Emily: recensione del film sulla vita di Emily Brontë

In uscita sugli schermi il 15 giugno la storia dell'autrice di Cime Tempestose, uno sguardo intimo sulla vita dell'autrice misteriosa a metà tra fiction e storia.

Come nasce un capolavoro? È una delle molte domande a cui prova a rispondere la regista Frances O’Connor nel suo Emily, film in uscita in sala il 15 giugno in cui si approfondisce la vita Emily Brontë, una delle figure più misteriose e affascinanti della letteratura. Autrice di un solo libro diventato un classico immortale, Cime Tempestose, e di alcune poesie che aprono una finestra sul suo complesso mondo interiore, di lei non si è mai saputo troppo, e forse anche per questo è entrata prepotentemente a far parte della cultura popolare. L’attrice, qui alla sua prima prova di scrittura e regia, grazie a un’eccellente Emma Mackey (Sex Education, Assassinio sul Nilo) riesce a dipingere il ritratto di una ragazza curiosa, piena di immaginazione ma anche complessa e problematica, in competizione con una famiglia di artisti (anche le sorelle Charlotte e Anne sono autrici) e alla ricerca di se stessa. Una storia appassionante, bella visivamente e in cui la fiction si interseca con la verità storica, componendo il ritratto di una donna che era molto più avanti della sua epoca.

Emily Brontë, l’autrice misteriosa a cui Frances O’ Connor cerca di ridare giustizia

Emily recensione cinematographe.it

Emily Brontë è una delle figure più misteriose della letteratura: nata nel 1818 e cresciuta nello Yorkshire, sul limitare della brughiera, è sempre stata una ragazza estremamente riservata. Le notizie su di lei sono poche e frammentarie, e ad aumentare il fascino della scrittrice prodigio che ha lasciato un solo libro, ci si mette una vita costellata di lutti (prima la mamma, poi le sorelle Maria e Elizabeth) e una famiglia artistica con cui a dovuto competere, in particolare con le sorelle Charlotte e Anne, rispettivamente autrici di Jane Eyre e Agnes Grey. Non sorprende quindi che anche la fantasia di Frances O’Connor sia stata catturata dalla figura di Emily. L’idea le è nata ai tempi della sua partecipazione al film Mansfield Park, quando visitò lo Yorkshire e la casa delle sorelle Brontë a Haworth: lì pensò per la prima a raccontare la storia della scrittrice, un sogno che si è risvegliato dopo molti anni e l’ha portata a mettersi anche dietro la telecamera per la prima volta. La sua Emily è una donna forte, ribelle, sensibile, ispirata, piena di fascino: una donna fuori dal suo tempo per tanti aspetti, una outisider che, proprio per il suo essere diversa, è diventata nel tempo l’eroina simbolo di chi è fuori dagli schemi.

La scelta della O’Connor è quella di raccontare la vita concreta di Emily e della sua famiglia, la sua quotidianità, la sua ricerca di un posto nel mondo. Chiaramente, per buona parte è tutto immaginato, anche se non mandato dettagli storici importanti, ma il risultato finale è un ritratto che funziona, è una Emily con cui ci si può identificare, nonostante appartenga a un’epoca totalmente diversa dalla nostra. Frances O’Connor, inoltre, ha pensato il suo film per ridare anche giustizia alla figura di Emily: alla sua morte, infatti, la sorella Charlotte ha raccontato la storia della sua vita ma dal suo punto di vista, e sono molti gli studiosi che hanno evidenziato come l’abbia “riscritta” per migliorare più che altro la propria immagine. Così la O’Connor preferisce dare una voce a Emily, e raccontare un rapporto fatto di un rivalità, diffidenza e insieme profondo amore, devozione e affetto. Il film, con il suo modo di raccontare intimo ma delicato, restituisce un corpo, un carattere, una personalità, una voce alla misteriosa Emily Brontë, da sempre definita la “la sfinge della letteratura inglese”.

Il tutto funziona ancora meglio grazie alla forte chimica tra gli attori, che da subito hanno creato un gruppo compatto, che funziona: la bella e brava Emma Mackey si sposa benissimo con il suo tormentato amore Oliver Jackson Cohen (The haunting of hill house, The haunting of Bly Manor) che interpreta William Weightman, è credibile con Fionn Whitehead, il protagonista del pluripremiato Dunkirk che qui interpreta il fratello problematico Branwell ed è crea un trio semplicemente iconico con Alexandra Dowling (Merlin, Game of thrones) e la stella nascente Amelia Gething, rispettivamente Charlotte e Anne Brontë.

