Venezia 80 – Aku wa sonzai shinai (Il male non esiste): recensione

Recensione di Aku wa sonzai shinai (Il male non esiste), il nuovo film del regista giapponese premio Oscar Ryūsuke Hamaguchi.

Quasi a sorpresa di tutti, il grande regista giapponese Ryūsuke Hamaguchi è tornato con un nuovo progetto: Aku wa sonzai shinai (Il male non esiste) dopo la vittoria agli Oscar, un anno e mezzo fa, con il suo acclamato e pluripremiato Drive My Car (2021).

La pellicola, in concorso al Festival di Venezia, nasce spontaneamente dalla collaborazione tra Hamaguchi e la compositrice di Drive My Car: Eiko Ishibashi, che ha chiesto al regista di realizzare un filmato per la sua esibizione dal vivo – Gift. Concepito come materiale sorgente originale per il filmato musicale, il film ha così avuto origine dalla collaborazione tra i due e come opera strettamente intrisa di musica e legata con la natura. Inoltre, il film è stato realizzato in congiunzione con Gift, altra pellicola del regista che verrà presentato invece al Film Fest Gent in Belgio, e che si può intendere come un approccio differente allo stesso scenario e alla stessa storia presente in Il male non esiste.

Aku wa sonzai shinai (Il male non esiste): un’eccellente osservazione tra natura e uomo con un finale che porta a riconsiderare l’intero film

Aku wa sonzai shinai - Il male non esiste, Cinematographe.it

Ne Il male non esiste Hamaguchi segue le vicende di Takumi e della figlia Hana, che vivono nel villaggio di Mizubiki, nei pressi di Tokyo. Come altre generazioni prima di loro, e come tanti loro compaesani, conducono una vita modesta a stretto contatto con i cicli e l’ordine della natura. Un giorno, gli abitanti del villaggio vengono a conoscenza del progetto di un’agenzia di spettacolo di costruire, vicino alla casa di Takumi, un glamping (glamorous camping), che porterà quindi nel loro villaggio turisti e i residenti delle città vicine in cerca di una piacevole “evasione” nella natura. Quando due funzionari di Tokyo giungono al villaggio per tenere un incontro con gli abitanti, diventa chiaro che il progetto avrà un impatto negativo sulla rete idrica locale, e ciò causa il malcontento generale. Il progetto poco pianificato dall’agenzia metterebbe in pericolo sia l’equilibrio ecologico dell’altopiano sia lo stile di vita degli abitanti, abituati a vivere in armonia con un territorio ancora piuttosto incontaminato e lontano dalla frenesia dei territori urbani.

Il male non esiste è una pellicola che fino quasi alla fine si caratterizza per essere un determinato genere di film, ma poi, negli istanti finali, Hamaguchi improvvisamente compie un balzo in un’altra direzione portando nuovi e inaspettati significati e interpretazioni all’intera opera. La pellicola, nel corso della sua durata, si caratterizza per essere un’opera filmica dall’andamento tranquillo, attento ad osservatore e rappresentare lo stretto legame tra uomo e natura. E Takumi è al centro di questa relazione; lavora come tuttofare a Mizubiki, conosce quasi ogni angolo del territorio naturale circostante, gli alberi, gli animali, le piante, le reti idriche, ed insegna tutto alla figlia Hana. Le insegna a riconoscere gli alberi, le insegna a riconoscere le impronte degli animali, ma lui stesso non è pronto all’arrivo inaspettato dei rappresentati della società di spettacolo pronta a costruire il glamping, rovinando così il delicato e amato equilibrio con la natura.

E se durante l’incontro di presentazione con i rappresentanti di Tokyo Takumi si dimostra molto contrario alla loro presenza, poi, su loro richiesta, cerca di mostrargli e di introdurli alla vita e alla natura del villaggio. Un incontro (e scontro) tra natura e città, tra semplicità e pretenzioso, tra modestia e ricchezze materiali. Il lato urbano rappresentato dai due rappresentanti dell’azienda costruttrice, però non sono malvagi, e anche loro come gli abitanti del villaggio in realtà apprezzano la natura, ne riconoscono la bellezza e la sua importanza. Tanto che uno dei due desidererebbe anche vivere eventualmente fuori città, tanto da proporsi come potenziale custode e tuttofare del glamping.

Aku wa sonzai shinai - Il male non esiste, Cinematographe.it

Hamaguchi costruisce in maniera chiara, ma con immagini fortemente meditative, naturalistiche e perfettamente studiate, un film che riflette sulla società attuale, sul rapporto tra individui e anche tra uomo e natura. Con una fotografia naturalistica, e un montaggio ben studiato – a cura di Ryūsuke Hamaguchi e Azusa Yamazaki – Il male non esiste scorre in maniera veloce e immerge lo spettatore nella storia, grazie anche alla recitazione del cast, che portano sullo schermo delle performance sensibili e quasi invisibili, tanto sono eccellenti gli attori. Un film lineare, chiaro, ma anche pieno di simbolismo nascosto, di cui il finale offre una chiave di lettura, e con cui lo spettatore dovrà lavorare per capire i significati nascosti. Perché Hamaguchi è abile con solo 3 immagini finali a porre mille domande, immagini che lasciano a interrogativi, ma senza dare risposte. Immagini che possono essere interpretate letteralmente o anche simbolicamente. Spetta allo spettatore però scegliere di farsi e rispondere o meno a tali quesiti.

Il finale del film (di cui non facciamo lo spoiler) crea, nel giro di pochissimi minuti, un cambio di rotta sull’interpretazione che lo spettatore ha della pellicola, portando a rivalutare tutto quello che si è visto in precedenza. Un finale che probabilmente porterà in molti a voler rivedere varie volte l’opera in modo da poter valutare i significati, i dettagli, i messaggi nascosti dentro le immagini finemente curate e filmate dallo sguardo attendo del celebre regista giapponese.

Aku wa sonzai shinai: conclusione e valutazione

Aku wa sonzai shinai - Il male non esiste, Cinematographe.it

Con Il male non esiste Ryūsuke Hamaguchi porta allo spettatore un’opera filmica che, come ha rivelato lui stesso, non è una in cui lo spettatore porge delle domande e il regista risponde ad esse, quanto piuttosto un film in cui l’audience rimane con quesiti irrisolti. Domande che rimangono a lungo con lo spettatore anche una volta che il film è finito. Hamaguchi offre un viaggio narrativo sulla relazione tra uomo e natura, tra società ed uomo, ma anche una meditazione sull’identità personale. Un film con un messaggio apparentemente chiaro ma che nasconde simbolismi e metafore inaspettate, di cui il finale può offrire una chiave di lettura.

Prodotto da NEOPA (Satoshi Takata), il cast comprende Hitoshi Omika, Ryo Nishikawa, Ryuji Kosaka, Ayaka Shibutani, Hazuki Kikuchi, Hiroyuki Miura. In italia la distribuzione avverrà con Tucker Film e Teodora Film.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.5