Hostile: recensione dell’horror sci-fi di Mathieu Turi

Mathieu Turi debutta alla regia con Hostile, un horror post apocalittico che sfrutta queste etichette per raccontare una storia di sopravvivenza ma soprattutto d’amore.

Dopo essere stato assistente alla regia in film come Bastardi Senza gloria e Sherlock Holmes – Giochi di Ombre Mathieu Turi si cimenta in un film che rimane borderline, in bilico fra diversi generi. Con Hostile Turi sembra voler percorrere una strada che molti hanno scelto prima di lui: raccontare la storia di uno dei pochi sopravvissuti a una catastrofe globale, scatenata da un apparente attacco terroristico. Ovviamente la solitudine gioca un ruolo chiave nello sviluppo della trama, solitudine interrotta solamente da oscure presenze che popolano la notte e che attentano alla vita dei pochi superstiti rimasti.
L’idea che differenzia questo film dagli altri è quella di usare il contesto post apocalittico – visto e rivisto – come specchietto per le allodole, per nascondere quella che è la reale storia che si vuole raccontare.

Hostile: una storia d’amore mascherata da horror

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Juliette (la semisconosciuta Brittany Ashworth) è una giovane e coraggiosa donna che tenta di sopravvivere, correndo grandi pericoli per andare alla ricerca di provviste per tutto il suo gruppo. Un incidente stradale la blocca in mezzo al deserto da sola, gravemente ferita e, con l’avvicinarsi della notte, esposta a rischi molto peggiori delle ferite, in quanto col calar delle tenebre strani esseri apparentemente assetati di sangue iniziano ad aggirarsi nei dintorni della jeep ribaltata in cui si nasconde la nostra eroina.

Da questo semplice (e banale) incipit si innescano una serie di flashback che rivelano la storyline principale. Grazie a questi salti nel passato, scatenati da una sorta di perdita dei sensi della protagonista, scopriamo chi è realmente Juliette e quali sono i fatti che hanno caratterizzato la sua esistenza prima che l’intero mondo andasse letteralmente a rotoli.
Assistiamo quindi a continui salti fra quelli che sembrano due film completamente a sé stanti. La storia raccontata nei flashback è un dramma amoroso. Juliette è una ragazza che vive praticamente in strada che un bel giorno capita casualmente in una galleria d’arte e  riesce a conquistare un facoltoso francese (Grégory Fitoussi, che forse avrete notato nel ruolo di pilota nel film World War Z) che le insegna nuovamente a vivere e ad amare.
La storia del presente invece è una storia di sopravvivenza, che si svolge quasi interamente nell’abitacolo della jeep rovesciata, a tratti troppo cruda, con primi piani su ferite corporee gratuitamente splatter e con poca coerenza e credibilità perfino per un survival horror post apocalittico.

La storia d’amore invece è leggermente più godibile anche se troppo incentrata sull’elemento magico scatenante del sentimento.
L’effetto che queste due storyline provocano sullo spettatore è abbastanza straniante, non si riesce a capire il senso di questo strano bilico su cui il film si mantiene per tutta la sua durata. I sospiri annoiati (del pubblico maschile) durante le scene d’amore e le bocche storte (del pubblico femminile) durante le scene splatter vengono giustificati solo dal grande colpo di scena finale che però purtroppo risulta un po’ citofonato da circa la metà del film in poi.

Hostile: un potenziale sprecato

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La scelta però di ambientare la maggior parte delle scene all’interno dell’abitacolo della jeep risulta vincente. Nonostante un espediente simile sia stato già visto in altri ben più famosi lungometraggi (ricordiamo Buried di Rodrigo Cortés) l’idea, oltre a ridurre notevolmente il budget necessario, suggerisce una metafora sul sopravvivere all’interno della propria zona di comfort (alcune posizioni della protagonista ricordano quasi quelle di un feto dentro l’utero materno) che si contrappone allo scelta di rischiare – e quindi vivere – all’esterno di quest’ultima.
In definitiva gli spunti interessanti non mancherebbero, ma purtroppo il film non riesce a convincere del tutto e neanche ad intrattenere a dovere, in quanto nei suoi 87 minuti di durata è a tratti troppo pesante/noioso. A ciò si aggiunge un messaggio finale stucchevolmente irrealistico che rischia di emozionare solo i più patologicamente romantici.

Hostile è al cinema dal 26 luglio 2018.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 1

2.3