LFF 2018 – Destroyer: recensione del film

Destroyer, il film di Karyn Kusama con Nicole Kidman, non regala niente di nuovo al panorama cinematografico dei thriller al femminile.

Ormai sembra aver preso piede una corrente cinematografica guidata da protagoniste femminili toste e impavide che provano a farsi rispettare in un mondo prevalentemente maschile e ostile. Karyn Kusama è una regista particolarmente affezionata alla formula “one woman show”. Basti pensare a titoli come Jennifer’s Body,  Æon Flux – Il futuro ha inizio o Girlfight che fanno parte della sua filmografia.

Potrebbe interessarsi Le 15 Donne più fatali dei Film Horror

In Destroyer (presentato al London Film Festival 2018) una Nicole Kidman quasi irriconoscibile, come Charlize Theron in Monster, veste i panni di Erin Bell, un detective di polizia tormentato dai fantasmi del passato dopo che una copertura salta con gravi conseguenze. Sedici anni dopo Silas (Toby Kebbell), il capo della gang di cui lei faceva parte, pensa di rapinare una banca importante ed Erin vuole fermarlo a tutti i costi, per vendicarsi e proteggere la sua famiglia. Il volto segnato dal dolore di Nicole Kidman monopolizza l’inquadratura, con numerosi primissimi piani che sottolineano il malessere di una donna sola che ha perso l’uomo che amava, il lavoro, e non riesce a instaurare un rapporto con la figlia adolescente. Ubriaca, arrabbiata e fuori fuoco, Erin non può fare affidamento su un corpo stanco, denutrito e stressato dalle condizioni di vita al limite. Passa le notti in macchina, mangia poco, e gira per la città alla ricerca di prove che la aiutino ad incastrare Silas e riprendere contatto con la sua famiglia. 

Destroyer: un film che celebra il talento di Nicole Kidman

Destroyer è un thriller cupo, ruvido e metropolitano che ricorda l’odissea di Jodie Foster ne Il Buio nell’Anima o di Jennifer Lopez in Via dall’Incubo, ma con una dose minore di azione e adrenalina che non permette al film di mantenere un ritmo dinamico e coinvolgente. Chiara è l’intenzione di Kusama di celebrare la Kidman, costruendo su di lei un personaggio che mira dritto all’Oscar. Una madre ferita, una donna ridotta al limite che ha dimenticato la sua femminilità ed è prigioniera di un destino negativo e crudele che non le lascia via di scampo. Il mondo esterno non esiste più per lei, e l’unica cosa importante è prendersi la sua rivincita. Non si può negare la natura camaleontica dell’attrice australiana, ma Destroyer non offre molto di più. La sceneggiatura si sviluppa con tempi troppo lunghi e il pubblico percepisce l’eccessiva lunghezza del film, che non riesce a sfruttare adeguatamente l’identità emotiva della storia. 

Con Destroyer Karyn Kusama ci consegna un film piatto

Immerso in un’atmosfera inquietante, con una musica spasmodica che suggerisce una sensazione di ansia per il futuro della protagonista, Destroyer respira e si muove in un paesaggio urbano e periferico allo stesso tempo, per sottolineare un’idea di giustizia propria di un posto dispersivo e corrotto come Los Angeles, dove i criminali si aggirano come termiti nelle fessure nascoste della città e dove ciò che passa per legge è corrotto oltre la redenzione. Karyn Kusama non regala niente di nuovo al panorama cinematografico dei thriller al femminile, firmando un film piatto, canonico e non abbastanza coraggioso da osare con la sperimentazione, sia estetica sia contenutistica. La narrazione resta su binari sicuri, affidandosi alla guida di una star di serie A come Nicole Kidman, ma non basta. 

Scopri di più su Nicole Kidman tra film, amori perduti, figli e tanti premi

Regia - 2.5
Sceneggiatura  - 2
Fotografia - 2
Recitazione  - 4
Sonoro - 2.5
Emozione - 1.5

2.4