Lift: recensione del film Netflix con Kevin Hart

La recensione dell’heist movie in alta quota diretto da F. Gary Gray e interpretato tra gli altri da Kevin Hart e Sam Worthington. Dal 12 gennaio 2024 su Netflix.

Lo sciopero degli attori d’oltreoceano, terminato il 9 novembre 2023 dopo 118 giorni con la firma di un accordo tra le parti, non si può dire che non abbia avuto i suoi effetti. Ne sanno qualcosa i produttori e i distributori che hanno dovuto rivedere in toto le proprie strategie quando sono stati giocoforza costretti a modificare i piani iniziali, posticipando le riprese o le uscite di film e serie a data da destinarsi. Nell’elenco di pellicole slittate al nuovo anno c’era anche l’ultima fatica dietro la macchina da presa di F. Gary Gray dal titolo Lift, il cui rilascio su Netflix una volta cessata la protesta è stato poi fissato al 12 gennaio 2023. Del resto con un cast di all stars come quello a disposizione del regista newyorchese, nel quale figurano tra gli altri Kevin Hart, Vincent D’Onofrio, Gugu Mbatha-Raw, Jean Reno, Sam Worthington e Úrsula Corberó, rinunciare alla promozione con loro sarebbe stata un’occasione persa e una grandissima penalizzazione per un prodotto audiovisivo che basa molto del suo appeal proprio sui nomi altisonanti presenti in cartellone.

Quello orchestrato in Lift è sulla carta uno dei colpi più audaci mai visti al cinema

Lift; cinematographe.it

Con un parterre de rois simile, al quale si vanno ad aggiungere anche interpreti italiani come Stefano Skalkotos e Martina Avogadri, Gray porta sullo schermo un’opera corale che ha in Hart il capofila. L’attore si cala nei panni dell’esperto e astuto ladro Cyrus Whitaker. Con la sua leale squadra, è specializzato nel rubare opere d’arte a persone che non meritano di possederle. Quando un errore durante un’asta a Venezia potrebbe porre fine alla sua carriera, l’uomo accetta di aiutare Abby Gladwell, un’agente dell’Interpol, a intercettare dieci tonnellate d’oro destinate a un pagamento terroristico per avere in cambio l’immunità per lui e tutta la banda. L’operazione ovviamente è di quelle impossibili e proibitive, alle quali la Settima Arte ci ha abituati. Il gruppo di ladri di turno è chiamato a compiere un’impresa spettacolare, ossia sottrarre cinquecento milioni di dollari in lingotti da un Boeing a dodicimila metri da terra. Come e se la missione andrà in porto ovviamente lo lasciamo alla visione di Lift, ma resta il fatto che quello orchestrato da Whitaker è almeno sulla carta uno dei colpi più audaci mai visti al cinema, laddove nel corso dei decenni ne abbiamo viste davvero di tutti i colori.

Lift è un heist movie ad alta quota che mantiene la rotta grazie alle scene d’azione

Lift cinematographe.it

Si tratta dunque di un classico heist movie, un filone che il cineasta statunitense ha già avuto modo di frequentare in passato quando vent’anni fa firmò la regia di The Italian Job, il remake di Un colpo all’italiana di Peter Collinson. Con Lift però dalla terra ferma ci spostiamo per gran parte della timeline nello spazio aereo internazionale per un action ad altissima quota. Ed è proprio quanto accade nei cieli e a bordo del velivolo durante la successione di scene nelle quali si consuma l’audace furto dei lingotti il punto di forza della pellicola scritta da Daniel Kunka. Sullo sceneggiatore in particolare pesa la colpa di non essersi spinto in fase di scrittura al di là di ciò che il genere in questione propina da sempre al fruitore, riproponendo per filo e per segno, senza nessun tocco personale o variante, la ricetta base. L’esito quindi risulta ampiamente formattato, tanto nelle intenzioni quanto nelle svolte, con quest’ultime che richiedono una vera e propria sospensione della credibilità data l’assurdità del piano attuato per mettere le mani sul bottino. Ma queste sono le regole d’ingaggio alle quali non ci si può sottrarre quando ci si confronta con opere simili, nelle quali è risaputa la messa in discussione del realismo. Per il bene dell’intrattenimento e dello spettacolo Gray rispetta la suddetta ricetta e mette in quadro con le sue qualità tecniche e il contributo della crew (segnaliamo la fotografia di Bernhard Jasper e il montaggio di William Yeh) quanto gli viene fornito dalla sceneggiatura.

La confezione e la bellezza di certe location sono i punti di forza di un film narrativamente poco brillante

Lift cinematographe.it

Ciò che resta di un film come Lift è dunque la confezione, ma anche la bellezza delle location, alcune delle quali prese in prestito dal Bel Paese (vedi la pirotecnica scena d’apertura in quel di Venezia con l’inseguimento nei canali che termina con l’innalzamento delle barriere del Mose), non di certo la componente narrativa e drammaturgica che sembra un copia e incolla di dinamiche, intrecci e personaggi già visti e sentiti. Questo non depone di certo a favore di un’operazione alla quale non bastano nomi altisonanti nel cast e qualche scena d’azione di buona fattura per saziare la fame di cinema di genere degli abbonati di Netflix e non solo.

Lift: valutazione e conclusione   

Lift Netflix - Cinematographe.it

F. Gary Gray in cabina di regia e i nomi altisonanti presenti nel folto cast, a cominciare da Kevin Hart e Sam Worthington, non sono sufficienti a tenere a galla un heist movie convenzionale e poco originale. Insomma dinamiche e svolte già viste che richiedono una forte sospensione della credibilità. Qualche scena d’azione degna di nota, la confezione e le bellissime location sono le uniche note positive di un prodotto di genere a uso consumo di chi si accontenta di intrattenimento ed emozioni a buon mercato. Il risultato è una botta di adrenalina che una volta esaurita la dose lascia un vuoto a rendere narrativo e drammaturgico.     

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 4
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.9

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