Venezia 73 – Ku Qian (Bitter Money): recensione del film-documentario di Wang Bing

Invadere il privato, testimoniarlo attraverso un documentario e muovere in direzioni alterne la sensibilità di chi lo sta guardando… Ku Qian – titolo internazionale Bitter Money – è l’ultima poderosa prova stilistica del regista cinese Wang Bing. Presentato nella categoria “Orizzonti” alla 73a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia , Ku Qian esegue una “biopsia  invasiva” sul mondo del precariato cinese, sulla mole lavorativa intrapresa da chi è costretto a viverla. Attraverso una quasi – e decisa – rappresentazione “retrograda” dell’uomo e della donna, Ku Qian assume le sembianze di una “metafora surreale”, rapportando l’essere umano ad un’infaticabile risorsa produttiva. La comparazione uomo-risorsa è l’elemento identificativo – e sbalorditivo – di questo film-documentario che senza peli sulla lingua incide con forza la tematica trattata.

Venezia 73 – Ku Qian (Bitter Money): recensione del film-documentario di Wang Bing

L’invadenza di Wang Bing è spiazzante; in maniera del tutto chirurgica non solo mostra lo status lavorativo di questo complesso di persone, ma si addentra anche in una sequela di conflitti coniugali derivanti da un malessere esistenziale chiaro – conciso – che lede ogni forma di “armoniosa” convivenza. Lo spettatore è quasi costretto non solo a subire l’oltraggio maschilista, ma anche un’incomprensibile arrendevolezza femminile, patendo un odio incondizionato verso ciò che sta guardando; la parità dei sessi viene annientata – “l’uomo è padrone e la donna una martire !!??” – a causa di un’insensibilità morale basata solamente sull’economia e sul come produrre – e quindi guadagnare – il più possibile. I valori umani non esistono quello che conta è  lui, il tanto amato “dio denaro”.

Wang Bing : un regista semi-onnisciente

Wang Bing – come ha mostrato anche nei suoi precedenti documentari su tutti Feng Ai o Tre Sorelle – dispone – quasi – di “una scienza illimitata”; quest’attribuzione semi-divinatoria incentiva ancor di più la potenza artistica di questo regista cinese determinato nel mostrare l’impossibile; Wang Bing invade – come abbiamo esordito in precedenza – completamente la vita dei personaggi che riprende. Semi-onnisciente dunque nella sua conduzione stilistica, Bing “irradia” con il suo “giudizio divinatorio”, questa cupa metropoli della Cina orientale, rappresentandola come una sorta di incubo contemporaneo. Un apparato economico discutibile, spietato, irrispettoso verso chi ne è parte. Ku Qian non conosce nessun tipo di principio morale; “denaro amaro” e ritmi estenuanti sono i catalizzatori di questo film-documentario.

Wang Bing – particolarità da non trascurare – nel testimoniare questa situazione precaria inaccettabile non tenta di sensibilizzare totalmente lo spettatore verso i soggetti che sta guardando. Il suo è uno pseudo-giudizio semi-universale; Bing infatti non si schiera con i suoi “anti-eroi” – illusi da un benessere economico che mai ci sarà – ma li osserva, li giudica – quasi – indirettamente senza pesanti obbiezioni morali,  limitandosi a filmare ciò che sono nella loro interezza.

Ku Qian è l’ennesima prova di un regista ancora oggi irrisolto

Il giudizio – quello vero – lo lascia al pubblico messo alle strette da questo complesso di individui “devoti” – solamente – a questa malsana forma d’opportunismo che ha come “ottenimento finale” il guadagno. Ku Qian è ripugnante – effetto da non trascurare – nella sua monotonia; tenta in maniera esasperante di “convogliare” la vuotezza esistenziale dei suoi personaggi nell’ animo dello spettatore. Una mossa stilistica imponente, quasi inquietante, ma per chi conosce profondamente la concezione cinematografica di Wang Bing non scopre nulla di nuovo.

Non bastano questi epiteti per evidenziare – al meglio – l’estro artistico di un regista che sente il bisogno di mostrare  – “convulsamente” – ciò che lo circonda. Ku Qian è l’ennesima prova di un regista ancora oggi irrisolto, capace però di “emanare” un’imponenza stilistica che non può – e non deve – lasciare indifferenti.

Ku Qian è un film-documentario diretto da Wang Bing.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 4.5

3.5