TFF35 – Dark River: recensione

Dark River, la recensione del film drammatico con Ruth Wilson e Mark Stanley, fratelli inquieti a causa di un passato che li ha segnati dolorosamente.

Non sempre tornare a casa può essere rassicurante. Alice lo sa bene, terrorizzata da un’abitazione che porta ancora nelle sue fredde stanze ricordi dolorosi che sembrano non voler smettere di bisbigliare. In un’estesa campagna, tra agnelli, laghetti nascosti e lavoro duro da svolgere, Dark River riversa le ombre di un passato capace di riaccendere con rammarico avvenimenti che si vorrebbero soffocare. Un ritorno che è voglia di stravolgere quel terribile assetto, per prendere così in mano le redini del controllo e cercare di dare nuovo inizio ad una vita tormentata.

Alla morte del suo vecchio padre, Alice (Ruth Wilson) torna nella sua casa d’infanzia e alla fattoria che l’uomo le ha promesso in eredità. Da quindici anni però la giovane donna non dà notizie della propria esistenza. Quindici anni di silenzio che hanno inevitabilmente segnato i giorni del suo ormai burbero fratello Joe (Mark Stanley), rimasto accanto al genitore malato fin nei suoi ultimi istanti e deciso a non lasciare nulla di quello che nel corso del tempo ha, seppur malamente, costruito insieme al padre. Una lotta all’eredità che riporterà ineluttabilmente pensieri dell’infanzia ormai lontana, una gioventù spezzata che non riesce a trovare ancora pace, forse nascosta sotto la sporcizia di una fattoria che può essere risanata.

Dark River – Lo straziante dramma familiare di Alice e Joe

dark river

Un dramma tragico e umanamente straziante quello di Dark River, diretto e sceneggiato da Clio Barnard (Flood, The Arbor, The Selfish Giant – Il gigante egoista), un disagio che si tenta di affrontare per riscattare la mancanza coraggio che ha caratterizzato quei tempi oscuri, quelli che adesso (per fortuna) sono passati. Dalle gelide distese verdi che riempiono di un verde deciso lo schermo cinematografico, il film dell’autrice inglese si consuma tra le mura domestiche di una famiglia irrimediabilmente spezzata, logorata da un tormento che si è differenziato in base ai suoi membri e che con dolore li conduce ad intraprendere altrettante e sofferte scelte.

Con un continuo belare di sottofondo, la protagonista Alice non riesce a soggiogare un malessere che occupa un posto fisso dentro di lei ma che tenacemente prova a lasciare come assopito, pur ripresentandosi ogni qualvolta i suoi occhi stanchi tentano di lasciare la memoria alle spalle. Un film che non ricerca pietismi pur sentendo la necessità, ai fini di una coerenza con il racconto, di produrre una mestizia che si dirama tangibile per i vasti campi attorno alla fattoria, facendo affidamento sul dolore di una storia strutturalmente semplice, che forse si dilaga leggermente troppo su un mistero chiaro già prima della metà della pellicola.

Dark River – Il dolore nei volti di Ruth Wilson e Mark Stanley

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Rappresentando un rapporto fraterno conflittuale, conseguenza di un indicibile segreto che entrambi non hanno saputo evitare, gli attori Ruth Wilson e Mark Stanley tentano di far trasparire attraverso le espressioni l’intrinseca sofferenza che segna l’anima dei loro personaggi, eccedendo a tratti nel contorcere troppo i loro volti patiti, pur recuperando con una seguente moderazione che tendenzialmente occupa la maggior parte della recitazione nel film.

Rivelandosi estremamente disperato, pur mantenendo un contenuto clima che soltanto in poche parti si lascia andare con slanciato tormento, il drammatico Dark River è un film mite seppur inquieto, lievemente mancante di una più concitata cadenza, soprattutto dopo aver fatto intendere quasi con immediatezza la disgrazia scatenante, causa dello sgretolarsi della famiglia di Alice e Joe. Un’opera che dopotutto mantiene concorde la propria realizzazione, pur volendo millantare su un finale che racchiude tutta l’emozione rimasta inespressa durante la pellicola. Un film in cui si riemerge grazie alla strada della redenzione, dopo aver attraversato le acque più torbide.

 

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.4