Nouvelle Vague: recensione del film da Cannes 2025

Nouvelle Vague, il film di Richard Linklater presentato in concorso alla 78ª edizione del Festival di Cannes, è un omaggio in ogni fotogramma.

Il cinema che si racconta, che ci catapulta a quel che è stato per dimostrarci quel che ancora può essere, la nuova ondata che ci travolge dal passato e ci fa godere della consapevolezza cinefila del presente. Alla 78ª edizione del Festival di Cannes Nouvelle Vague arriva impetuoso, caloroso, profondamente devoto. Il regista Richard Linklater fotografa un momento, un periodo, probabilmente il più “movimentato” e sicuramente il più rivoluzionario (fatta eccezione, forse, per l’avvento del sonoro) dell’intera storia del cinema. Girato in bianco e nero, in 4:3, e seguendo i dettami e la libera cifra stilistica tramandata dai Cahiers du Cinéma, la pellicola racconta la messa in opera di À bout de souffle (Fino all’ultimo respiro), il primo film diretto da Jean-Luc Godard. Nei panni del maestro del cinema francese, Guillaume Marbeck è affiancato dai verosimili ritratti dei cineasti che hanno segnato quella stagione creativa – da Truffaut a Rohmer, passando per Chabrol e Agnès Varda – e dai due protagonisti del film: Jean Seberg e Jean-Paul Belmondo, interpretati da Zoey Deutch (The Outfit, Giurato Numero 2) e Aubry Dullin. La produzione franco-americana è firmata ARP e Detour Filmproduction; la sceneggiatura, scritta dallo stesso Linklater insieme a Holly Gent, Vincent Palmo Jr., Michèle Halberstadt e Laetitia Masson, guida con eleganza un cast giovane e appassionato dentro la ricostruzione fedele e affettuosa della Parigi del 1959.

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E di nuovo si respira

Nouvelle Vague recensione cinematographe.it

Nouvelle Vague è il racconto di una nascita, quella di un film, e insieme quella di un’intera rivoluzione cinematografica. Siamo nella Parigi del 1959, tra redazioni, caffè fumosi e set improvvisati. Jean-Luc Godard, critico disilluso e genio in potenza, si lancia nella realizzazione del suo primo lungometraggio, À bout de souffle. È un percorso accidentato, fatto di idee fulminanti, litigi con il produttore, amicizie fondamentali e sogni condivisi. Attorno a lui ruotano le figure di François Truffaut, Claude Chabrol, Éric Rohmer, Agnès Varda, giovani cineasti che stanno per scardinare ogni regola del cinema. Intanto, Jean Seberg e Jean-Paul Belmondo si muovono tra provini, strade e ciak, mentre la macchina-cinema si costruisce quasi per istinto, per urgenza, per necessità. Il film non segue una cronologia rigida, ma danza attraverso momenti emblematici, piccoli scontri e grandi intuizioni, nella Parigi che sta per cambiare tutto – proprio come i ragazzi che la stanno filmando.

Il film inizia tra le poltrone di un cinema, davanti a uno schermo, per poi infilarcisi dentro, letteralmente. Come una vertigine cinefila, Nouvelle Vague abbatte lo spazio tra spettatore e opera, e ci trascina all’interno del mito: quelle stesse battute, quelle stesse strade, quelle stesse inquadrature che abbiamo amato in À bout de souffle, ora diventano territorio vivo, riattraversato con meraviglia e rispetto. Linklater ci racconta Godard proprio come l’avrebbero raccontato i protagonisti di quell’epoca: senza reverenza, ma con incanto. Il film è divertente, leggero, quasi spensierato nel suo modo di rievocare una rivoluzione, eppure non rinuncia mai alla sua profondità. È una lettera d’amore scritta con il tono di chi sa che senza la Nouvelle Vague, registi come Linklater non sarebbero mai esistiti. È un film che respira cinema, che ci dice, ancora una volta, che si può ricominciare, che si può cambiare, che si può girare un film come se fosse il primo.

Nouvelle Vague: valutazione e conclusione

Nouvelle Vague Linklater cinematographe.it

Nouvelle Vague è un omaggio in ogni fotogramma. Alla fotografia, che ci riporta con eleganza nel bianco e nero granuloso e affascinante degli anni Cinquanta. Al suono, che rimbalza tra jazz, respiri, silenzi e il rumore dei passi sui marciapiedi. Alla regia, precisa e al contempo libera, capace di evocare Godard senza mai imitarlo. Alla sceneggiatura, che fonde documentazione e invenzione, che gioca con la storia ma non tradisce mai la verità emotiva dei suoi protagonisti. Alle interpretazioni, vivide, fresche, convincenti. Il pubblico viene completamente catapultato nel 1959, in una Parigi ricostruita con tale attenzione e grazia che lo spettatore vorrebbe restare lì, andare avanti, attraversare gli anni Sessanta, perdersi tra le citazioni e le velleità funamboliche del cinema godardiano. Nouvelle Vague è un tributo al cinema e a chi lo ha rifondato, è un omaggio a Jean-Luc Godard, che Linklater non esita a dipingere come suo maestro, come riferimento assoluto, come il più grande tra i grandi. Non bisogna far altro che ringraziare il regista statunitense, il suo cast, la sua troupe, e chiunque abbia contribuito a questo miracolo cinefilo. Non bisogna far altro che entrare in sala e lasciarsi trasportare da quest’ondata di cinefilia mirabolante.

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 5
Fotografia - 5
Recitazione - 4.5
Sonoro - 5
Emozione - 4.5

4.8