Venezia 74 – Evviva Giuseppe: recensione del documentario su Giuseppe Bertolucci

Evviva Giuseppe ricrea gli orizzonti, le sensazioni di un regista che indaga, analizza i dettagli e i contrasti dell'uomo.

Evviva Giuseppe è un documentario di Stefano Consiglio, presentato all’interno della sezione Venezia classici durante la 74ª Mostra del Cinema di Venezia, e narra della vita lavorativa e poetica del regista Giuseppe Bertolucci.

Evviva Giuseppe è un racconto corale, le cui voci narrative si susseguono e si confrontano in un dialogo di 90 minuti, attraverso ricordi, considerazioni, frammenti lavorativi e lirici, redatti con emozione e ironia da amici, collaboratori e familiari.

Il documentario vede partecipazioni straordinarie; ad esporre i propri pensieri esordisce il fratello, Bernardo Bertolucci, poi l’amico Fabrizio Gifuni, il cui ruolo è di vestirsi delle parole del regista, poi la scrittrice Lidia Ravera, e ancora Marco Tullio Giordana, Laura Morante, Aldo Nove, Nanni Moretti, Stefania Sandrelli, Sonia Bergamasco, Emanuele Trevi, Roberto Benigni, il padre Attilio Bertolucci e lo stesso Giuseppe Bertolucci, che sono presenti per merito di alcuni video cult, interviste e sketch teatrali.

Evviva Giuseppe

Il fratello Bernardo con grande sensibilità e devozione per suo fratello, si immerge in un flashback mnemonico, da cui rievoca attimi della loro infanzia insieme, le passioni in comune, il loro rapporto e l’impronta paterna, un uomo dalla poetica crepuscolare, sicuramente fondamento di una crescita psichica e della stessa dimensione poetica.

Bernardo e Giuseppe, come se ne fa accezione nel documentario, è sbagliato definirli l’uno (fratello) maggiore e l’altro minore, in termini di grandezza o di importanza; tra loro, come accade nella musica, minore e maggiore sono due tonalità diverse, sono due modi di essere che trasmettono sensazioni differenti.

Giuseppe Bertolucci è un regista che non si è mai accontentato di tingersi di solo cinema

Evviva Giuseppe

La parola viene traslata dal ricordo all’ispirazione, in cui attori e registi sono stati guidati dal carattere e dalle opere di Bertolucci. Nanni Moretti lo definisce “l’uomo delle prime volte”, le sue attrici da Stefania Sandrelli, Laura Morante a Sonia Bergamasco si sovrappongono tra l’impatto lavorativo e l’approccio mentale che ognuna di loro ha avuto con questo regista libero, arguto, penetrante, con un’intelligenza sia giubilante che elegiaca.

La narrazione della vita di Bertolucci viene riempita da Fabrizio Gifuni, che interpreta i testi di Giuseppe, da Emanuele Trevi che legge uno scritto sugli ultimi giorni del regista e con uno straordinario monologo scritto e interpretato da Roberto Benigni. Quest’ultimo incornicia l’essenza, la curiosità, lo stupore di un uomo che incontra un maestro e ne fa strumento di crescita, ne custodisce la bellezza, la nobiltà d’animo, esponendo in pochi minuti i suoi perché in un soliloquio alto, drammatico e sensibile.

Evviva Giuseppe ricrea gli orizzonti, le sensazioni di un regista che indaga, analizza i dettagli e i contrasti dell’uomo

Evviva Giuseppe

Evviva Giuseppe sa come raccontarsi, come non cadere nelle nostalgie, nel dramma di un poeta mai perso, anche perché Bertolucci è immortale, è così reale che ascoltarlo nei suoi dibattiti, durante backstage o spezzoni teatrali, crea un tempo differente dal nostro, che non scorre, ma ferma in un attimo eterno in cui è la parola poetica a dominare, da cui ricrearsi e diventare altro, mediante le arti di cui Bertolucci era succube e padrone, dal cinema, alla pittura, al teatro, vivendo sul crinale tra immanenza e trascendenza, fenomeno e noumeno.

Giuseppe Bertolucci è un regista che non si è mai accontentato di tingersi di solo cinema, ma che ha attraversato il percorso che porta dalla scrittura, al set, al montaggio, e con analisi si è approcciato al sentimento, al mondo delle donne, all’interiorità, al teatro, alla politica, alla scrittura poetica. Ha delineato le contraddizioni dell’Italia, dell’arte filmica, preferendogli il teatro, regista indimenticabile di capolavori come Berlinguer ti voglio beneSegreti segretiTuttobenigniAmori in corsoTroppo sole e Il dolce rumore della vita.

Stefano Consiglio ricrea gli orizzonti, le sensazioni di un regista che dava l’illusione d’un trompe-l’oeil nelle sue opere, il cui intento non era solo riprodurre, non era solo mostrare, ma portare su di un livello di realtà che avesse una propria densità, un proprio respiro, ed indagare, proporre, analizzare i dettagli, i contrasti dell’uomo.

Regia - 4
Fotografia - 4
Sonoro - 3
Emozione - 5

4