Never Ending Man – Hayao Miyazaki: recensione del documentario

Never Ending Man - Hayao Miyazaki è la storia di rinascita del regista dello Studio Ghibli, che a quasi 80 anni ha ancora molto da dare all'animazione.

Aveva salutato il suo pubblico nel 2013 con Si alza il vento, ma il genio di Hayao Miyazaki sembra non riuscire a placarsi e Never Ending Man, nuovo documentario portato in Italia da Nexo Digital, testimonia il ritorno all’opera del regista nipponico.

Un ritorno in cui molti confidavano, ma stavolta più che mai insperato, dal momento che dopo tanti annunci simili, a 72 anni, Hayao Miyazaki sembrò allora convinto come non mai ad appendere la matita al chiodo, almeno professionalmente. Never Ending Man, diretto da Kaku Arakawa, si apre proprio sulle parole del maestro, il quale afferma che l’epoca sua e dei suoi colleghi è ormai sul viale del tramonto, mentre la telecamera esplora lo Studio Ghibli praticamente deserto, in seguito allo scioglimento della squadra produttiva di Miyazaki.

never ending man hayao miyazaki recensione 2

Never Ending Man: l’incedere degli anni nella vita di Hayao Miyazaki

Similmente a Il regno dei sogni e della follia, altro documentario che invece seguiva da vicino la realizzazione di quello che sarebbe dovuto essere il testamento artistico del regista premio Oscar, Never Ending Man racconta il lavoro dell’autore di capolavori quali La città incantata affiancandone imprescindibilmente la sfera privata e il ritratto che traspare è quello di un vecchio, come lui stesso si definisce, che ragiona molto lucidamente sul passare del tempo e sul proprio fisiologico indebolimento. La telecamera di Arakawa entra in casa di Hayao Miyazaki nel gennaio 2015, poco più di un anno dopo la conferenza in cui confermò il sul ritiro, e come un terzo incomodo che scruta la stanza, testimonia la vita monotona del fondatore dello Studio Ghibli, il quale ormai disegna solo per passatempo. Quando ecco che, dalla razionalità che tenta di celare una certa insofferenza, si fa strada in Miyazaki il bisogno di tornare a raccontare, portando alla luce Boro il Bruco, progetto a lungo tenuto nel cassetto.

Una sfida, all’approssimarsi degli 80 anni di età, resa ancor più eccitante dalla voglia del regista di confrontarsi con la CGI dopo una vita dedicata all’animazione tradizionale. È così che, contattato il fedele produttore Toshio Suzuki, il maestro giapponese torna al lavoro aiutato dal regista CGI Yuhei Sakuragi e dalla sua squadra di animatori. Un team di giovani, grazie al quale Hayao Miyazaki immediatamente si rinvigorisce; sedutosi alla sua scrivania, sembra non aver mai lasciato la propria postazione.

never ending man hayao miyazaki recensione 3

Hayao Miyazaki torna giovane grazie al suo primo lavoro in CGI

Arakawa segue da vicino l’entusiasmo con cui Miyazaki torna a lavorare sui fogli, sfornando layout da rendere poi attraverso il computer. La vita da pensionato del regista torna a essere attraversata da elettricità e Arakawa mostra il febbrile stacanovismo del disegnatore soffermandosi spesso sul suo corpo in costante eccitazione e movimento, come se non riuscisse a contenere la ritrovata gioia di realizzare un progetto. Ma il regista di Never Ending Man è anche abile nel non dimenticare mai l’ombra della vecchiaia che aleggia sul protagonista, al settimo cielo per il nuovo cortometraggio ma anche pieno di insicurezze e, forse sotto sotto, spaventato dal procedere degli anni; la causa del suo ritiro sembra essere insita non tanto o comunque non solo nella stanchezza, quanto nella paura di non riuscire a creare nuovamente qualcosa che soddisfi lui e il suo pubblico.

Kaku Arakawa è sicuramente più interessato alla sostanza che alla forma, nel tentativo di registrare un ritratto intimo e senza troppi filtri del disegnatore e regista. Nella sua suddivisione in capitoli, i cui titoli sono pensieri espressi durante le riprese da Hayao Miyazaki, Never Ending Man è però sì un documentario, ma anche la messa in scena della storia di un uomo che ha lavorato tutta la vita e la cui vita appare inevitabilmente legata al proprio lavoro, la cui fiamma della creatività è destinata a non estinguersi fino al suo ultimo respiro; il tempo passa per tutti e nasconderlo non avrebbe senso, ma il regista de Il mio vicino Totoro è la prova che sono la passione e i sogni a dare una ragione alla propria esistenza.

È il maestro stesso a riassumere la sua filosofia di vita, affermando che è meglio morire creando qualcosa che facendo niente. Lo sviluppo di Boro il Bruco è quasi una concomitanza, mentre la chiave di lettura si trasla in quella che è la vera e propria rinascita di un artista; le difficolta e l’eterna insoddisfazione per il corto in CGI, il cui sviluppo non viene comunque mai completamente tralasciato, non sono vani e, dopo tanti dubbi, convincono Miyazaki a tornare all’animazione tradizionale con un nuovo film che decreta ufficialmente la chiusura di un cerchio e l’inaugurazione di un nuovo inizio che, probabilmente, erano scritti nel destino. Un racconto, quello di Never Ending Man, immancabile per ogni ammiratore dello Studio Ghibli e che riempirà di gioia chiunque non veda l’ora di scoprire quello che la fantasia di “un vecchio pensionato” ha ancora da regalare al mondo.

Never Ending Man – Hayao Miyazaki sarà proiettato al cinema solamente martedì 14 novembre, distribuito da Nexo Digital. QUI potete consultare l’elenco delle sale che hanno in programma il documentario.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.4