Non sei invitata al mio Bat Mitzvah – recensione del film Netflix di Sammi Cohen

Una commedia dai facili sentimenti e dall'umorismo eccessivamente infantile, che un sempre ottimo Adam Sandler prova a trascinare fino alla fine, tra gag riuscite ed altre meno, intrattenendo decisamente più della trama stessa del film e così delle sue due giovani protagoniste. Non sei invitata al mio Bat Mitzvah è disponibile su Netflix a partire da venerdì 25 agosto

Liberamente adattato dall’omonimo romanzo di Fiona Rosenbloom, Non sei invitata al mio Bat Mitzvah, è prodotto e distribuito globalmente da Netflix.

Diretto dalla Sammi Cohen di Crush e scritto da Alison Peck, il film si muove tra la commedia adolescenziale sulla sopravvivenza liceale, e quella sulla disfunzionalità familiare, nonostante toni e registri scelgano inevitabilmente di mantenere una costante leggerezza, così da garantire al film di Cohen un pubblico estremamente ampio, capace di raccogliere sia il consenso giovane che quello adulto.

Così come da tradizione, in termini di cinema adolescenziale sui complessi, traumi e piccole scaramucce liceali, Non sei invitata al mio Bat Mitzvah, racconta e mostra le problematiche dell’amicizia femminile nel suo peggiore momento, quello della rottura, della divisione e dell’allontanamento.

D’altronde, a tutti noi, è sempre stato insegnato ad amare, e a voler bene, rispettando in amicizia un’unica ma fondamentale e necessaria regola: mai farsi dividere da una terza persona, poiché l’amicizia viene prima di qualsiasi altra cosa, eccezion fatta per la famiglia.

Eppure, Stacy (Sunny Sandler) e Lydia (Samantha Lorraine), le due giovani protagoniste del film, non sembrano affatto riuscire a rispettarla, contendendosi continuamente lo stesso ragazzino, Andy Goldfarb (Dylan Hoffman), considerato – e il motivo non risulta poi così chiaro – il più bello della scuola, e causa della rottura di un’amicizia estremamente importante, viscerale e di vera e propria sorellanza.

Un tradimento inaspettato però muta logiche e comportamenti di lealtà fino a quel momento intelligentemente rispettati, finendo per farli a pezzi, in nome di un puerile ma naturale desiderio di vendetta e di rivalsa, che se in un primo momento ci consegna l’idea di un personaggio femminile negativo, messo a confronto con un altro decisamente più positivo, in un secondo diviene chiaro quanto in realtà nel film della Cohen di cariche negative non ne esistano affatto, e ogni scelta – per quanto odiosa – o sconquassamento emotivo, corrisponda a principi di necessità e sentimentalismo dalla facile risoluzione.

Non sei invitata al mio Bat Mitzvah; cinematographe.it

Tradizioni ebraiche e… Adam Sandler

Certamente ciò che più intrattiene e diverte di Non sei invitata al mio Bat Mitzvah è la presenza nel cast di più membri della reale famiglia Sandler, elemento che aggiunge al film un certo grado non soltanto di realismo, bensì di vero e proprio divertimento e coinvolgimento emotivo capace di condurre l’esordio di Sammi Cohen fino alla sequenza conclusiva senza annoiare mai realmente lo spettatore, nonostante del film molto o quasi risulti già visto, o in ogni caso ridonante e abusato.

Basti pensare alla questione della tradizione ebraica legata al rito del Bat Mitzvah, che trova in Adam Sandler un’ideale interprete – considerata la sua appartenenza e la sua storia – attorno al quale tutto si sviluppa e tutto accade, e dal quale il film prende parte del suo titolo.

Ciò che dovrebbe dunque produrre un genuino interesse nello spettatore più giovane e così in quello adulto, ossia l’ironia sul tradizionalismo ed una cultura ormai osservata come insopportabilmente tediosa e colma e stracolma di riti, insegnamenti, luoghi comuni, contraddizioni, canti e principi, viene ben presto – e fortunatamente – relegato allo sfondo, messo in ombra dalla solita prova di cuore e ormai di comfort di Adam Sandler,  interprete complesso e sfaccettato, eppure sempre più a suo agio nei ruoli da caratterista all’interno di drammi e commedie dalle ambizioni non sempre stellari.

A Sandler non sembra affatto importare la reale riuscita del film, ma nonostante questo, ricorrendo ad un registro che bilancia correttamente sottrazione e toni clamorosamente ed eccessivamente sopra le righe – Un padre burbero? Davvero? – ogni sua apparizione sullo schermo, perfino la meno decisiva e comica del film, risulta in qualche modo divertente e convincente, a partire dalla giornata di shopping in famiglia.

Non sei invitata al mio Bat Mitzvah trama cast - Cinematographe.it

Non sei invitata al mio Bat Mitzvah – valutazione e conclusione

Il secondo lungometraggio di Sammi Cohen, Non sei invitata al mio Bat Mitzvah, pur mettendocela tutta raccontando una storia di grandi sentimenti e amicizia femminile immortale e inevitabilmente inscalfibile, non riesce mai realmente a risultare genuina e sincera come dovrebbe, né tantomeno fresca.

Ne è causa principale una scrittura nient’affatto vitale, umoristica e totalmente priva di guizzi, sorprese e inventiva, firmata da Alison Peck, che costringe un cast di discreti ed ottimi interpreti a dover reggere sulle proprie spalle un film al quale più di ogni altro elemento, sembra mancare l’anima. Quella necessaria e insostituibile forza creativa che di tanto in tanto appare, per poi svanire nuovamente, abbandonando narrazione e interpreti al caos, e ad uno sciocco disequilibrio dai tempi comici fastidiosamente infantili.

Adam Sandler fa i salti mortali, e per questo risulta necessario rivolgergli un plauso. È abbastanza per salvarne le sorti? Certamente no.

Non sei invitata al mio Bat Mitzvah è disponibile su Netflix a partire da venerdì 25 agosto.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.2

Tags: Netflix