Venezia 77 – Salvatore – Il Calzolaio dei Sogni: recensione del documentario di Luca Guadagnino

Ferragamo - Shoemaker of Dreams racconta una figura storica e leggendaria. La vita del "calzolaio delle stare" rivista da Luca Guadagnino.

Per parlare di Ferragamo “si dovrebbe iniziare dalle scarpe”, per citare Nanni Moretti. Perché l’artista è anche la sua opera, soprattutto in un caso estremo e appassionato come quello di Salvatore Ferragamo. Luca Guadagnino lo racconta a partire da un paio di Marilyn Shoes. Splendide scarpette rosse per le quali la Monroe – ci racconta Salvatore – Il Calzolaio dei Sogni (Ferragamo Shoemaker of Dreams) –  si pavoneggiava. Osserviamo un artigiano in camice bianco maneggiarle con cura. La scienza del gesto tradisce una riverenza che tornerà nelle parole di famigliari, collaboratori e studiosi. Sono numerosi in questo lungo e delizioso documentario dedicato a uno dei più famosi stilisti di sempre. C’è persino Martin Scorsese, coinvolto dall’argomento e sorridente come al solito. Di certo, il trasporto degli intervistati aiuta il racconto, di per sé classico e didascalico, a caricarsi di spessore. È l’equilibrio tra resoconto storico e materiali d’archivio a lasciare lo spettatore pienamente soddisfatto. Le ore di girato incrociano filmati, aneddoti e materiali inediti al fine di costruire un Ferragamo credibile ma comunque leggendario. Perché la vita del “calzolaio dei sogni” si offre alla parabola con facilità sconcertante. Anche grazie a un susseguirsi di frasi, ricostruite o riproposte, dal potere evocativo: “Amo i piedi” – dà voce Michael Stuhlbarg  – “mi parlano”.

Ferragamo: from zero to hero

Salvatore Shoemaker of dreams

Salvatore Ferragamo nasce a Bonito, a cinquanta chilometri a est di Napoli. “Già Napoli è una galassia a sé – commenta Scorsese – immaginate un paesino”. Undicesimo di quattordici figli, eredita il nome dal fratello prematuramente scomparso. Come Vincent Van Gogh, ma senza traumi. O almeno, Guadagnino e Dana Thomas, sceneggiatrice, non si occupano dell’aspetto. Il documentario segue invece idee e luoghi. Suggestive nei ricordi di una famiglia costruita nel culto dell’illustre parente. “Non l’ho mai conosciuto – dirà una nipote – ma è come fosse vivo nelle parole della mia famiglia”.

Salvatore arriva a Napoli quando ha undici anni. “Qui la mia vita ha inizio” diceva. L’ambizione lo porta infatti ancora più lontano: l’America. Si imbarca con centinaia di ragazzi come lui. 100 sterline per l’accesso a New York e un conto aperto con il futuro. “Guardai gli edifici” – sentiamo dalla sua voce registrata in un’intervista degli anni ’50 – “e volevo disperatamente arrampicarmi su quei tetti”. Nelle parole di Ferragamo si compie il sogno americano. È Scorsese a darcene un’interpretazione, chiedendo in prestito parole di Bob Dylan: “non trovi te stesso, crei te stesso”. Eppure Salvatore qualcosa da trovare lo ha. Deve capire il segreto di quel talento che a soli dieci anni gli permette di costruire in una notte, dal nulla, due perfette paia di scarpe.

