Megamind: recensione del film d’animazione del 2010

Recensione di Megamind, il film d'animazione del 2010 diretto da Tom McGrath, con Will Ferrell, Brad Pitt, David Cross, Tina Frey, Jonah Hill e Ben Stiller.

Megamind è un lungometraggio di animazione del 2010 della Dreamworks Animation diretto da Tom McGrath, doppiatore, animatore e regista di molti titoli importanti e campioni d’incassi (Space Jam, trilogia di Madagascar, Baby Boss).

Nel cast dei doppiatori troviamo nomi illustri come Will Ferrell (nel ruolo del “malvagissimo” protagonista), Jonah Hill, Brad Pitt, David Cross, Tina Frey e Ben Stiller. Quest’ultimo produttore esecutivo insieme al Premio Oscar Guillermo del Toro e Justin Theorux.

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Entrambi evacuati dai rispettivi pianeti di origine prossimi alla completa distruzione quando ancora erano in fasce ed atterrati sulla Terra, Metro Man e Megamind sono l’uno lo specchio dell’altro. Il primo precipita in una casa ricca e accogliente, cresce bello, atletico, pieno di tutte le virtù e in breve tempo diventa l’idolo delle folle: dai compagni di scuola fino alla popolazione della città di Metro City. Il secondo viene adottato da dei carcerati e viene cresciuto in un penitenziario. Di attitudine curiosa e dotato di un’intelligenza geniale, ma molto più imbranato, viene presto spinto ai margini della società, surclassato dal suo contraltare, beniamino incontrastato. L’unica scelta che gli rimane è quella di assecondare il suo destino, quindi decide di dedicarsi al male, la cosa che gli riesce meglio e poter così essere finalmente qualcuno d’importante.

Nascono così il supereroe e il supercattivo di Metro City. Uno mette in pericolo la città, l’altro salva le persone; una danza perfetta, ricorrente, costante, in equilibrio perfetto che tiene a galla la vita di entrambi… finché succede l’irreparabile. Megamind riesce, quasi per caso, nell’impresa che per antonomasia è negata ai supercattivi: sconfigge ed uccide Metro Man, il buono, l’eroe. Sembra il trionfo definitivo di Megamind, il quale è finalmente libero di dominare la città e fare il bello e il cattivo tempo a suo piacimento. Ma il sogno si trasformerà presto in incubo quando il supercattivo si accorge di quanto la sua vita abbia perso di significato da quando il suo dirimpettaio è venuto a mancare. Decide dunque di fare l’unica cosa logica: trovare qualcuno che possa rimpiazzarlo.

Megamind: lo ying e lo yang

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La genialità di Megamind non sta solo nella qualità d’inserirsi perfettamente nell’universo simbolico della Dreamworks, che ha sempre sfornato lavori capaci di giocare sul ribaltamento degli stereotipi, delle maschere e dei ruoli dei personaggi: buoni che si rivelano meschini e cattivi che, nonostante il loro lato rozzo e cinico, si ritrovano a essere gli eroi della storia (pensate a Shrek, esempio per eccellenza). Ma anche, anzi, soprattutto, nel portare in chiave moderna la questione dell’equilibrio tra il bene e il male, della loro reciproca necessità e di quanto non ci sia una vera e netta separazione tra l’uno e l’altro.

Megamind pesca a piene mani dalla mitologia supereroistica/fumettistica, ma da un punto di vista nuovo, sdoganato a suo tempo da Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan, ovvero che non ci sia veramente una separazione tra bene e male, tra buono e cattivo, tra Megamind e Metro Man, ma di come invece queste due parti siano presenti in tutti noi, che siano due parti di un tutto, capaci di alternarsi e di contaminarsi, dando vita alla nostra natura, ben più complessa di una semplice schematizzazione ying e yang. Così la pellicola raggiunge delle vette filosofiche importanti, arricchite da una scalata pensata, ragionata, impervia, ma determinata, chiara, profonda e, infine, risolutiva.

Megamind è un film d’animazione divertente, veloce, leggero, frenetico (il giusto), ma è soprattutto intelligente, condito da dialoghi capaci di parlare di sentimenti veri e universali; pensato per trattare non solo di questioni morali, ma anche per far ragionare su se stessi, per accettarci ed essere più comprensivi e più aperti.

Infine è da sottolineare un aspetto assolutamente fuori dall’ordinario per quanto riguarda i lunghi e i corti di animazione: il film punta sulla potenza espressiva della scrittura e della recitazione dell’opera, concentrandosi su una mimica e una gestualità dei personaggi raffinata, sottile, delicata, attenta, a sprazzi sublime. Un film fuori dall’ordinario, che dimostra quanta ricchezza c’è nella natura umana, se solo si ha voglia di ragionarci su.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

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