Il cacciatore di aquiloni: recensione del film di Marc Forster

Recensione de Il cacciatore di aquiloni , il film diretto da Marc Forster, tratto dal libro di Khaled Hosseini, è un dipinto dell'Afghanistan.

Il cacciatore di aquiloni è un film diretto da Marc Forster, tratto dal romanzo di Khaled Hosseini, ed interpretato da Khalid Abdalla, Zekeria Ebrahimi, Ali Dinesh, Homayoun Ershadi, Atossa Leoni.

La pellicola fotografa la vita di Amir, un ragazzino benestante di Kabul e del suo fedele amico e servo di famiglia, Hassan. Questi due bambini sono molto uniti e trascorrono le giornate giocando a cacciare aquiloni, un noto e antico gioco, un vero sport nazionale in cui si tenta di tagliare gli aquiloni degli avversari, finché non ne rimane solo uno a vincere sugli altri. Un giorno Amir, sperando di rendere il padre orgoglioso, partecipa a questa manifestazione e vince tagliando tutti gli aquiloni. Allora Hassan, andando a cogliere simbolicamente l’ultimo aquilone caduto dal cielo per Amir, si imbatte in tre ragazzi, con idee sulla razza molto ristrette ed estreme, che lo minacciano tentando di portagli via l’aquilone. Hassan, devoto e amico di Amir, non si lascia spaventare e, inerme, si ritrova inesorabilmente a subire i peggiori abusi e pestaggi da parte dei tre bulletti, sotto lo sguardo nascosto e codardo dell’amico Amir.

Il cacciatore di aquiloni: il prezzo dell’amicizia nella trama del film di Marc Forster

Il rapporto tra i due amici in seguito a questo oscuro avvenimento si raffredda, Amir non riesce più a guardarlo in viso, fingendo di non sapere mai nulla, odiando la propria colpevolezza e anche la vigliaccheria insita di Hassan. Amir comincia ad evitarlo e a chiedere al padre di poter allontanare Hassan e il padre Ali, ma un giorno andranno via spontaneamente, provocando un grande dispiacere al padre di Amir. L’Afghanistan diventa parallelamente preda della mano sovietica, così durante il 1979, Amir e suo padre saranno costretti a scappare da Kabul in Pakistan per cercare la salvezza, abbandonando tutti i loro possedimenti. Sarà l’America a donare loro una dimora definitiva e, con tante difficoltà e miserie, Amir crescerà sognando di scrivere storie, laureandosi in lettere e sposando in seguito la figlia di un ex generale afgano.

Il cacciatore di aquiloni

Il cacciatore di aquiloni è una pellicola valida, un prodotto che riesce a dare giustizia all’opera redatta da Hosseini

Dopo anni Amir è ormai uno scrittore di successo, con un libro in uscita; un giorno riceve una telefonata da Rahim, un grande amico paterno, che gli chiede di fargli visita in Pakistan. Rahim allora, dinanzi ad Amir gli riferisce della morte di Hassan. Hassan, assieme alla sua famiglia e suo figlio, ha per tutti quegli anni protetto l’abitazione di Amir a Kabul, ma che per odio razziale è stato preso di mira dai talebani. Rahim gli racconta anche di come il suo unico figlio fosse sopravvissuto e tenuto in condizioni estreme in un orfanotrofio; allora Amir, corroso dai sensi di colpa per tutti quegli anni, decide di fare ritorno in Afghanistan, desideroso di trovare l’unico figlio di Hassan, tentando di salvarlo da morte certa e parallelamente cercando una propria strada per la redenzione. Ciò che lo attende è il dramma del suo paese, sconvolto prima da invasioni e battaglie civili, poi da estremismi e odio per la diversità.

Il cacciatore di aquiloni è un film commovente, che denuncia con semplicità l’orrore delle guerre e il desiderio di un uomo affinché il suo paese ritorni ad essere ciò che era nel suo splendore di pace.

Nonostante l’aridità di alcuni punti della sceneggiatura, resi tali da una brevità necessaria, Il cacciatore di aquiloni resta una pellicola valida, che si lascia seguire con passione e suspance, interpretata in modo splendido da attori capaci di dare forma ai propri personaggi, un prodotto che in fin dei conti riesce a dare giustizia all’opera redatta da Hosseini. Il film trasporta lo spettatore dapprima in una Kabul ante guerra, serena ma già percorsa da lotte intestine, vissuta e abitata da tanti bambini con la passione per il volteggio del proprio aquilone, che ognuno costruisce con ardore e fatica.

Il cacciatore di aquiloni

Il cacciatore di aquiloni fotografa trent’anni di storia afgana attraverso il punto di vista di Amir

Ben presto quei piccoli tappeti voltanti nel cielo lasciano spazio ad eventi drammatici che ne ostacolano ogni leggerezza. Il cacciatore di aquiloni fotografa trent’anni di storia afgana attraverso il punto di vista di Amir, raccontando il passato di un paese che è scosso dapprima dalla caduta della monarchia, poi l’invasione russa, la diaspora del popolo afgano verso il Pakistan, il regime dei talebani e l’estremismo dei loro ideali. E dopo trent’anni Kabul ha inesorabilmente cambiato volto, cambiato colori, è tutto ciò che non Amir non potrebbe mai sopportare, l’ombra di una città e di una nazione in ginocchio. Il regista Marc Forster si avvicina ad una narrazione quasi neorealista, poetica ed emozionante, che non si lascia adombrare da eccessivi pietismi o da sentimentalismi smisurati, cosa che sarebbe potuta accadere soprattutto in alcune scene drammatiche. Diversamente da ogni aspettativa il racconto resta leggero, quasi sussurrato, che rimanda un po’ allo stile dello scrittore, descrittivo, sintetico e capace di evocare e imprimere ogni accadimento nel cuore del lettore, come nello spettatore.

Il cacciatore di aquiloni è stato girato nel territorio tra le città di Kashgar e Tashkurgan, nella provincia dello Xinjiang, ed è un paesaggio davvero suggestivo, in cui la macchina da presa a volte indugia sulle atmosfere caduche ma reali, tra cime innevate, colline aride e una città fotografata in ogni dettaglio, dalle case borghesi ai vicoli smunti, al cimitero demolito.

Ed è la parola del protagonista ad avere una valenza, quasi documentaristica, che da un lato approccia all’universalità, alla pluralità della propria narrazione che insegue il dramma di un uomo, riflettendo i dissidi del singolo, di un uomo come Amir che tenta di seppellire il proprio passato, una bestia dai lunghi artigli, che attende un’espiazione che arriverà, che porterà Amir a comprendere che ha sbirciato quel vicolo, tanti anni prima, e ha continuato a farlo forse per troppi anni senza mai rendersene conto.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.4