Venezia 77 – Ghosts: recensione del film di Azra Deniz Okyay

Nella Settimana della Critica di Venezia 77 arriva Ghosts, lungometraggio d’esordio della giovane regista turca.

Nel suo romanzo più famoso, I Promessi Sposi, Alessandro Manzoni ambienta le vicende dei suoi protagonisti nel XVII secolo: l’obiettivo, come è noto, era quello di poter affrontare, e criticare, la società a lui contemporanea, ma per farlo più liberamente ha preferito traslare la narrazione in un’epoca lontana, che poteva fungere così da metafora. Ed è forse in quest’ottica che si può interpretare la scelta di Azra Deniz Okyay di ambientare la storia del suo Ghosts nel futuro.

Un futuro, a dirla tutta, assai vicino: il film della regista turca, presentato in concorso alla Settimana Internazionale della Critica della 77esima Mostra del Cinema di Venezia, colloca le storie dei suoi protagonisti a ottobre 2020. Dunque un tempo che potremmo definire quasi contemporaneo, ma che, nel suo balzo in avanti, lascia intendere come per la regista la strada della Turchia possa con ogni probabilità arrivare a quelle situazioni, a quelle vicende.

Ghosts: i fili dei protagonisti continuamente intrecciati

Ghosts di Azra Deniz Okyay - Cinematographe.it

Protagonisti di Ghosts sono quattro personaggi: una madre il cui figlio è in prigione, una giovane ballerina piena di belle speranze, un’artista e attivista che lotta per un avvenire migliore, un intermediario astuto e impegnato in diversi traffici.

Le loro vite si intrecciano continuamente in una Istanbul dove la polizia controlla severamente anche il più piccolo assembramento, dove le donne anelano a una libertà occidentale che non viene loro ancora riconosciuta, dove accanto ai palazzi lussuosi e moderni convivono edifici scadenti e baracche maleodoranti. In tutta la città, frequentemente, la corrente salta, lasciando tutti gli abitanti, di qualsiasi ceto sociale, nel buio e, di conseguenza, nell’incertezza.

Le vicende dei protagonisti parlano di esistenze intrise di rabbia, ribellione, disperazione e delinquenza, fili che, insieme, formano il variegato tessuto della Turchia: schiacciati in un quartiere oggetto di un corrotto piano di gentrificazione, questi quattro fili non possono essere indipendenti l’uno dall’altro. Solo la regista, che è anche sceneggiatrice, nel corso del suo lungometraggio ogni tanto li srotola all’indietro fino al punto in cui l’intreccio ha avuto inizio, per rendere ancora più chiara allo spettatore quella stretta interconnessione che li governa.

La Turchia delle contraddizioni esplorata in Ghosts

Ghosts di Azra Deniz Okyay - Cinematographe.it

La Turchia raccontata in Ghosts è quella urbana e all’avanguardia (o almeno tenta di esserlo) di una grande metropoli come Istanbul, che però, nel corso del suo rapido sviluppo, ha lasciato indietro tante persone: questi “fantasmi” che vivono in essa e allo stesso tempo sembrano non esistere, abbandonati a loro stessi da uno stato che non li tutela in nessun modo e che li porta ad arrangiarsi per poter almeno sopravvivere.

C’è chi è impegnato in loschi traffici, sfruttando contemporaneamente la disperazione degli immigrati siriani affittandogli stanze a prezzo maggiorato; c’è chi tenta ogni via pur di alzare qualche soldo e, alla fine, deve cedere alla soluzione illegale; c’è chi vede nella danza la forma migliore per esprimersi e conquistarsi il proprio posto nel mondo; c’è chi crede che una società migliore sia possibile e, quindi, impiega le proprie energie in attività di denuncia e di aiuto verso il prossimo. Tutti, in ogni caso, accomunati da una condizione di miseria e frustrazione.

Azra Deniz Okyay ama i suoi personaggi e non li giudica: attraverso di essi – con un linguaggio visivo che mescola riprese effettuate con macchina da presa e smarthphone e una colonna sonora composta da sonorità più che mai attuali – vuole invitare lo spettatore a guardare oltre, come se i quattro protagonisti fossero fori nel muro da cui poter scorgere ciò che di più complesso si cela dall’altra parte. E dall’altra parte c’è un Paese che vive di contraddizioni, che sogna la modernità occidentale ma allo stesso tempo ha il terrore di raggiungerla, che è teso in una corsa in avanti ma non è intenzionato ad attraversare tutte le tappe necessarie. Ed è una fortuna per noi che ci sia in Ghosts una voce lucida e appassionata come quella di Azra Denis Okyay. Per noi ma, forse, più ancora per la Turchia stessa.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.3