Cosa c’è di vero in Emily? Dove la storia si intreccia con la fiction

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Sapendo così poco sulla vita vera di Emily Brontë si è dovuto lavorare molto di fantasia per ricrearne la quotidianità e per indagare cosa possa avere ispirato un romanzo complesso e tormentato come Cime Tempestose. Il lavoro che ha svolto Frances O’Connor però è molto intelligente, e pur non mancando di elementi di finzione la storia abbonda di fatti storici che, insieme ai fatti romanzati, hanno permesso alla regista di muoversi su più livelli e di creare ritratti a tutto tondo dei suoi personaggi. Qualche esempio? Il vice parroco William Weightman è un personaggio reale, che arrivò a Haworth e si fece presto una certa fama di donnaiolo. Secondo le fondi, almeno una delle sorelle Brontë fu innamorata di lui, perché sembra proprio che fosse un uomo molto bello: difficile quindi resistere alla tentazione di immaginare anche Emily attratta da lui. Anche la storia tragica di Branwell Brontë, il fratello pittore, è reale: il ragazzo frequentava ambienti bohémien e soffriva molto dell’essere il meno talentuoso della famiglia, inoltre ebbe una serie di vicende personali che lo spinsero nel vizio delle dipendenze che, di certo, ne accelerarono la morte.

Molto realistica anche l’immagine di Emily come la “sorella strana”: spesso, da studiosi e biografi, l’autrice è stata definita riservata, anticonvenzionale, diversa dalle sorelle più timide e composte. Ma c’è da dire che, in realtà, tutte e tre le sorelle Brontë erano considerate un po’ fuori dal comune: già solo il fatto che fossero istruite le rendeva diverse dalla gente del villaggio e suscitava una certa curiosità. Nonostante la presenza di molti fatti storici, però, non bisogna dimenticare che Emily non è un biopic, ma un tentativo di immaginare come fosse l’autrice oltre alla fama che la accompagnava, e di cosa possa averla ispirata a scrivere il suo unico romanzo, diventato uno dei più grandi classici della letteratura ottocentesca.

Emily: visivamente appagante e tecnicamente notevole

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Anche dal punto di vista prettamente tecnico, Emily non delude. Protagonista al pari degli attori è la brughiera, il tipico paesaggio di una certa parte di Inghilterra che ha un ruolo così importante anche nel libro della Brontë: il lavoro fatto durante le riprese è eccellente, talmente immersivo da bucare lo schermo e trasmettere tutta la sua carica drammatica, ma anche poetica. Di grande impatto, in tal senso, sono le scene delle ragazze che corrono sotto la pioggia, di Emily che rotola giù per le colline, di due delle tre sorelle che per scrivere aprono la finestra, come a voler far entrare nella loro stanza il potere della brughiera. Ottimo anche il lavoro della direttrice della fotografia Nanu Segal, che è riuscita a restituire in ogni immagine l’intensità del momento e la potenza naturale del paesaggio.

Una menzione speciale meritano il lavoro scenografico, ispirato fortemente dalla vera residenza della famiglia Brontë e supportato dalla preziosa consulenza di Ann Dinsdale della Brontë Society, e al reparto costumi curato da Michael O’Connor, riuscito a creare un mondo reale attraverso abiti che non sembrano costumi di scena, ma vestiti veri di tutti i giorni. Particolarmente notevole il vestito stampato a fulmini, ispirato a un reale riferimento storico di un tessuto viola con motivi simili a saette che Emily aveva comprato per farne un vestito.

Emily: conclusione e valutazione

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Appassionante, appagante visivamente e molto curato in tutti gli aspetti tecnici, Emily è un piacevole sguardo inedito sulla vita di una delle autrici più misteriose e segrete della letteratura: la giovane, coraggiosa e indipendente Emily Brontë. Frances O’Connor e il suo team riescono a trasportare lo spettatore nella psiche di Emily e delle persone a lei più vicine, ma anche a trasmettere un messaggio di libertà di pensiero e ricerca personale durante la crescita che è sempre valido. Adatto agli appassionati di letteratura e perfetto per gli amanti dei drammi storici, Emily può essere apprezzato anche a chi cerca, semplicemente, due ore di evasione in un’altra epoca, attraverso una storia intensa e affascinante.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.5