Venezia 74 – M: recensione del film di Sara Forestier

M è un esordio piatto e difficilmente sostenibile che cerca nelle atmosfere grigie di sobborghi malandati il fiore di un sentimento che riesca a colorare la vita dei suoi personaggi.

Ci sono film che vogliono essere poetici, che si impongono una retorica fanciullesca e ingenuamente drammatica da cui far zampillare pathos da quattro soldi in ogni dove, tutto pur di venir giudicati sensibilmente appassionanti. Medesimo destino sembra aver voluto intraprendere M, film francese della giovane Sara Forestier presentato alla 74ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia nella Sezione Orizzonti. Inconcludente storia d’amore nata da non si capisce bene quale fattore scatenante, l’opera indipendente parla direttamente al cuore di romanticoni dalla bocca buona, noiosa rappresentazione di un legame diviso da rango sociale e cultura di appartenenza che non perde occasione per risultare insensato e scadente.

Lila (Sara Fostier) è balbuziente, Mo (Redouanne Harjane) non sa leggere. Interferenze di comunicazione tra i due giovani innamorati, ma se Lila riesce ad affrontare apertamente il suo problema – non avendo neanche la possibilità di nasconderlo – Mo si rifugia in sé stesso vergognandosi della sua misera condizione, rischiando di mettere a rischio una relazione forte nata tra anime fragili.

M: il film di Sara Forestier trasuda una sdolcinatezza noiosa, senza fine né senso

Sdolcinatezza ingiustificata e ingiustificabile quella dell’ultimo film dell’attrice diventata per l’occasione regista Sara Forestier, M è un esordio piatto e difficilmente sostenibile che cerca nelle atmosfere grigie di sobborghi malandati il fiore di un sentimento che riesca a colorare la vita dei suoi personaggi, rivelandosi soltanto il lavoro inesperto di una sognatrice. L’idea interessante delle difficoltà della comunicazione vengono sciupate da una sceneggiatura scritta malamente senza rigor di alcuna logica, con interazioni tra i personaggi precipitose e immotivate e prendendo da metà film in poi una direzione del tutto contraria ai presupposti iniziali.

La balbuzie di Lila infatti, determinante nello sviluppo della relazione con Mo, passa del tutto in secondo piano nel momento in cui si va a scoprire che il giovane uomo non ha mai imparato neanche a scrivere il proprio nome, facendo quindi deviare la narrazione quasi a spezzare l’opera attraverso due poesie collocate senza ragione nel bel mezzo della storia, inserite soltanto per aggiungere ancora un po’ di zucchero al legame pieno di emozioni – per i due personaggi, non certo per il pubblico – tra i ragazzi. Non facile quindi seguire la trama di M, non perché piena di filosofiche allusioni o misticamente intrinseca di profondi significati, ma semplicemente per la mancanza assoluta di senso sia a livello di affettività che di consequenzialità degli eventi.

M – Troppe (inutili) parole e nessun moderato pathos

Seppur trattandosi di una sceneggiatura scarsa, la protagonista del film nonché regista Sara Forestier sembra credere veramente nelle parole e nelle frasi del suo personaggio, riuscendo così a dare un’interpretazione che, anche se convincente, rimane comunque impossibilitata nel coprire le sciocchezze intrinseche in tutto il film. Colpa da cui invece non è assolto il suo compagno di schermo Redouanne Harjane, sempre imbronciato con quelle sue uniche due espressioni che alterna per l’intero film, senza mai nemmeno accennare di volerne mostrare altre. Grave in un’opera come M in cui mancando le parole, che siano quelle pronunciate o scritte, bisogna saper parlare attraverso lo sguardo, mentre quello di Harjne risulta soltanto e perennemente sofferente e addolorato.

Titolo piatto quello di M all’interno della corsa per il premio nella Sezione Orizzonti del Festival di Venezia, individui inutili inseriti in un blanda storia che decide volutamente di non prescriversi nessuno scopo, nessun esplicativo fine, perdendosi in carinerie bambinesche e insopportabili rivolte soltanto per conquistare lo spettatore più svenevole.

 

Regia - 1
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 2
Recitazione - 1.5
Sonoro - 1
Emozione - 1

1.3