Dante va alla guerra: recensione del film di Roberto Albanesi

La nostra recensione di Dante va alla guerra, il nuovo film di Roberto Albanesi distribuito in Home Video da Home Movies.

Dante va alla guerra è un film del 2018 scritto e diretto da Roberto Albanesi, già noto nel panorama indipendente italiano per i suoi precedenti lavori no budget Non nuotate in quel fiumeNon nuotate in quel fiume 2: Lo scontro finale. I protagonisti del film sono Stefano GalliIvan BrusaRoberta NicosiaWilliam AngiuliClaudio Abbiati. Dopo la presentazione ufficiale a Casalpusterlengo, Dante va alla guerra è disponibile in DVD e Blu-Ray nello store Home Movies, vero e proprio punto di riferimento per l’Home Video italiano.
Dante va alla guerra

Dante (Stefano Galli) è un giovane uomo di provincia, senza uno scopo nella vita, insoddisfatto e privo di un vero amico con cui passare del tempo e confidarsi. La sua esistenza cambia nel momento in cui conosce Ignazio Virgilio Fagaroni, detto Faga (Ivan Brusa), strambo compaesano che nonostante le difficoltà si approccia alla vita con uno spirito sognante e bambinesco, diametralmente opposto a quello disilluso e rancoroso di Dante. Ha così inizio un rapporto di amicizia e reciproco supporto, che fra situazioni paradossali, ricordi e malinconia offre un amaro ma appassionato ritratto di un’intera generazione.

Dante va alla guerra è l’ennesima prova della vitalità del cinema indipendente italiano

Dante va alla guerra Cinematographe.it

Il cinema indipendente italiano è vivo, e fra mille difficoltà economiche, produttive e distributive continua a generare talenti e a regalare piccole grandi perle, che non hanno nulla da invidiare a produzioni ben più abbienti. Fra i più fulgidi esempi della vitalità e della creatività di questo sottobosco c’è certamente Dante va alla guerra, con cui un regista fin qui indissolubilmente legato al B-movie e al genere come Roberto Albanesi riesce nel miracolo di liberarsi da ogni vincolo narrativo e dare vita a un film dalle forti tinte autobiografiche, capace di parlare al cuore dello spettatore con un ritratto intimo e toccante delle difficoltà sociali ed emotive di un pezzo della società italiana contemporanea.

In Dante va alla guerra c’è un pezzo di ognuno di noi, di noi cresciuti fra i miti e i sogni dei sussulti finali dell’ultima Italia realmente rigogliosa che ci è dato ricordare, costretti dal tempo, dal progresso e dalla situazione economica e sociale a perdere certezze e speranze e a ritrovarsi soli in un mondo sempre più cinico e disumano. A 20 anni di distanza dal cult Radiofreccia, la pianura padana (il film è girato nel lodigiano, nel pavese e nel piacentino) diventa così nuovamente crocevia di storie grottesche, di personaggi stravaganti e di rabbia generazionale, istantanea delle contraddizioni e delle storture di un’epoca.

Dante va alla guerra racconta il sentimento di impotenza e di incomunicabilità di un’intera generazione

Dante va alla guerra sceglie gli ultimi, gli emarginati, i repressi, per raccontare l’insoddisfazione e la frustrazione di chi si sente inascoltato e tagliato fuori dal mondo, perché il mondo in cui è cresciuto non c’è più. Attraverso l’alienazione di Dante e del suo complemento emotivo Faga, Roberto Albanesi riesce così nel difficile intento di raccontare lo stato d’animo, le paure e le incrollabili passioni dei trentenni di oggi, sospesi fra un irripetibile passato e un nebuloso e incerto futuro. Nel flusso di coscienza, riflessioni e suggestioni che compongono il film, è infatti facile riconoscersi sia nel livoroso malcontento di Dante, impossibilitato a incanalare la sua vitalità e la sua creatività in qualcosa di socialmente accettabile, sia nel fatato isolamento di Faga, che cerca nella sua fantasia un modo per sentirsi vivo e compreso.

Grazie anche alle efficaci prove dei talentuosi protagonisti Stefano Galli e Ivan Brusa e all’ispirata colonna sonora firmata da Armando Marchetti, Il Fieno e I CamillasDante va alla guerra riesce a rendere anche il più surreale dialogo pieno di significato e a fondere sketch, visioni e sguardi in un racconto denso e pulsante, che ci tocca nel profondo con la sua sincera lucidità e il suo appassionato disincanto. Facile allora commuoversi di fronte ai penetranti monologhi di Dante, emblematici di un sentimento di impotenza e incomunicabilità, e a quello che con il passare dei minuti diventa uno dei temi principali del racconto, ovvero la presenza/assenza di un padre venuto a mancare troppo presto, ma costante guida in ogni gesto o momento di sconforto del protagonista.

Dante va alla guerra è un’opera a cui abbandonarsi, senza pregiudizi e con il cuore in mano

Roberto Albanesi dimostra un invidiabile senso del ritmo cinematografico e un’innata capacità nella costruzione dei personaggi, traendo il meglio dagli scarsi mezzi tecnici a propria disposizione e da dei membri del cast abili a costruire un piccolo universo e un importante tassello di un appassionante puzzle umano anche con un bassissimo minutaggio. Le sbavature registiche e alcune rigidità nella messinscena sono così ampiamente compensate da un autore che ha realmente qualcosa di fresco e personale da dire e da una cura per la storia e lo spettatore che i soldi non possono comprare.

Dante va alla guerra Cinematographe.it

Dante va alla guerra è un cinema prezioso e da salvaguardare, in cui il riso si mescola con il pianto e il disagio diventa parte integrante di una complessa e condivisibile riflessione sociale. Un’opera a cui abbandonarsi senza pregiudizi e con il cuore in mano, capace di rappresentare magistralmente sia il senso di vuoto e di isolamento che a volte ci assale, sia la timida ma palpabile speranza che là fuori, fra il menefreghismo generale, l’egoismo e i preconcetti, ci sia qualcuno con le nostre stesse difficoltà e i nostri stessi desideri pronto ad ascoltarci e a supportarci.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.8