Taormina Film Fest 2020 – Critical Thinking: recensione del film di John Leguizam
Critical Thinking di John Leguizamo è stato presentato al Taormina Film Festival 2020
John Leguizamo è al suo secondo film da regista, passato dietro alla macchina da presa, ma alla direzione di un film tv risalente ormai a più di quindici anni addietro. Era il 2003 quando il noto attore di discendenza colombiana girò, oltre che farsi protagonista, Undefeated, facendo trascorrere il tempo e tanti altri ruoli nella sua carriera prima di ritornare a tirare le redini di una produzione, stavolta, cinematografica. E Leguizamo lo fa ritagliandosi, anche questa volta, un corposo spazio di azione tutta per lui, il ruolo di un professore che non solo, dunque, manovra i fili della narrazione da dietro l’occhio della camera, ma si erge a protettore di quegli indifesi che animano il suo film.
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Traendo da una storia vera, scritta dallo sceneggiatore Dito Montiel, John Leguizamo è il faro di salvezza dei ragazzi dei quartieri ghettizzati della Miami statunitense, l’insegnante Mario Martinez di un film che nasconde molta più verità dietro il proprio racconto quale Critical Thinking. Nel mescolarsi di verità che è ciò che di predominante la pellicola vuole far trasparire, facendo delle questioni razziali, sociali e culturali di un’America e la condizione dei suoi cittadini stranieri di seconda o più generazione l’anima combattiva seppur fragile di una storia vera che ha segnato indelebilmente per i protagonisti l’anno scolastico 1998, il film di Leguizamo è l’integrarsi critico di una comunità che dovrebbe cambiare, ma che mostra le sue continue affinità con il mondo di oggi.
Critical Thinking – Come uno scacco matto può cambiare ogni cosa
Pezzo di vita vera vissuto ventidue anni fa, ma reiterabile ancora adesso in zone dove il pregiudizio e le difficoltà di stravolgere il proprio percorso all’apparenza già scritto segnano una partenza importante per comprendere i dissidi che troppo spesso ancora immigrati e figli devono attraversare, Critical Thinking prende dagli anni liceali di un gruppo di ragazzi che negli scacchi trovarono il loro modo di non veder costretta in maniera predestinata la loro esistenza e ne esplica in ottica cinematografica la riuscita personale.
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Un’amicizia e una determinazione andata a confluire nella fortuna di essersi incontrati e di aver permesso a un professore come Martinez di addrizzarne le coordinate, emblema delle mine vaganti di un sistema di razzismo sistematico che condiziona costantemente l’andamento quotidiano di giovani e giovanissimi, confermando che è in chi questi ingranaggi li vuole cambiare che risiede il valore e fulcro del mutamento attuabile per il domani.
La commedia politica piena di sincerità e fiducia
Nella dinamicità di un film politico come Critical Thinking, dove c’è l’atto di dimostrare la possibilità di uscire da questo circolo vizioso di criminalità e adeguamento a una vita mediocre e impossibile da modificare, John Leguizam si fa perno di una pellicola che integra questioni quanto mai attuali declinate comunque nella fruibilità del prodotto cinema, una cura nei personaggi e nelle relazioni che tra essi intercorrono da rendere l’opera qualcosa di più di una semplice finestra su un micro e macro cosmo, ma il dover distruggere quest’ultimi per poi saperli meglio ri-assemblare. Presa consapevolezza delle proprie abilità nel gioco degli scacchi, buttandosi a capofitto in qualcosa per cui si è davvero capaci, i protagonisti del film danno prova di una brama di positività che è ciò che, infine, è la stessa pellicola a restituire, dove la storia scritta e raccontata in futuro non sarà più priva del colore della loro pelle o assente delle loro origini, ma sarà bilanciata da quei vincitori che, finalmente, potranno anche essere loro.
Non permettendo al dramma di scalfire i caratteri dei personaggi, con una naturalezza da parte degli interpreti che fa del loro legame un punto nevralgico per la costruzione di Critical Thinking, l’opera di Leguizam è documento, commedia, sfida e riscatto tutto delimitato dal quadrato di una scacchiera su cui dominano pedoni neri e bianchi. La sincerità di un film che è possibile cogliere in ogni sua sfumatura, mai ruffiano, mai tormentato, pieno anzi di una gioia genuina di cui si alimenta in sottofondo, quella che sa diffondere e spargere nelle narrazioni tragiche, ma in divenire dei suoi protagonisti, il cui gioco degli scacchi ha saputo aprire un’altra via, dove è diventata la mente la principale arma con cui affrontare le insidie. Uno scacco matto che tramortisce lo spettatore, pieno di quella fiducia e quella speranza che, nonostante la dimostrazione dell’ingiustizia ancora oggi da dover sconfiggere, hanno davvero l’opportunità di fare qualcosa di grande per tutte le vite.