Diabolik – Ginko all’attacco! – recensione del film dei Manetti Bros.

Diabolik - Ginko all'attacco! ha dalla sua un Re del Terrore più convincente, un ritmo più calzante, una storia che non elemosina colpi di scena e un pubblico che forse ha imparato a studiare le mosse di questo progetto cinematografico..

Se il primo film su Diabolik ha presentato il personaggio creato dalle sorelle Giussani negli anni ’60, questo secondo capitolo dal titolo Diabolik – Ginko all’attacco! passa nettamente all’azione. Lo fa cambiando il volto e la pelle del protagonista: non più Luca Marineli ma Giacomo Gianniotti, un attore che parla italiano ma che si porta addosso l’esperienza americana (molti di voi lo conosceranno grazie a Grey’s Anatomy); un interprete fisicamente più prestante, più passionale, più lanciato, che si cimenta in questa impresa con le chiare intenzioni di strappare dall’abisso di Diabolik quel tormento interiore fatto di oscurità criminale e passionale. Attenzione, però! Non stiamo denigrando la bravura di Marinelli, quanto constatando che effettivamente Gianniotti sia fisicamente più giusto e in grado di sostenere lo spessore psicologico e artistico di Miriam Leone, la quale indossa divinamente i panni di Eva Kant.

Guardare indietro per andare avanti: il segreto dei Manetti Bros.

C’è un’evoluzione in questo secondo capitolo (da non chiamare assolutamente sequel!) che trasferisce lo sguardo verso lidi lontani, lasciandoci respirare echi hollywoodiani. La sigla iniziale, per esempio, sulle note di Diodato, fa molto il verso a James Bond e l’atmosfera tutta ci fa dimenticare di trovarci in Italia – tra Roma, Milano, Friuli e Veneto – pur ancorandoci agli anni ’60 e a quell’artigianalità degli effetti (merito di Simone Silvestri) di cui si va fieri.
Diabolik – Ginko all’attacco ci tiene schiacciati con i piedi per terra, ci lega a doppio filo alle atmosfere dei fumetti, iniettandoci negli occhi ritmi e maniere di un modus operandi passato. Il design, il modo di pensare, di vivere, di vestire, la stessa scelta musicale, tutto ci ingoia in un tempo che non c’è più e se riusciamo a ritrovare la via del ritorno è grazie a quel tunnel sotterraneo scavato con cura dai Manetti Bros.: la loro regia è una strada non asfaltata e buia (una di quelle che percorrerebbe Diabolik), attraversando la quale si materializza l’eco del presente. La macchina da presa ci tiene aggrappati a un filo rimarcandone la precarietà, si lancia in riprese aeree, si intrufola in angusti spazi privandoci dell’ausilio della vista per poi consentirci respiri a metà in spazi aperti ma circoscritti e, quando il piacere incombe, lo offusca.

Diabolik – Ginko all’attacco! è un gioco di coppia

Cosa può esserci di più attuale di un amore che esplora la crisi? Cosa più del desiderio di mettersi instancabilmente in gioco, di spogliarsi provvisoriamente di una maschera sperando al contempo di estraniarsi dal mondo anche per mezzo della stessa?
Marco e Antonio Manetti (che si sono occupati della sceneggiatura insieme al compianto Michelangelo La Neve, a cui è dedicato il film) scrivono la storia di Diabolik – Ginko all’attacco! partendo dal fumetto pubblicato sul sedicesimo albo della collana dedicata al Re del Terrore, nell’aprile del 1964, polarizzando la narrazione verso il gioco di coppia, in un prisma di variabili affettive che ci danno modo di afferrare le sfumature caratteriali dei personaggi.
Se nel primo film, infatti, gli attori si muovevano pressoché in solitaria, non senza un guizzo di egoismo, in questo secondo capitolo della trilogia gli arzigogolati meccanismi della vita privata vanno a invadere la sfera dell’intimo, entrando nel merito delle decisione da prendere, del modo di mostrarsi in pubblico, delle priorità personali. Il modo in cui un uomo ama è la sua carta d’identità: se Diabolik ed Eva battibeccano come una normale coppia dell’alta borghesia una volta svestita la tutina attillata; Ginko e Altea (interpretata con divertente ironia e grande talento da Monica Bellucci) si puniscono crogiolandosi nella clandestinità di un rapporto per paura del giudizio altrui.

Anche in questo l’inseguito supera l’inseguitore, lasciandolo marcire nella frustrazione di un fallimento lavorativo che avvelena persino la sua realizzazione sentimentale. Diabolik, rispetto a Ginko (un sempre impeccabile Valerio Mastandrea), vanta uno scarto di superiorità: più giovane, più astuto, più organizzato, più libero. E se il ladro cattivo affascina, il poliziotto buono si fa amare proprio per la sua inetta umanità, per la determinazione a non arrendersi e per la fiducia che ripone nella sua squadra.

