Venezia 76 – Guest of Honour: recensione del film di Atom Egoyan

Guest of Honour è un film diretto da Atom Egoyan, in concorso alla 76 Mostra del Cinema di Venezia, con David Thewlis, Laysla De Oliveira e Luke Wilson. Il regista armeno Atom Egoyan (Exotica, Il dolce domani) racconta una storia densa di oscurità e ossessioni, indagando l’infelice e complessa condizione umana.

Jim è un ispettore sanitario, ormai vedovo. Sua figlia Veronica, una giovanissima insegnante di musica, è stata arrestata con l’accusa di molestie sessuali su uno studente. Per quanto le accuse di molestie siano false, Veronica sente di meritare l’incarcerazione e di essere punita per qualcosa che ha commesso molto tempo prima. Jim tenta in tutti i modi di comprendere il motivo per il quale Veronica continua a respingere ogni suo aiuto, che può favorire uno sconto della pena. Veronica ha un segreto che non vuole rivelare, un segreto legato al loro passato familiare. Jim è triste, frustrato, al punto che il suo stato confusionale comincerà ad incidere negativamente sul suo lavoro e sulla sua vita.

Guest of Honour: il film di Atom Egoyan non è adatto a occhi semplici

Guest of Honour

Guest of Honour non è una pellicola per occhi semplici. La famiglia, con tutte le sue disfunzioni, è al centro di questa indagine emotiva. Jim e Veronica sono ciò che resta di una famiglia recisa, contratta e, nonostante le grandi divisioni che intercorrono tra padre e figlia, i due tentano di svellere i loro silenzi e i segreti serbati per tanti anni.

Il legame tra padre e figlia è stato infranto da diversi eventi che hanno determinato per sempre il loro avvenire, eventi che entrambi non sono mai riusciti ad elaborare. Jim e Veronica vivono sospesi in un tempo senza direzioni: questo particolare è reso perfettamente dalla scelta del regista di intrecciare diverse linee temporali. La struttura del film, infatti, non è lineare, è un flusso di coscienza a tutti gli effetti; i ricordi si accavallano, così come i pensieri che fluiscono nella mente dei protagonisti.

Durante la visione del film si ha la sensazione che i due personaggi vivano in un tempo fermo, un presente molto dilatato. Questo perché la cronologia visiva non è asservita ad una continuità coerente: le immagini sono piene di rifrazioni, di riflessi mnemonici, trasfigurate dai ricordi, dai pensieri, dalle verità di ognuno dei personaggi che andranno spesso a scontrarsi tra loro.

Atom Egoyan con Guest of Honour racconta una storia oscura e ossessiva che non spicca il volo

Guest of Honour

Guest of Honour è a tutti gli effetti un’analisi psicologica familiare, indaga la complessità di un rapporto scomposto, autodistruttivo. I due personaggi, interpretati da David Thewlis e Laysla De Oliveira, cercano un modo per fare i conti con il loro passato, affrontando sensi di colpa e sentimenti contrastanti. Questo dramma familiare spesso prende le tinte oscure del thriller: gli intrighi narrativi sono interessanti, visivamente è ineccepibile, ma quando la verità si manifesta lascia solo un grande vuoto e una sconcertante delusione.

Destreggiandosi tra cornici narrative, flashback su flashback, colpi di scena melodrammatici, Guest of Honour non convince dal punto di vista narrativo: gli ingranaggi della trama si sgretolano già da metà film. Sebbene sia convincente dal punto di vista del recitato, Thewlis è incredibile nel rendere il dramma interiore di un uomo semplice, abitudinario, la storia non ha alcuna tensione, non riesce ad emozionare mai davvero. Anche il finale sembra abbandonato al caso: è frettoloso, privo di intensità, sicuramente non ottiene il risultato che avrebbe dovuto meritarsi. Il regista armeno Atom Egoyan racconta una storia oscura e ossessiva che non spicca il volo, rimane inerte, come in un tempo fermo.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.7