Venezia 80 – Hit Man: recensione del film di Richard Linklater

Hit Man "vive pericolosamente", scorrazzando con arguzia tra filosofia, sesso, uccisioni e bugie. Ve ne innamorerete!

Hit Man scardina completamente l’immagine del sicario, usando il personaggio interpretato da Glen Powell come portale d’accesso per una dimensione fantastica in cui l’uccisione non avviene di fatto quasi mai, eppure accade repentinamente e sistematicamente. Nella sua esilarante action comedy Richard Linklater stratifica l’immagine umana creando interessanti incastri tra l’impiego come docente universitario di filosofia e quello di collaboratore per la polizia: una terra di mezzo che si fa fine e confine, provvista di un lembo indefinito in cui far confluire tutte le identità possibili allo scibile umano e inquadrabili sotto l’etichetta di papabile killer.

Filosodia e azione nell’esilarante commedia di Richard Linklater

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Vivere pericolosamente“: l’insegnamento di Friedrich Nietzsche risuona nell’incipit come un mantra e ci scorta lungo tutta la durata della pellicola, finché il protagonista non viene spinto oltre il limite di se stesso. Vivere senza riserve, con il coraggio necessario a cascare nei meandri dell’es e del super-io freudiani; il coraggio di riconoscersi e accettarsi o di aderire completamente a ciò che si vuole essere o che si deve essere.
Richard Linklater e Glen Powell, che si sono occupati anche della sceneggiatura basandosi su un articolo scritto da Skip Hollandsworth e pubblicato sul magazine Texas Monthly, intessono filosofia e azione cucendo addosso al protagonista Gary Johnson una moltitudine di maschere tali da fornire all’attore un palcoscenico perfetto per estrapolare tutta la sua teatralità. Il talento di Powell fluisce in maniera prorompente ed entusiasmante, sorprendendoci a ogni battuta e facendoci innamorare di ogni sua maschera.

Assistiamo al cambiamento programmatico di un uomo, alla caparbietà con cui si insinua nell’evoluzione (o involuzione) di sé. Gary Johnson è la cifra derivativa di tutto ciò che vorrebbe, potrebbe e dovrebbe essere, un involucro malleabile anche esteticamente, il che fornisce una escamotage grafica che esplode in ilarità incontrollata, sottolineando al contempo il disagio a esistere di ognuno di noi.
Si rintraccia la filosofia di Freud così come la psicologia moderna e ci si spinge oltre la patina del visibile, rinvenendo nel coraggio di uccidere quel furor che fa rima con la capacità di provare passioni autentiche, nel sesso e nella violenza il retrogusto di un istinto primitivo e incontrollabile, nella razionalità la metodica e posata gabbia dell’essere.

Uccidere è la regola di Hit Man, ma è più complicato di quanto possiate immaginare

Cosa è lecito e cosa no? Hit Man ci offre sul piatto una storia stravagante, ancorata ad altre storie in un ingegnoso quanto leggiadro meccanismo da scatole cinesi. Uccidere è la regola che sorregge l’intera struttura narrativa e non per forza bisogna impugnare la pistola: si elimina ogni giorno una parte di sé, per compiacere gli altri, per amarsi un po’ di più, per adeguarsi al mondo. L’omicidio trascende persino dalla violenza, tramutandosi in civilizzazione, in azione necessaria all’evoluzione della specie.

Ancora una volta l’autore di opere come Boyhood e Apollo 10 e mezzo stravolge la realtà con la finzione, regalando allo spettatore una visione che si intromette nella reflissività umana, distrugge ironicamente tutti i preconcetti sulla figura del sicario e seppellisce con un concatenarsi di battute e situazioni esilaranti tutta la negatività possibile.
Persino la normalità, vista dalla prospettiva del protagonista Gary Johnson, diventa appetibile.

Ma Hit Man non sarebbe il film che è senza la presenza di un cast spettacolare, capace di dare anima a personaggi che sanno farsi amare anche quando potrebbero risultare detestabili.
Adria Arjona ha un carisma formidabile, proprio come Austin Amelio e il resto del cast (Retta, Molly Bernard, Ritchie Montgomery, Gralen Bryant Banks, Mike Markoff, Kate Adair, Jordan Salloum, Richard Robichaux), così affiatato e affabile, non è affatto da meno.

La musica di Graham Reynolds gira piacevolmente sulle immagini, anche se il pezzo più apprezzabile non è fatto di note ma di mimica e frasi. C’è infatti una scena in cui i personaggi di Adria Arjona e Glen Powell si cimentano in un botta e risposta senza precedenti, con tanto di gesti e musicalità tali da far venire in mente dei rapper.

Hit Man: valutazione e conclusione

Che dire? Richard Linklater ha fatto ancora una volta centro. Hit Man ridisegna i margini della black comedy con un pizzico di malizia ed eroticità, senza mai smettere di giocare a scacchi con i sentimenti e gli interrogativi esistenziali, dosando piacevolmente sesso, uccisioni e bugie e avvalendosi di un ritmo che tiene incollati allo schermo, una risata dopo l’altra.
Alla fine vi innamorerete di un sicario (a prescindere dai vostri gusti!) e non saprete neanche spiegare come è successo.

Hit Man, presentato Fuori Concorso alla 80ma Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, è prodotto da AGC Studios, Aggregate Films, Barnstorm Productions, Cinetic Media, Detour Pictures, Monarch Media, ShivHans Pictures e distribuito in Italia da BIM.

Regia - 5
Sceneggiatura - 5
Fotografia - 4
Recitazione - 5
Sonoro - 3.5
Emozione - 5

4.6