La parola addio non esiste: recensione del film Netflix di Bruno Ascenzo

La parola addio non esiste, film peruviano diretto da Bruno Ascenzo, corona una storia d’amore e la riscoperta del gusto lento della vita in un racconto piacevole ma innocuo, dove a catturare lo sguardo è lo splendido paesaggio naturalistico e meno l’originalità nulla della scrittura.

Dal 18 marzo 2022 il catalogo Netflix dei film romantici si arricchisce con La parola addio non esiste, titolo italiano tradotto dall’originale Backpackers, letteralmente viaggiatori con lo zaino. Il film infatti, diretto sa Bruno Ascenzo, attore e autore di pellicole e serie tv prettamente in lingua spagnola, ha nella sua volontà quella di tracciare un itinerario sentimentale-paesaggistico dei panorami mozzafiato nel Perù più ancestrale, alla scoperta di un territorio in cui la natura ancora prevale con resilienza sulle gettate di cemento.

La parola addio non esiste: amore e panorami sud-americani nel film peruviano su Netflix

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A percorrerlo una coppia opposta per visione e stile di vita: il carismatico architetto rivelazione Salvador (Maxi Iglesias), disciplinato alla routine moderna dello stacanovismo a tutti i costi, e l’esplosiva Ariana (Stephanie Cayo), bionda peruviana legata all’avvolgente torpore dell’ostello che gestisce da anni assieme alla zia. Il primo, in realtà, ha viaggiato fin lì dalla Spagna proprio per acquistare quella piazza in cui si erge anche il piccolo albergo, intenzionato a costruirci sopra un hotel di lusso e ultra moderno, e sperare così nel profitto danaroso per remunerare a dovere l’azienda di famiglia.

Ça va sans dire che i due, rei di una forte attrazione fisica già dopo i primi bicchieri, si ritrovano barcamenati fra l’innegabile gravitazione reciproca e la razionalità di essere l’uno il possibile nemico dell’altra.

Riscoprire la lentezza, adagiarsi al prevedibile

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Su queste premesse, che non stimolano nulla che non sia già stato detto e che riecheggiano innegabili le traiettorie narrative di Natale in California, La parola addio non esiste concede allo spettatore un’ora e mezza di innocue carezze e di prevedibili lieti fine, sullo sfondo di un paesaggio di montagne e architetture incantato perché ancora incontaminato. A Cusco, città sulle Ande peruviane, ex capitale dell’impero inca e sede odierna delle rovine coloniali spagnole, Ascenzo fa ritrovare al proprio protagonista il gusto riscoperto di un esistenza indolente, cullata dall’appagamento dei sensi tutti e dall’osservazione goduriosa di elementi naturali sinora dati per scontati.

Lontano dall’assuefazione alla tecnologia e in un inevitabile presa di coscienza che forse, l’ansia imprenditoriale non è la soluzione alla felicità, il messaggio del film è lampante quanto banale, mantenendosi, per qualità del dialogo e della sceneggiatura complessiva, nella comfort zone del prevedibile.

Puerile per capacità di scrittura ma intuitiva nella semplificazione comprensibile di una storia elementare ma appunto accessibile, La parola addio non esiste concentra i suoi punti forti nella bellezza estetica, quella formata dalla coppia di attori al centro della scena, incarnazioni perfette di giovinezza e fotogenia, coronata invece da quella, zaino in spalla e tenda accanto al fuoco, di uno Stato sudamericano forse poco presente nella cinematografia da piattaforma e oltre, rinvenuta qui al pubblico abbonato tramite un lungometraggio inoffensivo e presto dimenticabile. Eppure lieta cartolina in grado di farci viaggiare – seppure solo tramite uno schermo, seppure solo per finzione

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.3

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