Venezia 75 – Capri-Revolution: recensione del film di Mario Martone

Capri-Revolution chiude la trilogia di Mario Martone e lo fa in una storia di contrapposizioni, arte e scienza, libertà e guerra.

Mario Martone conclude la sua trilogia sui ribelli e lo fa partecipando alla sezione in concorso della Mostra del Festival di Venezia. Capri-Revolution è l’immersione in un’isola rurale bellissima che nasconde tra i suoi promontori mille contraddizioni, luci e ombre di un periodo di transizione per un Paese che è pronto a trasformarsi, ma è ancora troppo legato alla propria tradizione. Esplorando queste intrinseche opposizioni, Martone costruisce un viaggio che attraversa il cuore di Capri e ne rivela gli angoli ancora selvaggi e incontaminati, non giungendo però mai al punto centrale della storia, che si perde nella meraviglia delle location riportate.

Lucia (Marianna Fontana) è diversa dai suoi familiari. Non si ritrova nelle abitudini contadine della sua piccola casa, sente che il suo avvenire merita un’indipendenza diversa, che si allontani dalle convenzioni del proprio tempo. Per questo si lascia conquistare dall’esistenza bohémien di Seybun (Reinout Scholten van Aschat) e della sua comunità autosufficiente, che vive di danza e condivisione nell’isolamento artistico e ideale dei propri principi, tolti delle vesti e riconnessi con la natura. Una condizione che attira Lucia e le farà cambiare prospettiva sul mondo, mentre Capri è pronta ad accogliere l’elettricità e l’Italia si decide ad entrare in guerra.

Capri-Revolution – La contrapposizioni degli ideali in una terra bellissima capri revolution cinematographe

L’isola di Capri ha il potere di parlare per conto suo, senza bisogno di intermediari. Nonostante la densità della sceneggiatura del film di Martone, è la sua fisiologia pietrosa a comunicare in prima persona con lo spettatore, lasciandosi abitare con un’accoglienza commovente e mostrandosi come palco per la messa in scena dei corpi dei personaggi dell’opera italiana. Sono le fisicità umane la forma predominante che si stabilisce sulla terra campana, ricollegate ad un’anima primordiale che le tiene unite al territorio. Di questa bellezza plastica eppure così calda è osservatore il regista Mario Martone, che nei balli disinvolti della società emancipata di Capri-Revolution coglie la libertà, motore chiave della spinta della sua protagonista.

Uno spiritualismo che si contrappone all’evoluzione della scienza e cerca, nel 1914 di Capri-Revolution, il proprio impacciato equilibrio. Un bilanciamento che non è facile trovare, vista la portata dei molteplici temi della storia scritta dal cineasta assieme alla sceneggiatrice Ippolita di Majo, che si riempie fino a non riuscire più a contenersi, lasciando brandelli spararsi delle proprie intenzioni durante lo svolgersi del film e non arrivando ad analizzarne bene nessuna. Nell’insieme di materiale, il lavoro conclusivo del trittico dell’autore napoletano esplode per l’impossibilità di contenere adeguatamente tutta la sua voglia di presentare l’antinomia di un tempo e di un popolo, perdendosi nel vortice dell’artisticità e del suo contrario raziocinio.

Capri-Revolution – Una libertà che non si riesce a conquistarecapri revolution cinematographe

Ogni personaggio di Capri-Revolution è perciò incarnazione di un pensiero e Lucia è la concretizzazione del dinamismo che sa riconoscere le proprie origini, ma ha bisogno di guardare avanti, su una nave che possa donare una nuova vita in cui sperare. Ma la visione della protagonista ha difficoltà ad applicarsi allo sguardo del pubblico, che segue il racconto e le motivazioni del progetto di Martone, ma viene sovraccaricato da informazioni discordanti, che si perdono nel loro continuo divenire.

L’interiorità della storia del film non riesce a rispecchiarsi nella meraviglia del teatro ruspante che Martone è in grado di gestire con maestosità, su cui vanno in scena le azioni corporee e i postulati ideologici che si scontrano e incontrano nella pellicola. Un’attrattiva per i luoghi che non si ripropone nell’attenzione per il dramma, che è bene far scivolare mentre ci si riempie della grazia delle immagini.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.7