iNumber Number: l’oro di Johannesburg – recensione del film Netflix

S'dumo Mtshali e Presley Chweneyagae tornano nei panni di Chili e Shoes nel sequel della commedia d'azione diretta da Donovan Marsh, disponibile su Netflix dal 23 giugno 2023.

A dieci anni esatti dalla loro prima volta cinematografica, Chili e Shoes tornano sullo schermo nel sequel di iNumber Number, la commedia d’azione scritta e diretta da Donovan Marsh nel 2013 che vedeva le star sudafricane S’dumo Mtshali e Presley Chweneyagae indossare i panni dei due celebri poliziotti sotto copertura negli ambienti criminali chiamati a sgominare pericolose gang locali. Il film all’epoca ebbe un discreto quanto imprevisto successo di pubblico, oltre che una prestigiosa première mondiale al Toronto International Film Festival. I riscontri positivi al box-office però non furono sufficienti a convincere i produttori e il regista a dare un seguito immediato alle avventure del duo. Quest’ultimo sembrava destinato ad appendere pistola e tesserino al chiodo con un pensionamento anticipato dalle scene. Poi qualcuno decise di tornare sui propri passi e quattro anni più tardi nacque la serie omonima in quattordici episodi con la quale i personaggi approdavano sul piccolo schermo. Anche qui il gradimento del pubblico locale non è bastato a ottenere una conferma e una seconda stagione. Di anni ne dovranno trascorrere altri sei prima che qualcuno si ricordi di loro e quel qualcuno è Netflix che a partire dal 23 giugno 2023 ha voluto dare con iNumber Number: l’oro di Johannesburg una nuova occasione al franchise e ai suoi protagonisti.

iNumber Number: l’oro di Johannesburg è un prodotto di genere che mescola azione e commedia, dando origine a un buddy movie classico ed estremamente evocativo

iNumber Number: l'oro di Johannesburg cinematographe.it

Se da una parte la fiducia sembra essere stata ricambiata dal piazzamento nella top ten dei film più visti nella settimana d’uscita, dall’altra la pellicola lascia l’amaro in bocca al termine della visione. La lunga attesa aveva alimentato la curiosità e con essa le aspettative, che purtroppo non sono state ricambiate nel migliore dei modi. iNumber Number: l’oro di Johannesburg è un prodotto di genere che mescola azione e commedia, dando origine a un buddy movie classico ed estremamente evocativo. E questo sarebbe il male minore poiché è una “patologia” cronica assai ricorrente nei prodotti inscrivibili nel suddetto filone, che ormai fa parte delle regole d’ingaggio e degli effetti collaterali con i quali bisogna giocoforza fare i conti. Motivo per cui non è di certo l’originalità ciò che andiamo inseguendo n progetti come questi, ma qualche pennellata personale almeno è dovuta. Non è il caso della pellicola di Marsh, già autore del primo capitolo, che ora torna dietro la macchina da presa di quella che è destinata a diventare a tutti gli effetti una versione sudafricana della trilogia di Bad Boys. Le analogie con la creatura iper-cinetica di Michael Bay sono innumerevoli, con gli identikit dei personaggi di Chili e Shoes che sono praticamente identici a quelli dei colleghi statunitensi Marcus Burnett e Mike Lowrey.

Al cineasta sudafricano non resta altro che puntare tutto su una regia pop e aggressiva per compensare le mancanze di scrittura

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Donovan, che nel frattempo ha continuato a farsi le ossa con Hunter Killer e il dramma targato Netflix I Am All Girls, non fa altro che attingere a piene mani dal repertorio del buddy movie in salsa poliziesca (da Arma letale a 48 ore), spostare l’azione in quel di Johannesburg e replicare ciò che Bay ha portato sullo schermo anni addietro, mescolando il tutto sino a ottenere un plot che ha il sapore della minestra riscaldata. Ecco allora che la proposta narrativa e drammaturgica non appare particolarmente attraente, con le dinamiche seguono un copione e degli step logori e ampiamente codificati. Il titolo di per sé lascia intuire quale sia l’oggetto della disputa di questo secondo capitolo, che al giro di boa tenta la carta dell’heist movie, ma la situazione non cambia e nemmeno il risultato altamente insoddisfacente. Al cineasta sudafricano non resta altro che puntare tutto su una regia pop e aggressiva, con la macchina da presa lanciata a tutta velocità in ogni singola scena e chiamata spesso a sfidare le leggi della gravità passando in ogni dove. Il tutto con la complicità del montaggio che rende il ritmo ancora più serrato, ma di sicuro non più spettacolare, perché i limiti tecnici della componente action sono ostacoli difficili da superare.

iNumber Number: l’oro di Johannesburg – valutazione e conclusione

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Donovan Marsh, con la complicità di Netflix, riesuma a dieci anni di distanza i personaggi dei poliziotti sudafricani Chili e Shoes per portare sugli schermi il secondo capitolo della commedia d’azione che sbancò i botteghini locali nel 2013, ma il risultato ha il sapore di una minestra riscaldata. Come nel film precedente, il tallone d’Achille e lo scoglio insormontabile sono la mancanza totale di iniziative personali che consentano a iNumber Number: l’oro di Johannesburg di distaccarsi anche solo di un centimetro dai modelli chiamati in causa legati al filone del buddy movie, che vengono replicati in maniera fedele. L’autore copia i suddetti modelli, limitandosi a trasportare il tutto in Sudafrica senza nessuna pennellata personale. Ne viene fuori una commedia d’azione che ha il suo unico appiglio nella componente ludica e iper-cinetica, ma anche qui i limiti della messa in quadro abbassano ulteriormente l’asticella qualitativa. Nessun aiuto arriva in tal senso dal fotografia e dal sonoro.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 1

1.8

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