Darkest Minds: recensione del film di Jennifer Yuh Nelson

Tratto dall'omonimo romanzo di Alexandra Bracken, Darkest Minds è il nuovo thriller young adult che racconta di un futuro distopico, dove il futuro e la libertà sono in mano a dei ragazzi poco più che adolescenti, ma dai grandi poteri.

Dagli esperimenti con risultati catastrofici, a governi che decidono di dividere la popolazione in fazioni, passando per giochi mortali dove giovani ragazzi devono combattere per la sopravvivenza: negli ultimi anni sono stati tantissimi i film cosiddetti young adult che hanno popolato i nostri schermi e che, in un modo o nell’altro, sono riusciti a conquistarsi il proprio pubblico. Questa è la volta di Darkest Minds, thriller destinato a un giovane pubblico, ambientato nel solito e indefinito futuro distopico, nelle nostre sale dal 14 agosto.

Darkest Minds però cerca in qualche modo di evolversi, di portare il genere ad un livello successivo. La narrazione, il linguaggio, le immagini, tutto nel film si discosta sempre più dai film precedenti, tingendosi di tinte più cupe e popolandosi di personaggi più crudeli.

Darkest Minds: l’altro film distopico young adult

Darkest Minds Cinematographe.it

Tratto dall’omonimo romanzo di Alexandra Bracken, Darkest Minds ci trasporta in un’epoca non ben definita, in un momento del futuro in cui un’epidemia ha ucciso la maggior parte dei bambini. I sopravvissuti hanno sviluppato delle capacità particolari, veri e propri superpoteri di diversa pericolosità. Proprio per paura della potenza di queste straordinarie capacità, il governo ha deciso di rinchiudere tutti i bambini e ragazzi rimasti in dei campi appositi. Tra di loro troviamo Ruby che, rinchiusa alla sola età di 10 anni ma ormai diventata adolescente, possiede una delle capacità più potenti e pericolose. Decisa a sopravvivere, Ruby riesce a evadere dal campo e ad unirsi ad un gruppo di altri ragazzi in fuga.

Sulla scia degli altri film young adult ambientati in un futuro distopico dove un gruppo di ragazzi è costretto a lottare per la propria libertà, Darkest Minds presenta fin da subito delle atmosfere più forti, un linguaggio più duro e soprattutto delle scelte narrative e stilistiche più potenti e cruente. Sfruttando immagini più crude, quasi senza censure, il film si avvicina maggiormente al thriller, piuttosto che a un racconto destinato ad un pubblico più giovane.

La costruzione stessa della trama è complessa e si basa su diversi snodi fondamentali, che ribaltano in continuazione le parti, trasformando l’avventura dei protagonisti sempre in qualcos’altro: se all’inizio lo scopo della giovane Ruby era la sopravvivenza, nel corso del film la ragazza dovrà imparare a riconoscere i buoni dai cattivi e a capire di chi fidarsi, perché non sempre un bel faccino con gli occhi azzurri rappresenta l’alleato migliore.

Darkest Minds si inserisce perfettamente in quel filone di film iniziato nel 2012 con Hunger Games che racconta di un mondo in un tempo non bene identificato, dove il futuro dei sopravvissuti e la difesa della libertà è in mano a dei ragazzi poco più che adolescenti. Tuttavia la sua diversità è proprio nel linguaggio scelto, nel modo di mostrare e raccontare le difficoltà e gli ostacoli che i giovani protagonisti sono costretti ad affrontare. Nonostante la giovane età, Ruby e i suoi compagni di viaggio dovranno imparare a conoscere fino a che punto l’uomo, sia esso adulto o ragazzo, sia in grado di spingersi, fin dove è disposto a sporcarsi le mani per raggiungere il proprio obiettivo. Il tutto raccontato senza badare a sangue, pestaggi, combattimenti e soprusi sui più deboli.

Le diversità rendono gli individui speciali

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L’aspetto forse più importante di un film destinato ad un pubblico giovane è sicuramente le sensazioni e gli insegnamenti che deve trasmettere e, come tutti i film del suo genere, Darkest Minds non si tira indietro di fronte questo compito. Ecco che quindi la propria diversità, le caratteristiche di ognuno, le qualità che ogni personaggio del film possiede, rendono tutti loro unici. Basta guardare il piccolo gruppo di cui Ruby entra a far parte una volta fuggita dal campo: Liam, Charles e Zu hanno dei poteri speciali che li rendono unici e soprattutto indispensabili l’uno per l’altro. Non hanno paura dell’altro, anche se è diverso e probabilmente possiede poteri ancora più distruttivi dei loro.

Come molti suoi predecessori quindi, anche Darkest Minds affronta tematiche importanti e delicate. Ancora una volta torna il tema dell’oppressione, qui però declinato non solo nei confronti dei più deboli o poveri (come in Hunger Games) ma soprattutto verso chi è diverso. I bambini sopravvissuti vengono rinchiusi nei campi perché gli adulti hanno paura di loro: la paura dell’estraneo, di un qualcosa lontano da ciò a cui si è abituati e che non si conosce, spinge l’uomo a reagire in un modo assurdo, tremendo, quasi animalesco. Un tema molto più che attuale.

Rispetto al tipico racconto thriller young adult a cui ormai siamo abituati da qualche anno a questo parte, Darkest Minds decide di fare un piccolo passo in più: cambiare registro, usare immagini e linguaggi più cupi, affrontando tematiche tutt’altro che leggere e molto più attuali di quanto possiamo pensare. Primo capitolo di una storia che ha ancora molto da raccontare, Darkest Minds grazie alla sua unicità, si posiziona tra i primi film del suo genere.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3