Cannes 2018 – Un lungo viaggio nella notte: recensione del film di Bi Gan

Un lungo viaggio nella notte  si pone come metafora dell'idealizzazione amorosa, ricordando le atmosfere del bellissimo In the Mood for Love di  Wong Kar-wai. Ma il film di Bi Gan perde costantemente il filo della narrazione per incantarsi sul virtuosismo tecnico, su cui concentra la gran parte delle sue energie.

Il cinema è senza dubbio anche estetica, ma come valutarlo quando l’impatto visivo e il virtuosismo registico sembrano essere l’obiettivo predominante, a dispetto della scrittura e della fruibilità narrativa di un’opera? Un interrogativo sollevato da Un lungo viaggio nella notte (titolo italiano di Long Day’s Journey into Night), il film per la regia del cinese Bi Gan che mette in scena – con sontuosa maestria tecnica – la storia di un amore perduto attraverso gli anni e i cambiamenti, che ora il protagonista fa fatica a ricordare ma non per questo vuole rinunciare a cercare.

La trama vede Luo Hongwu tornare nella città in cui è nato, dopo dodici anni di assenza. Nel suo passato c’è un crimine impunito e il misterioso legame con una bellissima donna della quale non sa nulla, neppure il nome. Ma i ricordi improvvisamente riaffiorano costringendo l’uomo a far fronte a sconvolgenti rivelazioni.

Un lungo viaggio nella notte: un lungo viaggio onirico fra bellezza e mistero

Un lungo viaggio nella notte Cinematographe.it

Long Day’s Journey into Night si pone come metafora dell’idealizzazione amorosa, ricordando le atmosfere del bellissimo In the Mood for Love di  Wong Kar-wai. Ma il film di Bi Gan perde costantemente il filo della narrazione per incantarsi sul virtuosismo tecnico, concentrando la gran parte delle sue energie sulla ricerca dell’immagine magnetica, dell’estetica perfetta. E se per buona parte della pellicola ci riesce, catapultando lo spettatore del viaggio onirico del protagonista, la pretesa di inserire comunque molti dettagli di trama, finiscono per far perdere nei meandri delle elucubrazioni mentali del regista, con la difficoltà di distinguere il piano del reale da quello del sognato e rendendo faticosa seguire lo svolgimento della pellicola.

Non basta purtroppo l’espediente originale e potenzialmente geniale di offrire allo spettatore un paio di occhialini 3D da indossare quando li indossa il protagonisti, cercando un’interazione maggiore col pubblico. L’ultima parte del film non mostra nessuna svolta tale da rendere sensato l’espediente, riducendosi ad un piano sequenza estenuante, della durata di circa 55 minuti, per immergersi ancora più nei meandri di un viaggio notturno nel quale si rischia di perdersi molto prima, non riuscendo a riportare le spettacolari immagini né su un piano semantico né emotivamente suggestivo.

Un lungo viaggio nella notte: quando l’estetica sovrasta il contenuto

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Il risultato è un’opera di una bellezza visiva accecante, ma pressocché inaccessibile per contenuti, in grado di incantare qualunque addetto ai lavori disposto a rinunciare a dare un senso compiuto finale a ciò che si è visto. Un magnetico e lungo viaggio attraverso la notte, costellato di incontri improbabili e statiche sospensioni in cui perdersi, cercando di non addormentarsi.

Un lungo viaggio nella notte (titolo originale Di qiu zui hou de ye wan) – dopo il passaggio nella sezione Un Certain Regard di Cannes 2018,  è in uscita il 30 luglio 2020 nelle sale cinematografiche italiane, distribuito da Movies Inspired. Nel cast Tang Wei e Sylvia Chang.

Regia - 4
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 4.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 1.5

3