La Bella e la Bestia (2017): recensione del live action Disney con Emma Watson

La Bella e la Bestia è il classico Disney per eccellenza. Un cartone animato che, nei suoi modesti 90 minuti circa di durata, ha saputo racchiudere tantissimi sentimenti ed emozioni, facendoci fantasticare su un mondo in cui ognuno trova infine la propria collocazione ideale e tutto si può sistemare grazie al potere dell’amore. 26 anni dopo, Bill Condon, consapevole della grande responsabilità del proprio compito, ha dimostrato nel suo live action di amare e rispettare il cartone animato del 1991, prendendosi tuttavia giustamente il rischio di osare, cercando di espandere e valorizzare un cerchio già perfetto.

Un’impresa che – ovviamente – non ha puntato a migliorare l’opera di partenza ma a scegliere accuratamente di approfondire degli aspetti rimasti meno esplorati nel film d’animazione, cercando di coinvolgere maggiormente lo spettatore sia nella storia personale dei protagonisti sia nella potente simbologia dell’incantesimo e della relativa rosa, qui arricchita di implicazioni inedite, funzionali a colmare di contenuti emozionanti quel piccolo vuoto di magia che, inevitabilmente, il ricorso a protagonisti in carne ed ossa ha implicato.

La Bella e la Bestia: un live action fedele e sottilmente innovativo

La Bella e la Bestia

Il fatto di apprezzare o meno questo film, dipende in gran parte dalle aspettative di partenza che, quando ci si trova al cospetto di una nuova versione di un mostro sacro, sono spesso piuttosto alte e, talvolta, anche un po’ irrealistiche. Se Bill Condon avesse realizzato una trasposizione completamente fedele del cartone animato, sicuramente avrebbe suscitato meno perplessità in molti fan ma non avrebbe dato loro un film nuovo, che valesse la pena di aver realizzato.

Il lato positivo di questo La Bella e la Bestia, invece, è proprio quello di essere riuscito a rimanere aderente al suo predecessore apportando piccole ma significative novità, lavorando sul senso profondo della storia e aggiungendo deduzioni a quanto già conosciuto. Il lato negativo è esattamente speculare: a tratti le modifiche apportate non hanno raggiunto l’obiettivo, risultando superflue e/o ridondanti, al punto di appesantire un film dalla durata limite (129 minuti) per il genere di appartenenza.

La Bella e la Bestia

Bill Condon mostra fin dalla scena di apertura le sue esplicite intenzioni: rendere più naturale la nascita dell’amore tra Belle e la Bestia, facendoci conoscere i protagonisti quel tanto più a fondo da rendere poi più semplice ed immediato comprenderne le affinità che li hanno fatti innamorare. La Bestia era un ragazzo che sapeva godersi la vita, punito per la sua eccessiva superficialità, un difetto del quale tuttavia non è l’unico responsabile. Dopo l’incantesimo che lo ha reso un mostro è diventato un diverso, emarginato dal suo aspetto e dalla difficoltà del mondo di andare oltre le apparenze. La situazione di Belle, vista sotto questa luce, non è poi così differente: anche lei è un’emarginata, come lui orfana di madre, e considerata strana ed altezzosa a causa del suo amore per i libri e del desiderio di una vita meno a misura di paese.

La Bella e la Bestia

L’incontro tra i protagonisti è un insolito appuntamento col destino che il regista sceglie di arricchire mettendo in luce precise affinità elettive tra i due, con la funzione di rendere più completa la narrazione dei successivi eventi, conferendo veridicità alle dinamiche con cui nasce una delle storie d’amore più belle mai raccontate.

La Bella e la Bestia

La trama è  quella che tutti conosciamo: Belle è una ragazza di campagna ma non ne incarna l’umile semplicità: le sue ambizioni vanno ben oltre le dimensioni fisiche e sociali del luogo in cui vive, ed i  suoi voli pindarici non sono ben visti dal resto del paese, che la considera decisamente troppo eccentrica. Ad evidenziare ancora di più tale divario, il suo rifiuto delle attenzioni dello scapolo più ambito (ed ignorante) della città, l’aitante Gaston che, dopo aver tentato in tutti i modi di conquistare Belle, diviene disposto ad utilizzare qualunque mezzo pur di riuscire a sposarla.

