TFF37 – Pink Wall: recensione del film di Tom Cullen 

Inizi e rancori, memorie e rassegnazione: Pink Wall è il film sentimentale che parla con verità del crescere e dell'allontanarsi dei rapporti.

Tutte le relazioni sono uguali. Nascono in preda a deliri euforici, si sviluppano nell’accrescere di sentimento e intimità, per stabilizzarsi poi in una culla dove trovare i pregi e i difetti di se stessi e dell’altro, pronti a convivere, ribellarsi e assecondarsi grazie all’alimentarsi dell’amore e nonostante i suoi turbamenti. È da questo momento in poi che i rapporti, però, cambiano. Si differenziano da persone a persone, procedendo spediti verso una condivisione duratura e longeva o segnando il momento in cui tutto, nella propria esistenza come coppia, è iniziato a cambiare. Perché c’è sempre un punto di rottura, c’è sempre un istante che è quello che ha modificato il destino della relazione, l’ha messa di fronte a quell’eventualità indesiderata e le ha mostrato freddamente che non è più il caso di rimandare.

Quando si rompe qualcosa, però, è impossibile imbrogliare, pur cercando di trovare la soluzione per oltrepassare il dolore che, da lì in poi, albergherà costantemente in un angolo sotterraneo dell’ammaccato rapporto. Un’illusione scandita dall’idea di poter lasciare quel fardello incustodito, deciso a farlo scomparire pian piano, non considerando il suo ritornare ciclico e più profondo, radicato ben più di prima.

È a quell’istante impercettibile che il regista Tom Cullen vuole portare con Pink Wall, scovare attraverso vari frammenti, singole scene e sequenze temporali l’elemento di rottura dei protagonisti Jenna e Leon, per ricollocarlo all’interno della ricostruzione della loro storia d’amore, nel balzo tra i vari anni della loro relazione e il rimescolarsi di questi ultimi nella pellicola.

Pink Wall – Il debutto alla regia e alla sceneggiatura di Tom Cullen pink wall, cinematographe

Non affondando mai in maniera diretta nella componente scatenante, ma facendola aleggiare come un’eco per i differenti segmenti che la sceneggiatura vuole mostrare, il film sentimentale dell’ex attore di Downton Abbey, al suo debutto registico e di scrittura, segna il passaggio dalla chimica alla distanza, dall’esplorarsi con divertimento e irriverenza fino all’impossibilità di toccarsi, sinonimo di un’incompatibilità più grande che lascia spazio al rimpianto.

Riportando i personaggi ai loro giorni felici, Cullen ne fa emergere i problemi proprio come accade all’interno di qualsiasi coppia, lasciando al tempo il compito di sedimentare le pigrizie e le insofferenze provate, allargando il rancore fino a non poterlo più trattenere e tramutandolo in una presenza che non lascia spazio ai tentativi per riavvicinarsi. Quel discostarsi dalle emozioni, anche motore dei contatti fisici, che stabilisce il luogo per raccogliere la ruggine di qualcosa che c’è stato, dove però adesso sono gli obiettivi e i traguardi a distaccarsi, così come i corpi e i sentimenti.

Pink Wall – Tra ricordi e dispiaceri, sentimenti e rancoripink wall, cinematographe

Con la fotografia di Bobby Shore che colloca il tutto in una dimensione altra, un universo granulato in cui analizzare e ripercorrere le tappe che hanno marchiato il legame di Leon e Jenna, il regista Tom Cullen muove la propria macchina da presa per collocarla sempre in piena autonomia rispetto alla messinscena. I personaggi non sono mai centrali, gli angoli di ripresa tagliano a loro piacimento le silhouette degli attori, delegandoli agli angoli dello schermo o ponendoli addirittura quasi per intero fuori dal diametro.

L’artificiosità del cineasta si dissolve, però, quando deve andare a dirigere i propri interpreti, lasciando loro la libertà di essere veri durante la scena, non confezionando nulla di predefinito, ma lasciando agli accadimenti di sorprendere per il loro presentarsi, fornendo una naturalezza che contribuisce ed esalta la vicinanza che va dalla realtà al film. È solamente nei ricordi che Cullen torna all’evidenza dell’espediente, rendendo il primo anno del duo, in particolare la notte del loro incontro, in un formato diverso e uniforme. Un vero e proprio ricordo, per dimensioni e cornice. Un filmino che si vorrebbe tenere così per sempre e, così, sarà nella memoria, anche dopo tutti gli sbagli.

Pur non spiccando per la particolarità della trama o la ricercatezza dei dialoghi, Pink Wall sa parlare allo spettatore più di quanto la sua semplice fattura potrebbe far pensare, rapportandosi direttamente con il proprio pubblico e non illudendolo con fantasie d’amore o tradimenti affogati nel pianto. È l’eventualità in cui chiunque può o si è mai trovato quella con cui si entra in confidenza nell’opera di Tom Cullen. La stessa in cui, pur nella delusione generale, periodicamente si sente di voler tornare, anche solo con la propria mente.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

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