentario vivono una catarsi, che è esposta altruisticamente agli spettatori di tutto il mondo per dimostrarne l’efficacia e condividerne i risultati. Il film raccoglie alcuni casi esemplari, proseguendo e amplificando la missione già assegnata al Manual de Psicomagia del 2008.

Il volto ormai anziano di Jodorowsky è la costante narrativa di tutto il documentario, che si presenta come un vero e proprio compendio della sua filosofia. Attingendo al realismo magico, nel suo ramo letterario consacrato – oltre che dallo stesso Jodorowksy nel suo Quando Teresa si arrabbiò con Dio – da Gabriel Garcia Màrquez e Isabel Allende (giusto per citare i nomi più noti), lo sciamano mette su un cerimoniale che sullo schermo ha un impatto assolutamente suggestivo.

Impressionante, durante la visione di Psicomagia, è il doppio livello su cui tutti gli atti si muovono. Interno ed esterno, privato e pubblico, profondamente interiore e platealmente esteriore sono due pesi che si bilanciano per raggiungere il risultato finale. Lo spettatore avrà a che fare con reali percorsi terapeutici, con problemi – dunque – veri di gente vera e con soluzioni incredibili e surreali. Inoltre, il parlare all’obiettivo delle proprie sofferenze mostra a tutti il grande miracolo di fiducia e empatia che il regista è riuscito a creare negli anni. Un clima di assoluto affidamento che, come è evidente nel girato, è stato una condizione necessaria per poter portare sullo schermo questo prodotto.

Psicomagia: un film che parla direttamente all’inconscio

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Come la stessa pratica psicomagica, anche il documentario che ne parla è un’esperienza che va a toccare in primo luogo le corde dell’inconscio. Realizzato in maniera piuttosto semplice, punta tutta la sua carica innovativa nei contenuti più che sulla tecnica. Il documentario si presenta come un montaggio ordinato di casi psicomagici alternati a spezzoni di repertorio, per la maggior parte tratto dalla filmografia del regista. A supportare la carica emozionale del film, un’accurata colonna sonora che interviene per rendere l’esperienza emotiva ancora più completa.

Psicomagia è un documentario che può essere apprezzato se si ammette la possibilità che il cinema (o l’arte, in generale) possa mettere davvero in discussione il proprio modo di intendere la vita. D’altro canto, tutta la filosofia di Jodorowsky è una celebrazione di un altro livello percettivo, spesso poco considerato dalla cultura occidentale, quello che l’analisi psicologica cerca di dissotterrare, che si muove tra le viscere e esplode in manifestazioni incontrollabili. L’inconscio, la terra del Sogno, ma anche del pathos più profondo, dove affondano le radici le sofferenze più devastanti e indelebili dell’essere umano è la materia prima con cui tutta l’arte di Jodorowsky si è modellata negli anni. Dopo averne fatto immagine, il regista paga – per così dire – il suo tributo a questa straordinaria fonte di creatività e impara ad usarne il linguaggio per accudirla, lenirla, guarirla.

Jodorowsky è un artista a 360 gradi

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Psicomagia è l’ultima (per ora) tessera di quel mosaico variopinto e complesso che è tutta la produzione artistica di Alejandro Jodorowsky. Cineasta, romanziere, sciamano, drammaturgo, studioso della storia e dell’iconografia dei tarocchi, sceneggiatore di fumetti: c’è davvero poco in tutto il campo creativo su cui il Maestro non abbia messo mano. Tutto, alla fine, converge in un’unica visione del mondo, una risposta di cuore alle storture di una società frenetica ed eccessivamente intellettualizzata, che trascura l’importanza delle emozioni.

Il messaggio e l’età di Jodorowsky lascerebbero intendere Psicomagia come una sorta di testamento spirituale o, perlomeno, come una sintesi provvisoria di un uomo anziano e saggio che ha imparato nella cura dell’altro il Senso della Vita. Il risultato di questa pratica apparentemente folle è una risposta del pubblico entusiasta e sentita, tant’è che parte del film è stata finanziata da un crowfunding. Un piccolo documentario, ma che assolve a un compito enorme: consegnare ai posteri i principi e l’esperienza di un terapeuta unico nel suo genere, e non permettere che questo innato amore verso il prossimo possa – un giorno – estinguersi.

Psicomagia di Alejandro Jodorowsky è al cinema a partire dall’11 ottobre.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Sonoro - 4
Fotografia - 3.5
Emozione - 4.5

3.6