Downton Abbey 6: recensione della stagione finale

Con l’ottava puntata andata in onda domenica sera su ITV, si è conclusa la sesta ed ultima stagione di Downton Abbey. L’episodio, di maggiore durata rispetto al solito standard da quarantacinque minuti, ha chiuso un cerchio pur lasciando lo spiraglio di una più completa conclusione nello speciale natalizio. E sì, perché non è ancora tempo di addii definitivi. Sarà a Natale, infatti, il momento di salutare per sempre Downton Abbey e i suoi ormai affezionati protagonisti.

La sesta stagione, cominciata il 20 Settembre, si è mantenuta costantemente su un livello televisivo alto a conferma di una storyline ormai navigata, protagonisti conosciutissimi e dettagli tecnici senza pari. E volendo partire da questi ultimi, è chiara la perfetta accuratezza nei dettagli scenici, a partire dalla splendida location del castello di Highclere nell’Hampshire, e dai costumi che hanno reso Downton Abbey quella che è, tutt’oggi, una delle serie tv in costume più amate. Merito di ciò va senza dubbio al creatore nonché sceneggiatore della serie, Julian Fellowes, Premio Oscar alla migliore sceneggiatura originale per il film Gosford Park nel 2002, che è riuscito a raccontare le vicende di una nobile famiglia inglese in contesto ai fatti storici reali, intrecciandole a quelle della servitù che vive e lavora nella tenuta. Ciò che ne è uscito fuori, in questi sei anni di messa in onda, è stato certamente il quadro perfetto di una società in crescita e cambiamento di pari passo con i tempi che mutano. Ambientata nell’arco di quindici anni, dal 1912, anno dell’affondamento del Titanic, fino al 1927, ha seguito la famiglia di Grantham Crawley sullo sfondo della Prima Guerra Mondiale, prima, e della ricrescita economica, poi, all’indomani di un nuovo futuro conflitto.

Downton Abbey

La sesta stagione ha portato a compimento il percorso iniziato nel 2010 mettendo al loro posto le pedine più significative. Analizzando quindi il finale di stagione, non potremo esimerci dallo svelare la trama di questi ultimi otto episodi.
Raccomandiamo a questo punto la lettura a chi è in paro con la visione.
Anzitutto assistiamo al matrimonio tra le colonne portanti della servitù di Downton, Mr. Carson (Jim Carter) e Mrs. Hughes (Phyllis Logan). Il burbero maggiordomo, emblema dei valori e delle regole ferree del passato, si scontra con la dolcezza e la comprensione della signora Hughes e dopo anni di convivenza lavorativa, l’affetto e il rispetto reciproco, si legano in un matrimonio che non è altri che la coronazione di un rapporto maturato nel tempo trascorso a stretto contatto. La coppia, come una qualsiasi, appena sposata, dovrà far fronte a nuove abitudini e alla scoperta di un’intimità fino ad ora mai esplorata. Anche i coniugi Bates, John (Brendan Coyle) ed Anna (Joanne Froggatt), trovano pian piano la più bella felicità che una coppia possa mai desiderare e non senza difficoltà: la gravidanza di Anna, tanto cercata e inizialmente travagliata, avrà modo di continuare serenamente anche grazie all’aiuto di Lady Mary (Michelle Dockerty), da sempre confidente della donna. Con la signora Patmore (Lesley Nicol) alle prese con la nuova attività nell’ostello da lei amministrato e le conquiste scolastiche di Daisy (Sophie McShera) e del signor Molesley (Kevin Doyle) , l’unico a passarsela male è Thomas Barrow (Rob James-Collier). L’uomo, che nel corso degli anni, è sempre stato considerato come pecora nera del gruppo, è passato dall’essere l’uomo senza scrupoli che tutti conosciamo, a colui che, dopo tanto male, cerca in ogni modo possibile di riconquistare la fiducia e la serenità perduta. Missione non semplice la sua, se si pensa anche al momento di crisi che attanaglia il suo ruolo professionale. Come conseguenza dei cambiamenti che vertono anche all’interno delle famiglie più facoltose della Gran Bretagna e dell’Europa – che, sempre più in fretta, vedono la riduzione di personale – anche nel caso di Thomas Barrow, il suo posto a Grantham non sembra più assicurato. Il sentimento di fallimento e solitudine si tramutano in una depressione sempre più profonda ed inesorabile. Il personaggio di Barrow è forse quello che più fra tutti è riuscito a modificarsi nel tempo, approfondendo sempre più la psicologia di un uomo che è cambiato lungo il tragitto: il pentimento è sentito e la voglia di esser amato è immensa e quasi straziante.

