L’attimo fuggente: recensione del film con Robin Williams

L’attimo fuggente trova la sua caratteristica migliore nella performance di Robin Williams che, immedesimandosi nel personaggio del professore John Keating, si eleva a struttura portante dell’intero film.

Cosa ne pensi di L’attimo fuggente?”. È quando ti pongono questa fatidica domanda che realizzi di non essere capace di scindere l’imparzialità e la dolce nostalgia dovuta al ricordo. O, almeno, di non essere in grado di farlo facilmente. Si tratta della classica tipologia di prodotto cinematografico che non trova la propria rilevanza non tanto nella trama quanto nei contenuti che esso cerca di veicolare: L’attimo fuggente è quel film che tutti abbiamo imparato a conoscere e a comprendere fin da piccoli, scoprendo ogni volta qualcosa di diverso, vedendolo anno dopo anno trasmesso sempre uguale nello schermo di una televisione che, con il tempo, si è fatta sempre più sottile.

Si è parlato tanto de L’attimo fuggente e si sono spese tante parole in merito ad ogni singolo aspetto che definisce questo lungometraggio. Sarà la tanto lodata performance di Robin Williams, sarà la fama ottenuta, sarà anche  l’importanza culturale che questo film ha avuto per le generazioni più giovani.

 

Nonostante la trama del film sia senza dubbio conosciuta da ogni amante del cinema –scommetto che un’intera generazione può recitarla interamente a memoria, senza riscontrare grandi difficoltà–, risulta doveroso riportare due piccoli accenni sulla sinossi del celeberrimo lungometraggio diretto da Peter Weir trent’anni fa, nel lontano 1989. Così, nel caso qualcuno se la fosse dimenticata. La  severa e violenta calma che aleggia nel collegio maschile Welton viene sconvolta dal trasferimento di un insegnante di letteratura, tale John Keating (Robin Williams), un professore dall’approccio educativo fuori dagli schemi, lontano dal modello eccessivamente rigido e datato a cui gli alunni sono stati a lungo abituati. Con il passare delle lezioni, con lo studio della poesia e con la maturazione delle proprie passioni, i giovani protagonisti riusciranno finalmente a maturare e a capire quale strada devono seguire per avvicinarsi alla tanto agognata felicità.

L'attimo fuggente - Cinematographe.it

 

Ad una rapida lettura della trama, aprocciandosi ad esso con un occhio superficiale, L’attimo fuggente potrebbe apparire come un prodotto coinvolgente e stimolante, volto a suscitare nello spettatore complessi ragionamenti riguardanti l’arte, la libertà e, più in generale, lo stesso vivere. Eppure, se ci si sofferma a guardare più a fondo, risulta spontaneo notare come, in realtà, il film del regista di The Truman Show manchi di un punto focale, strutturandosi come un prodotto altalenante, incoerente e alquanto pretenzioso: senza assumere una vera e propria presa di posizione, il film infonde una morale forse troppo semplicistica e, in quanto tale, riassuntiva e sbagliata.

Quel che si nasconde dietro il successo del film di Peter Weir

 

Concepito e costruito ad hoc per scuotere furbescamente l’animo del proprio pubblico, L’attimo fuggente trova la sua caratteristica migliore nella performance di Robin Williams che, immedesimandosi nel personaggio del professore John Keating, si eleva a struttura portante dell’intero film, salvandolo dall’essere un semplice e scontato ritratto dell’adolescenza.

Lasciando che la sua energia coinvolga e commuovi lo spettatore, l’attore brilla come un diamante tra i cristalli e si trasforma così in unico e brillante artefice di emozioni, diventando fautore di ogni atmosfera sentimentale della narrazione. Nonostante tutto ciò, il lungometraggio trova la sua debolezza nella propria forza, mostrandosi come un film troppo debole che si regge in piedi solamente perché ha deciso di affidarsi unicamente alla bravura di un fuori classe. C’è spazio solamente per Robin Williams e la sua genialità. Tutto il resto, compreso la filosofia di fondo, scompare, posizionandosi in secondo piano.

L'attimo fuggente - Cinematographe.it

Prolungandosi fino all’emozionante scena finale, carica di quel pathospuro e sincero che ha caratterizzato la filmografia di Peter Weir, la conseguente situazione di sterilità emotiva e contenutistica a cui lo spettatore è costretto ad assistere si ingigantisce a causa dell’altalenante sceneggiatura, nella quale si assiste ad un brillante utilizzo dei dialoghi, accompagnato da un deludente sviluppo della sinossi: inspiegabilmente, infatti, la maggior parte delle numerose linee narrative introdotte non giunge ad una conclusione, generando nient’altro che confusione. Per non menzionare, inoltre, tutte le superficialità, i cliché e gli stereotipi di cui si nutre la trama.

Malgrado gli evidenti difetti, però, L’attimo fuggente si presenta come un film che è stato in grado di plasmare, emozionare e segnare un’intera generazione. E forse bisogna giudicarlo proprio secondo questa luce: non come un semplice prodotto cinematografico, ma come un’esperienza, come un’emozionante viaggio nelle proprie memorie giovanili.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.1