Russian Doll: recensione della serie tv Netflix

Life is a killer. Questa è l’essenza di Russian Doll, la nuova serie targata Netflix uscita l’1 febbraio 2019. Creata da Leslye Headland, Natasha Lyonne e Amy Poehler, Russian Doll è interpretata da Natasha Lyonne, Charlie Barnett e Yul Vazquez. 

Nadia Volvokov è una programmatrice e game developer, una newyorkese pungente, cinica e autodistruttiva. Il giorno del suo compleanno è in un appartamento di un’amica che le ha organizzato una festa con alcuni amici e conoscenti, tra alcool e droghe. Nadia fuma e beve molto. Poco dopo, mentre cammina per la strada, viene investita e muore accidentalmente. Eppure qualcosa non va per il verso giusto poiché Nadia si ritrova nuovamente in casa della sua amica a rivivere il suo compleanno fin dal principio.

Inizialmente dà la colpa ad una strana droga assunta ma è evidente che qualcosa la sta perseguitando, qualcosa che la porta a morire e rivivere costantemente quel giorno, terrorizzata ma fisicamente illesa. Non importa quanto cerchi di aggirare il suo destino, Nadia continua a morire finendo inevitabilmente per fissarsi allo specchio. Un giorno per caso incontra Alan (Charlie Barnett), un ragazzo che, come lei, è imprigionato nello stesso suo loop infernale e assieme lotteranno per comprendere le origini del loro dramma comune.

Russian Doll: la nuova serie Netflix con Natasha Lyonne

Russian Doll Cinematographe.it

Russian Doll si apre con una festa divertente e una tragica morte. La serie riprende il concetto della ripetizione un po’ da Auguri per la tua morte un po’ da Ricomincio da capo; per quanto questa dinamica non sia totalmente nuova, ciò che differenzia la serie è proprio il concetto del tempo. Russian Doll non è caratterizzata da una semplice ripetizione dello stesso giorno: il tempo e la storia cambiano impercettibilmente ogni volta che Nadia muore e ogni giorno lei accede ad un livello più interiore della propria vita, come in una matrioska esistenziale. Che cos’è una matrioska se non un invito a scavare sotto la superficie?

La linea temporale della serie non è serrata o perfetta e i personaggi cambiano aspetto, attitudine, intenzioni e lo stesso accade a Nadia, che dovrà capire cosa la rinchiude in un purgatorio dal quale non sa come divincolarsi. Nel suo cuore, Russian Doll usa il loop di Nadia per porre domande che sono più spirituali che narrative. La serie non è interessata a come continua a rivivere la stessa notte o il giorno del suo compleanno, ma è centrata sulla conoscenza che acquisisce su se stessa, sul suo passato e le sue relazioni. Nadia passa in rassegna la sua vita, i traumi e il suo rapporto d’amore odio con la madre: Russian Doll non è un vero riavvio perché, scena dopo scena, Nadia trova il modo di discutere di temi riguardanti la sua vita, dalla mortalità alla malattia mentale.

Star assoluta di Russian Doll è Natasha Lyonne

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L’architettura della trama è costruita in modo meticoloso e arguto, la storia è piena di indizi che spingono lo spettatore a tentare di districare il loop di Nadia e a decifrarne la causa scatenante. I primi episodi di Russian Doll sono molto orientati sulla commedia, nonostante le morti accidentali. Con il procedere la serie diventa più ambiziosa e complicata, un vero e proprio dramma cerebrale di otto episodi, in cui si scorge anche un lato triste, tragico, quasi horror.

Grande protagonista della serie è Natasha Lyonne, che ottiene un ruolo degno del suo magnetismo e del suo carisma. Per quanto anche gli attori di supporto siano ottimi, da notare un grande piccolo cameo di Burt Young, la star assoluta di Russian Doll è Natasha Lyonne che incarna Nadia facendone risaltare la sua frenesia, il suo carattere divertente e propulsivo ma allo stesso tempo cupo e solitario.

Russian Doll, disponibile su Netflix dal 1 febbraio 2019, è davvero una serie accattivante e da non perdere, che saprà sorprendere, commuovere e divertire. 

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.5

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