All’ombra della Luna: recensione del film Netflix

La recensione di All'ombra della Luna, film poliziesco fantascientifico di Netflix con protagonista Boyd Holbrook all'inseguimento di un serial killer.

Nel 1988, il poliziotto di Philadelphia, Thomas Lockhart inizia a indagare su un serial killer che ogni nove anni fa misteriosamente ritorno. I crimini dell’assassino cominciano però a sfidare qualsiasi spiegazione scientifica e questo alimenta l’ossessione di Lockhart per la verità, al punto di fargli rischiare di distruggere carriera e famiglia e spingendolo verso la pazzia. Questa è la trama di All’ombra della Luna di Jim Mickle (a cinque anni di distanza da Cold in July), prodotto da Netflix ed entrato nel catalogo il 27 settembre 2019. All’ombra della Luna è un thriller con Boyd Holbrook, Michael C. Hall e Cleopatra Coleman in cui si raccontano gli avvenimenti tra il 1988 e il 2024, periodo in cui molta gente muore in circostanze misteriose.

All'ombra della Luna cinematographe.itAll’ombra della Luna: un film procedurale che mescola vari altri generi e sottogeneri

All’ombra della Luna inizia bene: siamo nel 2014, la città è in fiamme, la cittadinanza è in rivolta; il film sembra raccontare un futuro distopico, poi però torna indietro nel tempo e tutto si complica. Un enorme 1988 ci riporta alla realtà, immersi in un mondo violento e sanguinario. Stanno avvenendo una serie di morti sconvolgenti: uomini e donne sanguinano in maniera copiosa da occhi, bocca, narici e orecchie; tale emorragia porta il cervello a liquefarsi e quindi alla morte. Lo spettatore inizia a seguire Lockart nella sua notte più lunga, nella quale perde la moglie che muore durante il parto dando alla luce la loro prima figlia. Il tono di questo primo salto nel tempo, forse il più riuscito del film, è quello di un procedurale classico che riesce benissimo ad agganciare chi guarda, poi la storia si complica, temi, toni, stili si mescolano e si confondono. Ci sono scienziati, la luna e le sue fasi, persone che sembrano lontanissime tra loro e invece muoiono nello stesso terribile modo, salti temporali, una killer che sa molto più di quanto dovrebbe, con un cappuccio, una forza sovrumana e molti motivi, dice, per compiere ciò che sta compiendo.

All’ombra della Luna è un ibrido, non si stabilizza a causa di piccoli e grandi colpi di scena che scuotono la trama e lo spettatore si trova spaesato tra generi e sottogeneri. La trama si intreccia, si complica, ci sono svolte su svolte e ciò che ci si trova di fronte è qualcosa di enorme di cui non si conosce e non si capisce il magma narrativo. La storia di Lockart stenta a mantenere un equilibrio, non si parla solo della sua ossessione per questo caso complicatissimo ma anche della sua paternità: il poliziotto è un padre assente che mette da parte sua figlia, orfana di madre, per concentrarsi sul caso che per tutti è ormai chiuso.

All'ombra della Luna cinematographe.itAll’ombra della Luna: la narrazione si basa su salti nel tempo che non convincono a pieno

La narrazione si basa sui salti con una cadenza novennale: il detective invecchia, la figlia diventa una donna, ma risulta evidente che ci sono molte cose non dette né spiegate e a un tratto, senza una vera e propria preparazione, viene svelata ogni cosa. Una voce fuori campo mette in chiaro i legami, le relazioni, alza il Velo di Maya su ciò che è successo, lasciando però più di un’incertezza. Questa spiegazione dovrebbe permettere allo spettatore di unire i puntini come nella Settimana Enigmistica, ma dopo due ore di film ciò destabilizza e turba. Avrebbe avuto molto più senso anticipare il momento in modo da sfruttarlo per poi dar più profondità al film stesso.

Alla confusione tematica e stilistica segue una scrittura “spenta” dei personaggi che diventano fantocci privi di profondità o caratteri che sono il ruolo che rappresentano. Michael C. Hall è inutile e piatto – sarebbe dovuto essere l'”antagonista” di Lockart, il cognato che l’accompagna dopo la morte di sua moglie e che cresce sua nipote -, Boyd Holbrook è solo un cliché, il detective ossessionato dal caso, non capito e ritenuto un folle. Anche Cleopatra Coleman è una killer intrappolata nel suo stesso personaggio, sottoutilizzata e per evitare di dire troppo, non dice nulla. Bokeem Woodbine è il classico compagno del poliziotto protagonista che non dà molto all’economia del film.

All'ombra della Luna cinematographe.itAll’ombra della Luna: è un film che sarebbe potuto essere molto più interessante

Mickle non lavora bene sul tempo che dovrebbe diventare una sorta di personaggio all’interno della storia. Pur avendo una regia pulita, a essere abbastanza convincente è anche la fotografia che per essere funzionale al contesto fantascientifico utilizza toni freddi. Il mondo che ruota intorno al protagonista non segue però il procedere degli anni, tutto sembra sempre lo stesso mentre sta proprio qui il valore aggiunto di un’opera fantascientifica: ambientare in maniera certosina gli avvenimenti nell’epoca in cui il personaggio vive. Non c’è uno stacco evidente – non può essere che gli anni ’80 siano uguali ai 2000 e così via.

All’ombra della Luna è un film che sulla carta sarebbe potuto essere molto interessante – anche perché Mickle prende spunto, fa riferimento alla “letteratura” di genere – ma che alla fine risulta pressapochista, scialbo e fin troppo lungo.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 1.5

2.1

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