Il mondo perduto – Jurassic Park: recensione del film

Il mondo perduto - Jurassic Park (il secondo capitolo della saga di Jurassic Park) è un film di certo migliori di molti blockbuster attuali e che, nonostante qualche difetto, ha dalla sua diversi dettagli di pregio!

Il mondo perduto – Jurassic Park è uno dei film che ancora oggi dividono di più i fan del franchise di Jurassic Park, quasi quanto i due nuovi episodi della saga: Jurassic World e Jurassic World – Il Regno Distrutto.
Innegabile che in questa nostra recensione ed analisi non si possa ignorare quanto Il Mondo Perduto fu limitato e ostacolato nel riconoscimento dei suoi meriti e della sua qualità da quel primo episodio sulla cui importanza abbiamo già disquisito. Certo è che, in quel 1997, il film fu accolto in modo molto tiepido dalla critica ma non dal pubblico, per quanto i 620 milioni non gli permettessero di raggiungere il successo riscontrato dal primo episodio.
Ora però le cose sono cambiate, il cinema è cambiato, per molti versi non in meglio e di certo non si può che constatare che, forse, Il Mondo Perduto – Jurassic Park non era quel crimine o abominio cinematografico che all’epoca molti credevano.

Leggi il nostro editoriale su Jurassic Park: cosa rimane oggi del film di Steven Spielberg?

Il mondo perduto – Jurassic Park: dinosauri da salvare ed esseri umani da condannare nella trama del film

Diretto sempre dal nostro amato Steven, basato su una sceneggiatura di David Koepp e sempre con le magiche musiche di John Williams, Il Mondo Perduto faceva ripartire gli eventi a pochi anni di distanza dal primo episodio, che aveva visto il tragico fallimento del parco e la morte di diverse persone, con gli animali liberi dalle catene costruite dall’ambizione umana. Protagonista questa volta era l’istrionico e accattivante matematico Ian Malcolm (Jeff Goldblum), ormai inviso alla comunità scientifica e ai media per la sua crociata contro la InGen e i suoi misfatti.
Ora però si scopriva, in seguito ad un attacco di dinosauro, che esisteva un’altra isola, Isla Sorna, che veniva utilizzato in passato per creare i dinosauri e poi immetterli in quella Isla Nublar dove al pubblico veniva venduta una storiella più edificante e semplice. La InGen, in guai finanziari dopo il disastro di quattro anni prima, è finita nella mani del nipote in Hammond: Peter Ludlow (Arliss Howard), che vuole rapire più dinosauri possibili dall’isola e creare un nuovo parco a tema sul continente americano, a San Diego, per rilanciare l’azienda.
Il vecchio Hammond (Richard Attenborough) però, ha deciso di riunire un team da inviare sull’isola per rivelare al mondo l’esistenza dei dinosauri e fermare una InGen che nelle mani del nipote è diventata una minaccia.

Il Mondo Perduto: avventura e spavento ben calibrati nel secondo capitolo della saga di Steven Spielberg

Il Mondo Perduto

Leggi anche Julianne Moore: i film più belli della sua carriera

Ian, scettico all’inizio, decide di recarsi sull’isola quando scopre che tra il team finanziato dal vecchio manager c’è anche la sua fidanzata, la naturalista Sarah Harding (una Julianne Moore sfavillante). Assieme a lui partono anche il documentarista Nick Van Owen (Vince Vaughn), il tecnico Eddie Carr (Richard Schiff) e di soppiatto persino sua figlia Kelly (Vanessa Lee Chester, forse una delle peggiori scelte di casting della storia).
Assieme cercheranno in tutti i modi di rompere le uova nel paniere al team della InGen, guidato dal cinico, esperto e freddo Roland Tembo (un grandissimo Pete Postlethwaite), ma tutti loro non hanno fatto i conti con i giganteschi rettili, animali di cui ignorano ancora tantissime cose.

