Mowgli – Il figlio della giungla: recensione del film Netflix

Il nuovo adattamento de Il Libro della Giungla di Kipling si rivela un film originale. Andy Serkis fa della brutalità il mezzo espressivo in grado di raccontare con la giusta suggestione e fedeltà le leggi non scritte del mondo animale.

Mowgli – Il figlio della giungla è un film del 2018 diretto da Andy Serkis, ultimo adattamento in ordine di tempo della celebre raccolta di racconti di Rudyard Kipling Il libro della giungla. Oltre a quella del regista, il film può contare sulle inconfondibili voci di diverse star di Hollywood, fra cui Cate Blanchett, Christian BaleBenedict CumberbatchNaomie Harris. Prodotto da Warner Bros in previsione di un’ampia diffusione in sala, Mowgli – Il figlio della giungla è stato successivamente acquistato da Netflix, che l’ha inserito nel proprio catalogo il 7 dicembre.

Il piccolo umano Mowgli (Rohan Chand) viene salvato e accudito da un branco di lupi nella giungla del Seeonee, in India. Durante il suo apprendimento delle regole della giungla, Mowgli stringe un rapporto profondo con l’orso Baloo (Andy Serkis) e con la pantera Bagheera (Christian Bale), mentre invece viene duramente osteggiato dalla tigre Shere Khan (Benedict Cumberbatch) e dalla iena sua aiutante Tabaqui (Tom Hollander). Mentre si sottopone alle prove per essere definitivamente accettato nel branco dei lupi, Mowgli dovrà affrontare l’ostilità di Shere Khan e confrontarsi con le sue origini umane.

Mowgli – Il figlio della giungla: la favola dark di Andy SerkisMowgli - Il figlio della giungla Cinematographe.it

A soli 2 anni dall’ultima trasposizione hollywoodiana, Il libro della giungla viene per l’ennesima volta riportato sul grande schermo e affidato alla sapiente mano di Andy Serkis, vero e proprio maestro della motion capture. Gran parte dei legittimi dubbi su quest’operazione vengono però spazzati via già dai primissimi minuti di film, che ci trasportano in una dimensione decisamente più tetra e cruda rispetto a quanto la storia di Mowgli ci aveva abituato. Mowgli – Il figlio della giungla si allontana infatti per toni e contenuti da ciò che abbiamo visto in precedenza su questa sempreverde storia, mettendo al centro di tutto la natura, e nello specifico la giungla, insieme alle leggi che la governano, talvolta apparentemente ingiuste e crudeli, ma in realtà fondamentali per mantenere in equilibrio ambiente ed esseri viventi.

Il racconto resta rivolto prevalentemente a un pubblico di giovanissimi, ma possiamo dimenticare balletti, allegre canzoncine e altre strizzate d’occhio nei confronti dei bambini. A partire dall’ingresso in scena del serpente/narratore Kaa, con l’ammaliante voce di Cate Blanchett, ci viene infatti mostrato il lato più crudo e cinico del regno animale, fatto di lotta per la sopravvivenza, scontri all’ultimo sangue, ferite e morte. Fondamentale in questa scelta l’ottimo lavoro fatto sui personaggi, che riescono a essere realistici ma al tempo stesso ben caratterizzati, sia nelle loro principali doti caratteriali sia nei loro risvolti più controversi. La storia di Mowgli diventa così non solo un cammino interiore di integrazione e ricerca della propria identità, ma anche e soprattutto la difficile lotta del cucciolo d’uomo per la propria affermazione, che passa anche attraverso dure prove fisiche e cruenti scontri fisici.

Mowgli – Il figlio della giungla gode di uno stellare cast vocale

Mowgli - Il figlio della giungla Cinematographe.it

Mentre il canovaccio di Mowgli – Il figlio della giungla non si discosta particolarmente dagli altri adattamenti del romanzo di Kipling, miscelando diligentemente il rapporto fra il Mowgli del sorprendente Rohan Chand e i suoi mentori Baloo e Bagheera, lo scontro sempre più acceso del cucciolo d’uomo con la famelica tigre Shere Khan e la necessità da parte del ragazzo di scegliere fra la sua natura umana e il suo branco adottivo, a cambiare radicalmente è la messa in scena, che non lesina in quanto a violenza e mette in evidenza la suggestiva e spietata legge di natura secondo la quale solo il più forte sopravvive e prende il comando del gruppo. Una scelta che dona profondità e realismo al racconto, rendendo più potenti sia le avventure del cucciolo d’uomo sia i temi dell’integrazione e della discriminazione, da sempre sottesi a questo racconto.

Oltre al già citato Rohan Chand, sorprendentemente naturale ed espressivo nell’interpretazione di un bambino inselvatichito, merita certamente una menzione lo stellare cast vocale, fra cui si distingue Benedict Cumberbatch nella caratterizzazione della malvagia tigre Shere Khan. Mentre il lavoro sul volto degli animali stupisce per precisione e profondità, altrettanto non possiamo dire per le sequenze più concitate, che mostrano la corda dal punto di vista del realismo, e per quelle in cui Mowgli e gli animali interagiscono con l’ambiente circostante, non sempre ben amalgamate fra le varie componenti. Difetti che comunque non inficiano il giudizio positivo su un progetto che avrebbe potuto facilmente scivolare nella mediocrità totale, che invece dimostra di avere più di una ragione di esistere e soprattutto un’impronta personale nei confronti di un racconto tanto conosciuto e rodato.

Mowgli – Il figlio della giungla: una rilettura originale di un grande classico

Mowgli - Il figlio della giungla Cinematographe.it

Mowgli – Il figlio della giungla si rivela quindi una rilettura originale di un classico con cui tutti noi siamo cresciuti. Un film che fa della brutalità il mezzo espressivo per rappresentare nel modo più suggestivo e fedele le leggi non scritte che governano il mondo animale, e dello sforzo nella motion capture il perno su cui costruire un racconto di formazione che sa coinvolgere, stupire e fare riflettere. Una scommessa vinta soprattutto da Andy Serkis, che dopo i suoi pregevoli lavori nei panni di Gollum, Snoke e della scimmia Cesare eleva nuovamente la CGI a vera e propria forma d’arte, dimostrandosi inoltre un regista con carattere e inventiva.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.6

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