Nel frattempo, l’anziano ed amorevole padre di Belle, Maurice, ha completato la sua ennesima invenzione e deve allontanarsi dal paese per presentarla ad una fiera. Il viaggio in compagnia del fedele cavallo Philippe si rivela più impervio del previsto, e l’uomo si trova a cercare rifugio dai lupi affamati in un tetro castello, animato da insolite presenze, tra cui una feroce Bestia che lo fa suo prigioniero. il cavallo, nel frattempo, torna spaventato al villaggio e Belle capisce subito che al padre è successo qualcosa di terribile. Non le resta quindi che correre da lui per salvarlo, trovandosi di fronte alla scelta più drastica della sua vita: scambiare la propria amata libertà con quella del padre.

la bella e la bestia

Disperata per tale inevitabile decisione, Belle comincia pian piano a far conoscenza dei simpatici ed affettuosi oggetti animati adibiti alla cura del castello e anche della Bestia, scoprendo che tutti gli occupanti della dimora sono vittima di un terribile incantesimo: una maga ha punito la crudele superficialità del padrone di casa trasformandolo da principe ad orribile creatura, destinando lui e l’intero personale del castello a non tornare mai più umani, a meno che la Bestia non riesca a provare -ricambiato – il vero amore, entro lo sfiorire della magica rosa rossa custodita gelosamente nell’ala Ovest.

Emma Watson ha il difficile compito di dare volto all’eroina assoluta del film e, superate le prime perplessità per la scelta di caratterizzarla in modo meno “leggiadro” rispetto al cartone animato, riesce nell’impresa di portare in scena la caparbietà ed il romanticismo di Belle. Il resto del cast appare completamente appropriato: si va da un Gaston (Luke Evans) che sfiora la perfezione, alla perfetta spalla (caratterizzazione gay compresa) Le Tont (Josh Gad), passando per un commovente Kevin Klein nei panni del padre di Belle, Maurice. Cosa manca, dunque, a questo buon film per svettare nell’Olimpo delle pellicole indimenticabili firmate Disney?

La Bella e la Bestia

La Bella e la Bestia è una storia che parla di magia, di un incantesimo che accompagna  il  percorso interiore e personale di due anime che devono superare le barriere della diffidenza e del pregiudizio per trovarsi. Bill Condon sceglie di analizzare tale percorso ancora più a fondo, ma la magia non ha voce e, anzi, più si tenta di spiegarla e più rischia di svanire.

Così, tra un ammirevole lavoro tecnico e stilistico nella caratterizzazione degli oggetti animati, un montaggio che riesce ad alleggerire il più possibile la durata, nuove canzoni (necessarie?) e nuove (discutibili) versioni di quelle classiche, lo spettacolo al quale assistiamo appare perfettamente godibile ma, mentre apprendiamo più a fondo storia e ragioni dietro all’agire dei protagonisti,  la magia resta in gran parte intrappolata nel lento sfiorire della rosa rossa, liberata solo in un finale che, finalmente, riconcilia il pubblico con le emozioni del cartone originale, complicandole con un tocco di sublime drammaticità ed arricchendole con i graditissimi camei di altri amati attori, che incarnano il volto umano degli oggetti stregati.

La Bella e la Bestia: il dietro le quinte del live-action Disney nelle nuove clip

La Bella e la Bestia vi aspetta al cinema a partire dal 16 marzo, distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures; nel cast anche Ewan McGregor (Lumière), Stanley Tucci (Cadenza), Ian McKellen (Tockins), Emma Thompson (Mrs. Bric), Audra McDonald (Madame De Garderobe), Gugu Mbatha-Raw (Plumette), Nathan Mack (Chicco), Hattie Morahan (Agata).

Leggi QUI i 5 buoni motivi per andare a vedere il film

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.8