Downton Abbey

Salendo le scale che portano al grande salone del castello, incrociamo le strade della famiglia Crawley. Con la partenza di Tom Branson (Allen Leech) e la piccola Sybil a Boston, l’unico ad occuparsi dell’economia della tenuta è Robert (Hugh Bonneville), sempre meno in forma. Cora (Elizabeth McGovern), sua moglie, affiancata da Isobel Crawley (Penelope Wilton) si schierano contro Violet (Maggie Smith) quando, ad ennesima dimostrazione dei tempi che corrono, la possibilità di incorporare l’ospedale del villaggio a quello centrale diventa una possibilità utile ad attrezzare l’edificio con le nuove tecnologie per i pazienti. Violet, conservatrice fino all’osso, si oppone a man ferma all’idea di veder l’ospedale privato della sua indipendenza. A Downton entra in gioco Lady Mary che, dopo il prematuro naufragio della sua relazione con Lord Tony Gillingham, e la mole di lavoro troppo alta per suo padre, è decisa a prendere in mano le redini della casa. La testardaggine e la quasi gelida compostezza della donna, ormai costanti del ritratto di Lady Mary, vengono minate dall’incontro con Henry Talbot (Matthew Goode), pilota senza titoli nobili, ma di buona famiglia, che immediatamente accende l’interesse nella donna. Ma è il forte ricordo di Matthew Crawley (Dan Stevens) a frenare l’entusiasmo di colei che, per paura di ulteriori sofferenze, rifiuta ogni tipo di legame sentimentale. L’infelicità di Mary si ripercuote anche su sua sorella Edith (Laura Carmichael), eterna rivale in famiglia. Edith il cui successo professionale è inversamente proporzionale alla stabilità della sua vita privata, deve evitare uno scandalo pubblico mantenendo segreta la vera identità di Marigold; tuttavia una volta vicina al fidanzamento con Bertie Pelham (Harry Hadden-Paton) vede nel ciclone Mary un’ennesima disfatta. Le bacchettate di Tom Branson, finalmente tornato da Boston con Sibbie, e quelle di nonna Violet porteranno pace nella vita di Mary e non solo.

Downton Abbey

Una sceneggiatura sempre fluida e malleabile, ricca di ironia ed eleganza formale, ha fatto sì che Downton Abbey diventasse una delle migliori serie degli ultimi anni. I personaggi amatissimi ed animati da grandissime performance, vere perle di Downton Abbey (Maggie Smith fra tutte), sono stati specchio di un’epoca di passaggio che, dall’Età Edoardiana, ha visto nascere nuovi valori storici e culturali. La bellezza di questa serie risiede nell’esser riusciti a raccontare storie di vita quotidiana nei primi anni del ‘900, in questo caso della famiglia Crawley e dei suoi servitori, con una semplicità e grande cura del dettaglio tali da averci fatto dimenticare del mero prodotto televisivo.
Ed essendo veramente vicini alla fine definitiva, non ci resta che guardare indietro con sguardo malinconico.
Una serie come questa sarà certamente difficile dimenticare, né sarà semplice pensare che non ne vedremo più.
Vi lasciamo con le parole di Robert Crawley:

Una sorpresa è sempre una sorpresa, mamma. E sono certo che non abbiamo ancora visto l’ultima.

Appuntamento a Natale con il gran finale!

Giudizio Cinematographe

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8

Voto Finale