Biografilm 2020 – Master Cheng: recensione del film di Mika Kaurismäki

Al Biografilm Master Cheng, una delicata commedia sino-lappone di Mika Kaurismäki, regista finlandese che non è solo 'fratello di'.

Il Cheng del titolo è uno chef cinese da poco vedovo giunto in Lapponia con il figlioletto per cercare un uomo che nessuno conosce a cui lo lega un debito importante. Forse pronuncia male il suo nome, forse non è più lì: nessuno, in ogni caso, sa dirgli dove si trovi. Ospite di un rifugio gestito stancamente da Sirkka, una giovane donna che si è spenta dopo aver attraversato un grande dolore, si mette a cucinare per gli avventori del posto le sue prelibatezze esotiche, variopinte e sorprendentemente curative. La speranza è la vera salute, dice a un certo punto a un omone finlandese malato di cancro che gli ha appena confessato di aver tratto giovamento dai suoi piatti. Ed è proprio la speranza che questo piccolo film delizioso come le leccornie di Cheng insegue e festeggia.

Master Cheng: incontro di due solitudini (e di due culture) intorno al cibo

Master Cheng Cinematographe.it

Le prelibatezze di Master Cheng conquistano (e curano) una piccola comunità lappone

Incontro lento di due solitudini ferite l’una dalla perdita l’altra da una mancanza – Cheng e Sirkka piano piano si avvicinano – e incontro insolito di due culture apparentemente agli antipodi, quella cinese e quella finlandese, Master Cheng non piega il tempo naturale a strappi brutali, ma si culla nella bellezza di una Lapponia calma e luminosissima, cornice di un idillio romantico che racconta soprattutto di una rinascita, di un abbandono fiducioso alla vita. “Credetemi: la vita ha ragione, in tutti i casi”, scriveva Rainer Maria Rilke in Lettere a un giovane poeta. Per comprendere le sue parole e per farsi ‘accadere’ la vita, occorre, però, lasciarsi andare, mollare la presa sui tormenti, disimparare a soffrire, disaffezionarsi ai dolori con cui siamo identificati. Ed è proprio ciò che capita ai due protagonisti di questa feel good comedy, di questo romance lieve che baratta la malinconia con una felicità pudica, vissuta nella sobrietà dei sentimenti più profondi.

Master Cheng, una fiaba contemporanea per (ri)scoprire Mika Kaurismäki

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La danza di Sirkka e Cheng: passo a due verso l’amore e la riconquista della vita

In conferenza stampa Leena Pasanen, la neo-direttrice del Biografilm, aveva promesso che questa edizione del festival sarebbe stata particolarmente attenta alla rappresentazione del Vecchio Continente e aveva mostrato soddisfazione per essere riuscita ad includere nella selezione il film del suo compatriota Mika Kaurismäki. Aveva ragione, perché si tratta di un autore da scoprire per alcuni e da riscoprire per altri, ma soprattutto da sottrarre all’ombra del suo rapporto di parentela con il più celebre Aki Kaurismäki, fratello più giovane di un paio d’anni e certamente più famoso. Quello di Mika è un cinema umanistico nel senso più pieno della parola, un cinema di luce come entità fisica e come entità metaforica, un cinema che altresì (ri)porta ‘alla luce’ le possibilità latenti di questa nostra Europa divenuta terra di confusione e di scontro, quando la sua vocazione naturale è da sempre l’accoglienza e l’integrazione dello straniero, l’armonia tra componenti sociali, etniche e culturali tra loro diverse, sebbene talvolta dialetticamente inquiete.

Master Cheng: un canto d’amore all’Europa e al suo spirito più autentico

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Master Cheng arriva in Lapponia con il figlioletto, l’adorabile Niu Niu. Qui padre e figlio incontrano Sirkka, gestrice di un bar-rifugio

Così, lo chef interpretato dall’eccezionale Chu Pak-hong (un attore che nasce in teatro ma che al cinema funziona benissimo, prodigio di naturalezza interpretativa), un signore perbene troppo timido per qualsiasi cosa ed incapace di ballare, e la bartender Sirkka (Anna-Maija Tuokko, anche lei splendida), che ballare sì lo sa fare ma non riesce a non ingurgitare le pietanze per invece assaporarle, nel loro passo a due verso la reciproca conoscenza e la riconquista della vita, insieme alla danza, intonano alto anche un canto d’amore alla Lapponia e all’Europa tutta, il primo piccolo, il secondo grande paradiso terrestre, in cui resiste assai ostinata l’arte del saper vivere. Nell’epoca in cui negli Stati Uniti è presidente Donald Trump, rifiutarsi di cedere ai dettati ‘protezionistici’, al culto della produttività e della prestazione a tutti i costi, è a suo modo un atto sovversivo. Master Cheng è, dunque, dietro l’apparente disimpegno, un film di resistenza.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 0

2.8