Bif&st 2023 – Le mie ragazze di carta: recensione del film di Luca Lucini

Luca Lucini apre le pagine segrete della sua adolescenza e ne fa un film ironico e intelligente. Lo amerete!

Un coming of age che vive di slanci fantozziani, di romanticismi da Il tempo delle mele e di ricordi. Con Le mie ragazze di carta Luca Lucini porta al Bif&st 2023, e al cinema dal 13 luglio 2023, una poesia intima e allo stesso tempo universale, incidendo su pellicola la divertente ansia dei passaggi: dalla pubertà all’adolescenza, dalla campagna alla città e dalla carta alla carne.

L’incipit di questa commedia, basata su una sceneggiatura scritta dallo stesso Lucini insieme a Mauro Spinelli, Ilaria Storti e Marta Storti, prende vita da un vecchio cortometraggio dal titolo Il sorriso di Diana, trascinandoci in un mondo che ormai non esiste più, eppure c’è stato: nella vita dei nostri genitori, dei nostri nonni, a scavar bene anche un po’ nei nostri ricordi.
Il bello de Le mie ragazze di carta è che si dipana in una moltitudine di storie: tanti percorsi che sembrano poterci portare lontano ma alla fine ci lasciano lì, a bagnomaria nel passato, o in un tempo fatto di dilemmi che non sono poi così tanto lontani.

Le mie ragazze di carta: la bellezza straziante e ironica dei mutamenti

le mie ragazze di carta recensione cinematographe.it

Lucini ci culla nell’intermezzo dei mutamenti, drastici ma essenziali a spingerci verso l’alto, verso un futuro in cui le ragazze non sono di carta, ma di carne e ossa. E forse fanno male, ma anche battere forte il cuore, davvero!
Sfruttando la bellezza genuina dell’ambientazione trevigiana l’autore ci immette in un contesto apparentemente pudico e innocente che adagio inizia a scoprire l’ebrezza del cinema a luci rosse, della TV a colori e di pensieri che vanno oltre la presunta normalità. Un’evoluzione che va di pari passo alla nascita di tutte quelle piccole forme di progresso destinate a mutare la società.

Tanti i personaggi che si avvicendano sul grande schermo, portati in vita da un cast impeccabile che vede in Andrea PennacchiMaya Sansa e Alvise Marascalchi i componenti della famiglia Bottacin, protagonista assoluta del lungometraggio. A spiccare, tuttavia, è il piccolo Tiberio (Marascalchi), poiché in lui si condensano le paure e gli interrogativi adolescenziali e parte di ciò che emerge anche visivamente nel film è la risultante delle sue fantasticherie.

L’intimità fatta ironia

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La macchina da presa diviene, in mano a Luca Lucini, una penna a sfera che scivola veloce su un foglio di diario segreto, di quelli rimasti chiusi dentro al cassetto e poi sfogliati dopo anni, quando di quei presunti segreti non ci si vergogna più e anzi si ha voglia di condividerli, con un sorrisetto sarcastico stampato sul volto.
La fotografia di Luan Amelio Ujkaj stampa su pellicola colori pastello in inquadrature da cartoline retrò, il montaggio furbo e discreto (opera di Carlotta Cristiani e Matteo Mossi) incolla diapositive delle diverse vite dei personaggi, tutte con qualcosa da dire o da nascondere e tutte pronte a fare una piccola rivoluzione di costumi. Così, se nel Claudio di Cristiano Caccamo si fa cenno alla questione transgender, nel personaggio di Bastiano (interpretato da Giuseppe Zeno) si scorgono il dolore di una genitorialità forzatamente non condivisa e lo spirito imprenditoriale di chi è disposto a cambiare pur di non perire. Per non parlare poi dell’intraprendenza di Don Marcello: un Neri Marcorè piuttosto sopra le righe, che dispensa consigli in abito talare. La già citata Maya Sansa dona alla sua Anna tutta la pesantezza ironica di una mamma e moglie pretenziosa, lamentosa quando serve e ingegnosa quanto basta, mentre Andrea Pennacchi cela nel personaggio di Primo una sconfinata tenerezza e generosità.

Le mie ragazze di carta: valutazione e conclusione

Una nota di merito va alle musiche di Nicola Piovani, sulle quali le ragazze e i sogni di carta del protagonista prendono il volo, acquisendo un sentore di leggerezza, ironia e cordialità in grado di coadiuvare il nostro ingresso in quella tempestosa e meravigliosa fase della vita in cui tutto è nuovo, troppo grande, troppo stretto, troppo lontano. Infine, anche troppo bello.

Il film di Lucini ha dalla sua un dettaglio che è un’arma a doppio taglio. Un po’ come la vita stessa, anche Le mie ragazze di carta non conclude: racconta tante vicende lasciandole in sospeso, trasmettendoci in corpo una risata che resta tatuata dentro come se fosse stata da sempre nostra. Ci lascia ricordi e riflessioni e la voglia di abbracciare i personaggi, per ciò che sono, ma soprattutto per ciò che (esclusivamente nella finzione) non sono.
Luca Lucini fa un atto di coraggio a raccontarsi, prende quei suoi sogni proibiti di ragazzino e li consegna a noi, affinché il cinema ne abbia cura. Per sempre.

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Le mie ragazze di carta è prodotto da Giuseppe Saccà e Stefano Basso per 302 Original Content, Mirco Da Lio e Giacomo Centola per Pepito Produzioni con Rai Cinema e vede nel cast anche Raffaella Di Caprio, Alessandro Bressanello, Christian Mancin, Marta Guerrini.
Per quanto concerne il cast tecnico, non si può fare a meno di citare il lavoro di Diamante Camilla Cavalli (costumi), la scenografia di Silvio Di Monaco, il suono di Roberto Sestito.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.5