L’albero del sangue: recensione del film Netflix con Úrsula Corberó

La recensione de L'albero del sangue, film drammatico del 2018 diretto da Julio Medem, con Úrsula Corberó, Álvaro Cervantes e Najwa Nimri

L’albero del sangue (El árbol de la sangre) è un film drammatico del 2018 diretto da Julio Medem, con Úrsula CorberóÁlvaro Cervantes e Najwa Nimri. Il film, una coproduzione spagnola e argentina, disponibile su Netflix, ci porta nella vita di una giovane coppia molto particolare, formata da Rebeca e Marc.

Rebeca (Úrsula Corberó) e Marc (Álvaro Cervantes) decidono di trascorrere un paio di giorni in un antico casale di un paesino dei Paesi Baschi per scrivere la storia delle loro famiglie e del loro incontro. Rebeca e Marc decidono di condividere i loro ricordi disegnando idealmente un albero genealogico e trascrivendo ogni piccolo dettaglio del loro passato. La giovane coppia crede che quello che sono oggi è in gran parte un retaggio del contesto in cui sono cresciuti, motivo per cui sono disposti ad andare fino in fondo per conoscersi l’un l’altro.
Ricomponendo un puzzle delle loro storie, la coppia ricorda e scrive di getto, sollevando un trascorso oscuro e difficile, fatto di storie drammatiche ancestrali che sembra ricongiungersi con il presente. Ma quando iniziano a investigare e a immergersi nel proprio passato, in parte sconosciuto all’altro, si rendono conto che le loro famiglie hanno per anni serbato segreti oscuri indicibili, tra infedeltà, incesto e inganni. La loro relazione rischierà seriamente di vacillare sotto il peso di verità troppo importanti e taciute per troppo tempo.
L'albero del sangue

L’albero del sangue: il film Netflix di Julio Medem con Úrsula Corberó

L’albero del sangue è un viaggio nella storia familiare di una giovane coppia, in cui si incontrano persone di ogni tipo e che appartengono a diverse tradizioni e minoranze etniche spagnole: baschi, catalani e andalusi. La Spagna, delineata nel film di Julio Medem, è una nazione di emigranti, immigrati, bambini adottati, tutti con le proprie forme e con i propri colori; una Spagna diversa e multiculturale destinata ad incontrarsi e persino a scontrarsi. Per volontà, o necessità, di narrazione nel film c’è poca politica: c’è solo una piccolissima menzione all’ETA (organizzazione terroristica per l’indipendenza del popolo basco).

Questo è uno dei presupposti cardine della pellicola, che come si può certamente intuire è determinato da una narrazione pulsante e vulcanica, che straripa di storie e di colpi di scena. Così, nella sua proposta iniziale, il viaggio di una giovane coppia si trasforma in un terremoto familiare e nel racconto-scontro di tre generazioni di due famiglie, che raggiunge quasi lo stile barocco e il realismo magico di Cent’anni di solitudine, colmo di una coralità traboccante.

L'albero del sangue

L’albero del sangue è pieno di leitmotiv e simbolismi

I due protagonisti, Marc e Rebeca, condividono il sangue basco, catalano e andaluso. Questo è ciò che lo spettatore realizza mentre progredisce un gioco temporale intelligente che mescola anche personaggi di epoche diverse nella stessa scena. L’albero del sangue porta alla luce la parte più viscerale dell’essere umano, il lato più animale, un ritratto di una Spagna giovane e anziana, romantica e selvaggia.

Il film è pieno di leitmotiv e simbolismi: la luna piena, le mucche, i tori, il mare, gli alberi. Ciò che è molto interessante è il collegamento dei personaggi con i cicli naturali: l’elemento naturale emerge nella vita di tutti i giorni. Le donne sono più lunari, gli uomini più tellurici, una dualità costante che contraddistingue il film e che può riflettersi anche, simbolicamente, nel ruolo svolto dalle mucche e dai tori nel destino dei personaggi.

L’albero del sangue è un tragico melodramma ma selvaggio nella sua essenza. I personaggi sono in connessione con la natura e spesso si comportano come animali, come l’Olmo interpretato dall’argentino Joaquin Furriel, che non può che ricordare il personaggio interpretato da Gerard Depardieu in Novecento. Medem rinuncia a inserire la sua saga familiare in un affresco storico di più ampio respiro, come ha realizzato magistralmente ad esempio Marco Tullio Giordana con La meglio gioventù, con il quale L’albero del sangue ha una certa affinità.

L'albero del sangue

L’albero del sangue porta alla luce la parte più viscerale, animale e naturale dell’essere umano

Julio Medem compone e scompone un puzzle che prende forma attraverso flashback in cui c’è amore, disamore, terrorismo, letteratura e musica, incesto, crimine, omicidi e molti inganni. Il risultato è una foresta di personaggi potenti, una genealogia di un dramma d’amore paradigmatico, in cui il limite è strappato via da un realismo magico che mette in scena la mitologia basca ancestrale.

Fin dalla prima sequenza la pellicola ci trascina in una successione vertiginosa ed ellittica di eventi, situazioni e personaggi vittime di menzogne e peccati che non possono evitare di idealizzare. L’albero del sangue è una storia corale e contorta che mantiene la suspense molto bene, quasi come un thriller, in cui la metafora poetica e naturalistica di Medem è sempre visibile. Il regista realizza abilmente una storia composta da più di dieci personaggi intrecciati, attraverso una sceneggiatura originale che è un’opera letteraria complessa e viscerale, una storia che culmina con un climax finale significativo e indimenticabile.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.5

Tags: Netflix