Quasi nemici (Le Brio): recensione del film con Daniel Auteuil e Camélia Jordana

Prima di essere una commedia Quasi nemici è un inno al cambiamento e allo scambio culturale e sociale.

Quasi nemici (Le Brio) è un film del 2017 diretto da Yvan Attal e interpretato da Daniel Auteuil (L’apparenza inganna, La ragazza sul ponte) e Camélia Jordana, che grazie alla sua performance in questa pellicola ha conquistato il premio César come migliore promessa femminile. La giovane attrice franco-algerina ha inoltre presenziato al Biografilm Festival del 2018 come madrina della manifestazione, presentando proprio Quasi nemici, in uscita in Italia a partire dall’11 ottobre con I Wonder Pictures.

Quasi nemici: un’intelligente commedia scolastica per l’integrazione e contro il pregiudizioLe Brio Cinematographe.it

Neïla Salah (Camélia Jordana) è un’universitaria originaria della banlieu parigina, con il sogno nel cassetto di diventare un’affermata avvocatessa. Al suo primo giorno di corsi, la ragazza arriva sfortunatamente in ritardo a lezione, subendo un duro attacco da parte del Professor Pierre Mazard (Daniel Auteuil), noto in facoltà per il suo atteggiamento provocatorio e offensivo nei confronti delle minoranze etniche. L’accaduto solleva immediatamente un’ondata di sdegno sui social, costringendo il Preside della facoltà a prendere provvedimenti: per evitare il licenziamento, Mazard dovrà preparare Neïla per un’imminente gara di eloquenza, in cui rappresenterà l’istituto. Neïla e Pierre si trovano così loro malgrado a vivere un anomalo rapporto fra allieva e maestro, che metterà a dura prova i loro caratteri ma li aiuterà anche ad affrontare i rispettivi pregiudizi.

Quasi nemici gode delle ottime performance di Daniel Auteuil e Camélia Jordana

Le Brio Cinematographe.it

In tempi dominati dal pregiudizio e dalla diffidenza verso il prossimo, con Quasi nemici Yvan Attal mette in scena una commedia acuta e brillante, che con irriverenza e intelligenza affronta temi difficili e importanti come l’integrazione, il razzismo e lo scontro fra classi. Il canovaccio su cui è incentrato il film, ovvero due persone che si detestano a vicenda costrette a convivere e rivedere le proprie posizioni, non è certamente inedito, ma Attal (che ricordiamo come attore in Munich e The Interpreter) è abile a dare vita a un duello verbale e psicologico che affonda le sue radici nell’intolleranza e nel classismo, ma che con la forza della cultura, del dialogo e della reciproca comprensione apre le menti dei protagonisti, portandoli a vivere un rapporto sempre più umano e rispettoso.

Giovane e irrequieta ragazza di origini islamiche contro un professore snob e borghese, che non ha remore a colpire dove fa più male il prossimo per metterlo in soggezione: una miscela esplosiva che Attal (insieme agli altri tre sceneggiatori Victor Saint MacaryYaël Langmann e Noé Debré) maneggia con grande equilibrio, sfruttandola per aspri scontri verbali che non sfociano mai nel farsesco, ma mantengono invece costantemente una propria funzione all’interno del racconto. Ma i pregi di Quasi nemici non finiscono qui. Ciò che stupisce maggiormente di quest’opera è il piccolo miracolo con cui riesce a rendere mai banale o artificioso un racconto basato sulla retorica come arte di affermazione sul prossimo, mantenendo invece stabilmente un solido legame con la società francese e con i suoi divari sempre troppo ampi fra culture, classi e religioni.

Sarebbe delittuoso non citare le formidabili performance dei due protagonisti diQuasi nemici, ovvero il monumento vivente del cinema francese Daniel Auteuil e la sempre più brava Camélia Jordana, che conferma le ottime impressioni suscitate in Due sotto il burqa. I due interpreti si caricano letteralmente il film sulle spalle, rendendo ogni sguardo speciale, ogni parola un messaggio ben preciso e ogni piccolo gesto una goccia di umanità che si fa strada fra l’astio e la diffidenza. A differenza di ciò che ci troviamo troppo spesso di fronte nel cinema contemporaneo, ovvero personaggi bidimensionali che immutati e fermi sulle proprie posizioni per tutta la durata del film, i protagonisti di Le Brio cambiano sotto i nostri occhi, maturando (nel caso di Neïla) e mostrando il loro lato più tenero (nel caso del Professor Mazard) ma soprattutto compiendo un arco narrativo degno di questo nome.

Quasi nemici: un inno al cambiamento e allo scambio culturale e sociale

La sfrontatezza e la ribellione di Neïla e la sempre più attenuata arroganza di Mazard rubano letteralmente la scena al resto del cast, al punto che nel momento in cui si allontana da questo anomalo rapporto fra mentore e alunno e si inoltra in poco convincenti storie romantiche o nei meandri del sistema scolastico, Quasi nemici comincia a zoppicare, salvo poi riprendersi prontamente al ritorno della luce dei riflettori sul rapporto fra i personaggi di Daniel Auteuil e Camélia Jordana. Positivo il reparto tecnico del film, che riesce a sfruttare pienamente le ambientazioni prevalentemente scolastiche del racconto senza rimanerne ingabbiato ma utilizzandolo invece come metafora delle tensioni latenti e delle contraddizioni dell’intera società francese. Buone anche le musiche di Michael Brook, che sottolineano adeguatamente i passaggi salienti dell’evoluzione del rapporto di Neïla e Mazard.

Le Brio Cinematographe.it

Quasi nemici si rivela un film di rara eleganza e intelligenza cinematografica, capace contemporaneamente di infastidire, divertire, fare riflettere e intenerire, rimandando sempre fedele al racconto e ai suoi personaggi. Un’opera da non perdere e da supportare, che con il mezzo della commedia ci ricorda dell’importanza di saper fare un passo indietro, mettendosi a disposizione del prossimo per uscirne sorpresi e fortificati. Un inno al cambiamento e allo scambio culturale e sociale, che pone efficacemente l’accento sulla necessità di integrarci e andare oltre ai nostri pregiudizi.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.7