Luca Guadagnino racconta “Il calzolaio delle star” in Salvatore – Il Calzolaio dei Sogni

Ferragamo Shoemaker of dreams cinematographe.it

La vita di Ferragamo in America incrocia gli esordi del cinema. E qui Guadagnino mette il cuore del film e ci mostra perché sia per lui così importante ricordarne la vita. Quando Salvatore arriva a Boston decide di proseguire, perché la fabbrica di scarpe ultra moderna in cui il fratello gli trova lavoro non fa per lui. Il suo spirito di artigiano lo spinge a “odiare tutte quelle macchine”. Giunge in California, dove prima a Santa Barbara e poi a Hollywood trasforma in Cenerentola le dive del Cinema muto. Diventa “Il calzolaio delle star”, stringendo rapporti lavorativi e personali con Pola Negri, Mary Pickford, Jean Harlow. Nel West, Ferragamo trova fortuna. Il suo racconto riguarda le possibilità concesse da un paese “che era tutto da costruire”, proprio come questa nuova arte in movimento.

Salvatore – Il Calzolaio dei Sogni ce lo mostra per immagini, trovando sintesi nelle foto dei calchi dei piedi su cui leggiamo i nomi di alcune leggende: Magnani, Loren, Hepburn, Crawford, Godard. E tutto grazie agli stivali da Cowboys. Perché arrivato sul primo set nota che “possono essere migliorati”. Così Cecil DeMille lo assume e arriva ad ammettere che “Il west starebbe stato conquistato prima con gli stivali di Ferragamo”.

Quello con il cinema è un sodalizio che segna l’artigiano. E Guadagnino ne approfitta per raccontare Hollywood a partire dalle scarpe. Una prospettiva inedita proposta da una vita straordinaria. Ferragamo è infatti anche una finestra su cui osservare il primo star System, con tanto di festini a cui Ferragamo partecipa con “sostanziose spaghettate” e ottimi cocktail. “Pensavano fosse Wisky, ma servivo Ginger ale”.

Salvatore Ferragamo imprenditore e artista

Torna anche un’immagine imprenditoriale di grande successo. Perché Ferragamo riesce a capitalizzare qualunque situazione. Quando il cinema si trasferisce a Hollywood lui è lì. Per seguire le dive del muto passo dopo passo. Quando l’Italia attraversa gli anni più bui del regime Ferragamo è a Firenze, a combattere l’imposizione della moda fascista. Sa scegliere i luoghi della propria vita. Prende rischi, fa investimenti, perde e guadagna. Ha occhio per gli affari, ma non si svende a un modello industriale che non lo convince. Ferragamo diventa così il ponte tra due realtà. La piccola italia delle campagne e il grande approccio fordista. Scoprirà così che diciotto artigiani, divisi per compiti ma lasciati liberi di lavorare, possono creare modelli a loro modo diversi e perfetti.

Ferragamo - Shoemaker of Dreams cinematographe.it

Sul segreto delle sue scarpe Ferragamo – Shoemaker of Dreams sofferma e conclude una vita straordinaria. “Erano comode”, si riassumerà. Dietro questo, però, studi di anatomia, un estro da inventore (porta lui il concetto di brevetto in italia) e una poetica da filosofo. Calzolaio come mago, come nelle leggende orientali.

Così, si arriva a fine visione pienamente coinvolti. La sensazione è di avere attraversato mezzo secolo in compagnia di una figura inconsueta. La struttura del documentario, molto semplice, ha uno spiccato impianto narrativo. Ci si affeziona a Ferragamo, ma anche ai ricordi della moglie. Per altro simbolo di un’Italia imprenditoriale che, spesso, si resse sulle spalle di donne straordinarie.

Guadagnino si era innamorato di Ferragamo sul set di Walking Stories, nel 2013. Per l’occasione lesse un’autobiografia sconvolgente. Perché “la vita di Ferragamo potrebbe essere un film stupendo”. E questo film lo è, stupendo. Perché Ferragamo sfida Guadagnino. Lo obbliga a parlare di cinema, Italia e ambizioni internazionali. Elementi su cui si giocherà, sempre di più, il futuro del regista.

Salvatore – Il Calzolaio dei Sogni è in uscita al cinema l’11, il 12 e il 13 ottobre 2021 distribuito da Lucky Red, in collaborazione con TIMVISION.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

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