RomaFF13 – Green Book: recensione

Viggo Mortensen è un autista rozzo e vorace in Green Book, vincitore del Toronoto International Film Festival: un film che, se in superficie è una bella storia d’amicizia, sotto sotto nasconde il desiderio di affetto.

Viggo Mortensen è un attore incredibile. Dopo aver attraversato un percorso di violenza e durezza per la maggior parte della sua carriera, dove gli angoli spigolosi del suo volto affilato venivano assecondati da quella espressività dagli occhi di ghiaccio che gli hanno assicurato il ruolo di uomini talvolta anche spietati, l’interprete sembra aver trovato un nuovo tragitto segnato dagli ultimi due film che lo vedono protagonista, passati entrambi nella sezione principale della Festa del Cinema di Roma nel giro degli ultimi anni. Captain Fantastic lo vedeva, infatti, impegnato nel faticoso lavoro di padre che il personaggio di Ben ricopriva nella maniera più ideologica e liberatoria possibile, mentre il suo nuovo lavoro cinematografico lo ingaggia come chauffeur del Bronx con la mano pesante e la parlantina veloce.

Green Book è l’ulteriore esplorazione di un lato poco scavato dell’attore che, proprio come ha sempre fatto nel suo cammino professionale, lo motiva emozionalmente e fisicamente, portandolo ad un cambio di ruolo che lo vede trasformato prima di tutto nel corpo – elemento che Viggo Mortensen non ha mai reso secondario nelle sue interpretazioni – e lo inserisce in una storia ispirata ad eventi reali e ad una tenerezza anch’essa tangibile e, soprattutto, possibile. Un’opera diretta da Peter Farrelly, arrivata dopo una filmografia che ha toccato tutti i punti della commedia demenziale – impossibile non citare Scemo & più scemo, Tutti pazzi per Mary e Io, me e Irene tra i tanti – e che non perde del tutto quel piglio di ironia che ha accompagnato per molto tempo i progetti del regista.

Green Book – L’incontenibile interpretazione di Viggo Mortensengreen book cinematographe

Ma con Green Book la sola definizione di commedia non può che rivelarsi quanto mai limitante, pur contribuendo comunque a stabilire un clima di comune ilarità in cui lo spettatore è invitato a lasciarsi guidare, come se sfrecciasse con i protagonisti sulla via per soli neri tracciata dalla guida che dà il titolo al film. È di discriminazione che, più intimamente, la pellicola vuole trattare, guardando a tutti quei livelli che approfondiscono le sfere più personali. Quelle che vanno a modellare la propria individualità e che non sempre si ritrovano coincidenti con la propria appartenenza.

Tony Lip (Viggo Mortensen) è momentaneamente senza lavoro. Per due mesi il locale in cui svolge diversi lavoretti di sicurezza rimarrà chiuso e per mantenere sua moglie e i suoi figli decide di mettersi al volante come autista per un famoso pianista. Non certo uno qualunque: Tony porterà in macchina il dottor Don Shirley (Mahershala Ali), eccellente musicista di colore che combatte una propria battaglia nata dai contrasti con il colore della propria pelle, la propria sessualità e la propria assenza di radici nel mondo.

Green Book – Due individui che insieme hanno deciso di diventare umanigreen book cinematographe

Mortensen acquista chili, assume una conformazione rotonda e sgraziata, con la sigaretta sempre al lato della bocca e del cibo smangiucchiato nell’altra. È ignorante, ma partendo dalla sua grettezza sa di potersi migliorare. Un uomo d’onore che riconosce il suo essere rozzo, ma, contro ogni aspettativa, è anche colui che sa aprirsi di più all’altro, imparando a comprenderne la dignità. Un personaggio che è una riserva di sorprese infinite, dai risvolti inaspettati e generosi, che solo un interprete come Viggo Mortensen sarebbe stato in grado di contenere con tale maestria e talento.

E viene controbilanciato alla perfezione dal suo co-protagonista Mahershala Ali, che allontana il ghetto di Moonlight per indossare gli abiti eleganti di un uomo che incarna nella sua totalità tutto ciò che è incompletezza. Il sentire di non poter tornare in nessun luogo perché nessun luogo è pronto ad accoglierlo, trovando nell’amicizia con Tony quella leggerezza che per chi spesso non va d’accordo con il peso della solitudine è per lo più improbabile incontrare. Un’interpretazione lodevole che Ali sa moderare per poi arricchirla con sfumature e sentimenti, facendo in modo di non scomparire dietro la verve gigionesca di Viggo Mortensen.

Sulle tappe del libretto stradale, Green Book ci conduce in un racconto che, se in superficie è una bella – e vera – storia d’amicizia, aguzzando l’occhio si scoprirà poter dar voce al desiderio non tanto di appartenenza, quanto di affetto da voler, per una volta, ricevere. Uno scambio reciproco tra due individui che hanno avuto l’occasione di scegliere e, nel momento di farlo, hanno deciso di essere puramente umani.

Green Book è in uscita nelle sale cinematografiche dal 7 febbraio 2019 con Eagle Pictures.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.9