Venezia 75 – La profezia dell’armadillo: recensione

Dal libro a fumetti di Zerocalcare fino al cinema, passando per la sezione Orizzonti del Festival di Venezia. Emanuele Scaringi dirige La profezia dell'armadillo.

Ognuno ha il proprio armadillo. O meglio, ognuno ha la propria ansia, che può assumere o meno la forma dell’armadillo. Ma chi potrebbe mai scegliere un animale simile come rappresentazione del proprio inconscio? Dal guscio inespugnabile e che si finge morto per trovare un modo di difendersi? Qualcuno c’è. Qualcuno come Zerocalcare, fumettista romano che ha fatto del mammifero l’icona iniziale con cui avviare la propria carriera. Uscito nel 2011, La profezia dell’armadillo è il primo libro a fumetti dell’artista nato Michele Rech, un lavoro che non teme di svelare fin da subito i lati più personali del disegnatore, che si affida al regista Emanuele Scaringi per passare dalle tavole su pagina a personaggi concreti sul grande schermo.

Un film che mantiene vivo l’animo di Zerocalcare non solo per la fedeltà con il libro, ma perché non esclude il fumettista italiano dal suo progetto, affidandogli la sceneggiatura e scrivendola a più mani insieme a Oscar Gilotti, Valerio Mastandrea e Johnny Palomba.

La profezia dell’armadillo – Quando Roma sud arriva al cinemala profezia dell'armadillo cinematographe

È con una brutta notizia che si apre La profezia dell’armadillo. La notizia di una morte, che catapulterà il protagonista – chi è? Ma la versione prima cartacea e adesso filmica di Zerocalcare ovviamente – in una serie di ricordi della sua adolescenza, quando non riuscì mai a dire a Camille che aveva una cotta per lei. Ed ora che la ragazza è passata a miglior vita, in Zero (Simone Liberati) riaffiorano i ricordi, mentre pensa alla maniera per omaggiarla e contemporaneamente di cercare la propria strada.

Roma sud è pronta a conquistare il cinema italiano con una pellicola divertente pur partendo da una premessa orribile, che tenta di parlare con leggerezza di argomenti quali la morte e la paura di entrare realmente nel mondo degli adulti con occhio nuovo e dal linguaggio insolito. Non la solita commedia di formazione, neanche il solito umorismo nostrano. La trasposizione cinematografica de La profezia dell’armadillo è allo stesso tempo film di intrattenimento godibile e insieme riflessione più profonda su una categoria ben specifica di giovani adulti, nati e cresciuti nelle periferie delle grandi città e convinti militanti di ideali di sinistra.

Prendendo di pari passo alcune parti del libro, il film ne ripete a memoria le frasi e ne salta invece completamente altre, integrando con altri riferimenti e seguendo più che altro il filo logico da dare alla storia, che non può più essere intervallata da pensieri sparsi – come accade invece nella graphic novel -, ma deve seguire una propria linea chiara del racconto. Non ci sarebbe nessun problema, se non fosse che nella pellicola di Emanuele Scaringi vanno perdendosi alcuni passaggi fondamentali che avrebbero permesso all’opera di esprimere quel sapore agrodolce che il libro lascia, accennando ancora di più i motivi del dramma che vengono del tutto saltati dal lavoro cinematografico.

La profezia dell’armadillo – Valerio Aprea e il suo armadillo da riderela profezia dell'armadillo cinematographe

Quella filosofia a tratti esistenziale, che arriva al lettore perché semplice e quindi di maggiormente efficacia, non è dunque presente, sostituita nel film da un’accezione più improntata sulla commedia, che costruisce comunque una buona storia in cui vanno sfilando i presupposti fondamentali per la figura di Zerocalcare: la lotta al potere, al capitalismo, l’inutilità di chiamare un tecnico per il computer, discutere di dinosauri, ecc.

Bravi i due attori romani che utilizzano il loro dialetto non per volgarizzare, ma per rendere la romanità intrinseca del fumettista. Simone Liberati è una scelta adatta per interpretare il personaggio dei fumetti – e reale – Zero e con il suo amico Secco, impersonato da Pietro Castellitto, creano un divertente duo grazie anche ai dialoghi atipici dei personaggi. Laura Morante, Claudia Pandolfi, Diana Del Bufalo, Kasia Smutniak, Adriano Panatta: tutti partecipanti a La profezia dell’armadillo, ma nessuno irresistibile come “la coscienza” Valerio Aprea, che riesce a far ridere anche coperto da un’ingombrante maschera. Merito non solo delle battute, ma della riconoscibile maniera con cui l’attore si ritrova ogni volta a recitare. Un armadillo perfetto, che se non fa più pensare almeno sa far ancora ridere.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.1