Diabolik – Ginko all’attacco! parla la lingua delle donne

Ancora una volta i Manetti Bros. onorano le sorelle Angela e Luciana Giussani intingendo la loro pellicola con una femminilità delicatamente efferata e lasciando che siano le presenze femminili a traghettare il racconto verso un livello superiore. Non parliamo propriamente di femminismo, quanto di un seme rivoluzionario che rintraccia le radici negli anni ’60 per aggrovigliarsi alla contemporaneità, in una scacchiera di possibilità in cui si possono scovare tutti i rapporti possibili, senza tuttavia che l’immagine della donna resti relegata nella soffitta dell’accessorietà. Se la Eva di Miriam Leone si fa alter ego del suo compagno, imparando l’arte della truffa e della difesa, la contessa di Vallenberg interpretata da Monica Bellucci incarna la libertà interiore, la passione sfrenata e la leggerezza d’animo di chi riesce ancora a credere nell’amore. È lei l’unica in grado di entrare il cuore di Ginko, di destabilizzare la sua rigidità: quando gli occhi dell’ispettore incontrano quelli di Altea l’aria si distende e il mondo si colora un po’ di più, salvo poi tornare, come sempre, a lasciarsi ossessionare dalla cattura di Diabolik.
Tuttavia, la presenza femminile è così capillare da abbracciare anche personaggi secondari, come le bellissime e letali ballerine capitanate dall’attrice Ester Pantano o la dolce e coraggiosa agente Elena a cui presta il volto Linda Caridi.

Potremmo quasi dire che Diabolik – Ginko all’attacco! parla la lingua delle donne, quella complessa, vendicativa, emancipata, passionale. Ma sarebbe un’esegesi monca, poiché in effetti quest’opera si adagia ai dettami di uno scheletro eterogeneo, in cui la parola d’ordine è il rischio. C’è il rischio nelle azioni dei protagonisti, ma c’è anche nell’operazione intrapresa dai Manetti, dai produttori (oltre agli stessi registi, Carlo Macchitella e Pier Giorgio Bellocchio), dal direttore editoriale di Astorina. Perché portare sul grande schermo il Re del Terrore è una scommessa, anche adesso che il primo capitolo è passato quasi indenne sotto il giogo della critica e del pubblico.

La colonna sonora di Diabolik – Ginko all’attacco! e il cast

DIABOLIK - GINKO ALL' ATTACCO! recensione cinematographe.it

D’altro canto “se non sei pronto a morire, sei destinato a sparire”, canta Diodato nel singolo Se mi vuoi, inserito all’interno della colonna sonora (edita da Edizioni Curci e Creuza e disponibile in digitale dal 18 novembre 2022): un grumo di parole che vanno a chiazzare la narrazione, facendo da filo conduttore dell’intera filosofia di Diabolik e di quella mania di essere concretamente e assolutamente fedele alla propria personalità. Una ginnastica delle anime che coinvolge tutti: nessun mutamento, nessun colpo di coda. Ogni personaggio resta integro sulla scena, staccato dalle pagine del fumetto e poi appiccicato con tutta le sue angolazioni sul grande schermo; complice, graficamente parlando, la fotografia di Angelo Sorrentino, ma anche i costumi di Ginevra De Carolis, il trucco di Francesca Lodoli, le acconciature di Luca Pompozzi e le scenografie di Noemi Marchica.
La musica, in questo contesto, rappresenta forse il mezzo più trasversale e coinvolgente. Le note di Pivio e Aldo De Scalzi danzano sulla storia, lasciando che il cuore si spinga oltre gli ostacoli autoimposti dalla mente al suon di armonie che, ricamando pur sempre il main theme scritto per il primo film, si svincolano in richiami agli anni ’70 e saliscendi melodico-armonici, in un bagno sonoro che avvolge i sensi, scandendo le azioni bruciate di spirito noir e corredate dagli effetti sonori di Gianluca Basili. Tra le firme del comparto sonoro citiamo inoltre Iacopo Pineschi (suono in presa diretta), Lilio Rosato (Montaggio sonoro) e Gianni Pallotto (mix audio).

Infine, meritano una menzione a parte gli interpreti, i quali si confermano (o si lasciano scoprire, nel caso delle new entry) perfettamente aderenti non solo ai loro ruoli ma anche a questo antico esperimento sul quale i Manetti hanno deciso di scommettere.
Rispetto alla prima pellicola, Diabolik – Ginko all’attacco! ha dalla sua un Re del Terrore più convincente, un ritmo più calzante, una storia che non elemosina colpi di scena e un pubblico che forse ha imparato, un po’ come l’ispettore Ginko, a studiare le mosse di questo progetto cinematografico.

Con Alessio Lapice (Roller), Pier Giorgio Bellocchio, Andrea Roncato, Amanda Campana, Urbano Barberini, Giacomo Giorgio, Simone Leonardi, Pierangelo Menci, Marco Bonadei, G-Max e Gustavo Frigerio a completare il cast, Diabolik – Ginko all’attacco! è al cinema dal 17 novembre 2022 con 01 Distribution, prodotto da Carlo Macchitella, Manetti Bros. e Pier Giorgio Bellocchio, è una produzione Mompracem con Rai Cinema, in associazione con Astorina e Bleidwin.

Leggi anche Diabolik: recensione del film con Luca Marinelli

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.9