TFF37 – Mientras dure la guerra: recensione del film

Mientras dure la guerra è il nuovo film di Alejandro Amenábar, sulla Spagna del 1936 e della salita al potere di Francisco Franco.

Era il 1936 in Spagna. Era uno degli anni che segnarono la Seconda Guerra Mondiale. Era l’anno della caduta spagnola della Repubblica e del trionfo dello stato militare di Francisco Franco. Era la guerra civile che cominciava a imperversare per le strade iberiche e che proseguirà e perseguirà cittadini, intellighenzia europea, politici e idealisti. Una macchia nera di un Paese che viene scritta per il cinema con Mientras dure la guerra da Alejandro Hernández e del regista Alejandro Amenàbar e presentata alla 37esima edizione del Torino Film Festival.

È nell’anno della salita al potere dell’auctoritas franchista che cineasta e sceneggiatore fanno coincidere lo scontro tra fiaccole di spiritualismo sociale e culturale e rassegnazione per partiti incapaci di gestire e prevenire i peggiori mali, quelli a cui andrà incontro la Spagna dittatoriale, che pur con la fine dello scontro bellico, continuerà ad essere assoggettata alle volontà e alla condotta individualista e marziale del despota Franco.

Mientras dure la guerra – Gli ideali senza passione, né scontro nel film di Alejandro AmenàbarMientras de la guerra, cinematographe

Ma è andando al principio che la storia di Mientras dure la guerra tenta di mostrare e analizzare le azioni e gli incastri che portarono alla salita al potere del leader fascista. I mesi antecedenti in cui sparivano le persone e per le strade era possibile sentire i colpi dei fucili utilizzati. Giorni persi per lo scrittore e professore Miguel Unamuno (Karra Elejalde), che nella vecchiaia crede di aver trovato l’equilibrio e la lungimiranza, ma che ricadrà nel fermento politico vedendo fino a dove la sua nazione sia stata portata a spingersi, finendo di far valere la propria opinione, pur alzando la voce e mettendo così a rischio la propria carriera e la propria vita.

È sui contrasti tra giovinezza e anni passati, spirito di rivalsa e rassegnazione per condizioni che non potranno mai essere cambiate da parole o orazioni quello che Mientras dure la guerra fa sfruttando la figura di Miguel Unamuno e ponendolo al fianco di ben più freschi colleghi e positivisti. Lo sconforto che viene fatto spacciare per coscienziosità, per una visione che si rivelerà pur sbagliata, ma a cui Unamuno si aggrapperà fin quando non saranno palesi gli avvenimenti di uno stato di polizia pronto ad accogliere il proprio tiranno. Ma nessuno, nella pellicola di Alejandro Amenàbar, riesce far coincidere il pubblico con le proprie idee. Alcuna figura sostiene con spiccato lessico o coinvolgimento oratorio il proprio punto di vista, favorevole o contrario, patteggiante o distaccato.

Mientras dure la guerra – Dove comincia la guerra e manca il drammaMientras de la guerra, cinematographe

È la piattezza che abita i discorsi dei protagonisti dell’opera, lo zelo che è solo simulato e mai sentito dai suoi protagonisti, a creare una pellicola che manca di altrettanta tensione politica e di quella paura viscerale per le sorti di un popolo, dove le parole servono solo a riempire i vuoti piuttosto che a convincere, spostare, smuovere il punto di vista altrui. In uno dei massimi momenti di tragicità della storia della Spagna, è proprio il dramma a non far sentir la sua presenza, a rimanere marginale senza voler aggiungere quel pathos che non sarebbe stato sconveniente se inserito come insofferenza e timore verso i giorni a venire, ma che non fa alcun capolino con la propria presenza, lasciando il film in balia della staticità cinematografica, in contrasto con i fatti che va raccontando.

In questi ambienti altisonanti, nelle riprese esterne di un bianco luminoso dovuto alla lucentezza dei luoghi, dei monumenti e dei palazzi, ma soprattutto alla fotografia di Alex Catalán, i personaggi di Mientras dure la guerra girovagano, ma non sanno dove andare. Rantolano e sbraitano, ma non trascinano all’interno lo spettatore, né lo appassionano. Un’opera su un tema di tale rilevanza, che sembra non poter avere altro se non una discreta estetica, senza eccellere, comunque, nemmeno su ciò che di puramente visivo avrebbe potuto impressionare e facendo cadere piuttosto lo spettatore in quell’apatia politica che sarebbe dovuta, invece, venir scossa.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 1.5

2.4