Diretto con mano sicura e ferma, Il Mondo Perduto attinge a piene mani a gran parte dell’eredità del romanzo avventuroso, nonché a un numero pressoché sterminato di pellicole che variano dall’omonimo film di Harry Hoyt del 1925, Viaggio al Centro della Terra del 1959 e il King Kong di De Laurentis del 1976, traendo solo parziali elementi dal romanzo di Micheal Chrichton.
Il film sposa e mantiene la componente dello spavento e dell’avventura; in Il Mondo Perduto il terrore e la morte sono dietro l’angolo, lo humor appare solo episodicamente (con buona pace del cinema moderno che senza sembra non saper stare), abbondando in effetti speciali a scapito della disamina tra uomo e natura, dei dialoghi ficcanti e dell’approfondire i personaggi come era avvenuto nel primo film.
In un certo senso qui la componente avventurosa classica, quella di un gruppo di uomini all’interno di un mondo esotico e pericoloso – che pian piano si dimostrano più animali degli animali preistorici, in una sorta di involuzione alla Dottor Moreau -, è più spinta, più pura.

Il Mondo Perduto

Perfetto nella fotografia cupa ed espressiva ideata da Janusz Kamiński, con effetti speciali spettacolari curati da Stan Winston, Il Mondo Perduto fu sicuramente un film molto diverso, meno rivoluzionario del predecessore, ma non per questo privo di momenti di interesse, di scene memorabili, anzi!
Di grande importanza i due personaggi più singolari del film: quello della Harding – naturalista idealista permeata di un’arroganza che la rende sovente cieca e poco incline a comprendere quanto poco sappia di quel mondo – e il cacciatore Tembo, una sorta di Capitano Achab che mostra un percorso di evoluzione e presa di coscienza interessanti, al netto di un coraggio e un rispetto verso le sue prede abbastanza spiazzanti per lo spettatore.
Avvincente, per nulla tenero con un’umanità descritta come arrogante, stupida, debole ed impreparata nel fronteggiare i suoi stessi errori, le forze di una natura che trova sempre e comunque il modo di ribellarsi e liberarsi dalle catene.

Il Mondo Perduto: un film da rivalutare, in grado di reggere bene il confronto con i blockbuster attuali

A tanti anni di distanza non si può che concludere che, al netto di alcuni difetti, il film di Spielberg sia stato sicuramente più efficace, più vero e genuino verso il pubblico e verso i dinosauri dei seguiti, dove abbiamo assistito ad una “disneyziazzione” di questi animali, tramutati in peluche coccolosi o in cattivoni un po’ ridicoli, quando qui erano visti come animali; pericolosi, letali, pacifici o imprevedibili, ma animali, non una caricatura o una mistificazione per film innocui, involontariamente ridicoli e supponenti nel loro gigantismo ipertrofico che sembra in tutto e per tutto la versione cinematografica della spedizione InGen in questo film.

I difetti dicevamo… beh di certo in tempi in cui registi vengono cacciati per tweet di 10 anni fa, in cui attrici devono rinunciare a ruoli perché non disabili o cieche, o in cui se non si è gay, afroamericani, bisessuali o altro, se si è “comuni” (normali non si può usare), Il Mondo Perduto fu uno dei primi film a farsi influenzare dalle critiche di chi accusò Spielberg di non considerare mai minoranze etniche nei suoi film, e quindi ecco la figlia afroamericana di Ian che baldanzosamente si infiltra nel mega-camperone.
Stiamo parlando di un personaggio assolutamente sbagliato, insulso e irritante, che distrugge ogni scena in cui è presente, che non serve a nulla. Altro problema fu l’utilizzare poco o nulla i velociraptor (nemesi fantastica nel primo film, qui ridotti a comparse) o lo sposare una linea troppo “soft” in numerosi dialoghi.
D’altro canto, però, il film fu a dir poco perfetto nel creare sequenze memorabili, come l’attacco notturno del T-Rex o la sua scampagnata alla Godzilla/King Kong per la strade di San Diego, o ancora nella bellissima sequenza dell’inseguimento nell’isola tra le gambe e le code dei giganteschi stegosauri.

Il Mondo Perduto ancora oggi regge il confronto con gran parte dei blockbuster nelle nostre sale, sicuramente più ricchi di effetti di ultima generazione, ma poveri di coraggio, idee ed impegnati a trattare gli spettatori come bimbi sciocchi o adatti a prodotti banali e ripetitivi.
Un film da riscoprire e rivalutare nella sua interezza.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 3

3.5