A Casa Tutti Bene: recensione del film di Gabriele Muccino

Una famiglia che finge di amarsi, la disperazione esagerata e una bellissima location: A Casa Tutti Bene è al cinema dal 14 febbario

Gabriele Muccino torna a girare in Italia per raccontare la storia di una famiglia in cui compaiono tanti personaggi e nessun protagonista. A Casa Tutti Bene coglie il pretesto delle Nozze d’Oro di Pietro (Ivano Marescotti) e Alba (Stefania Sandrelli) per riunire figli, nipoti e fratelli sotto un solo tetto. Paolo Costella, sceneggiatore di Perfetti Sconosciuti, si ritrova ancora a scrivere, insieme al regista, una storia su un gruppo di persone intrappolate in uno spazio troppo piccolo per sfuggire alla verità. Stavolta però i soggetti sono davvero tanti e non è possibile approfondire la loro vita, così viene tracciato uno schizzo, restituendo solo la superficie di una famiglia borghese, divisa e perbenista.

“Nulla di nuovo sotto il sole, direbbe Qoèlet, e qui la vanità non è solo nella vicenda raccontata, ma nel linguaggio stesso del cinema. L’argomento non viene indagato e la sceneggiatura non mette nessuno in discussione né permette di scoprire l’animo umano.
Resta un pretesto che, grazie alla bravura degli attori, si regge in piedi. Per raccontare una tragedia si dovrebbe partire dalla commedia, invece qui si inscena il melodramma. Le risate sono contenutissime e i pianti e la disperazione degli attori sono estremi, cercando la commozione facile con note musicali (di Nicola Piovani) e col montaggio (di Claudio Di Mauro) ad hoc.

Pietro e Alba hanno tre figli, Sara (Sabrina Impacciatore) fa finta di non vedere i tradimenti del marito Diego (Giampaolo Morelli), Carlo (Pierfrancesco Favino) si è risposato, imprigionato in un rapporto nevrotico e ossessivo con Ginevra (Carolina Crescentini) e Paolo (Stefano Accorsi) ha lasciato la sua famiglia vivendo come un ventenne: i viaggi in sud America, la scrittura di libri e il malessere di vivere.
Quando arrivano nella vita paterna, nel paesaggio paradisiaco di Ischia, tentano di far buon viso a cattivo gioco. Peccato che la permanenza debba continuare a causa del maremoto e così esplodono malumori e rivendicazioni.

A Casa Tutti Bene: la famiglia per ritrarre uno spaccato della società

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All’allegra brigata si aggiungono i figli, la figlia del fratello di Pietro, Isabella (Elena Cucci), e il figlio della sorella, Sandro (Massimo Ghini), con la moglie Beatrice (Claudia Gerini) e l’altro figlio, Riccardo (Gianmarco Tognazzi), insieme alla compagna Luana (Giulia Michelini). Quest’ultima è la coppia più interessante, che vive un dramma vero, aderente alla nostra società: sta per nascere loro figlio e le finanze non vanno bene così Riccardo, la pecora nera della famiglia, vorrebbe trovare aiuto in quest’occasione.

La caratterizzazione di questi personaggi li fa emergere nella vacuità delle altre storie e grazie a Riccardo e ai suoi momenti al pianoforte scorgiamo il suo sentire, la malinconia e il sentimento di esclusione nell’ambiente domestico. Le scene musicali sono inoltre l’occasione di espressione corale, cinematograficamente difficile. In questi momenti i personaggi si confrontano pubblicamente, sulle note di Una carezza in un pugno, Bella senz’anima, Dieci ragazze e Margherita. Una soluzione funzionale che viene reiterata fin troppo a lungo.

Con A Casa Tutti Bene Gabriele Muccino dissacra la famiglia

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La storia procede in crescendo, con un’esasperazione finale, conducendoci alla rottura. La maschera di ipocrisia viene spezzata o a volte sostituita da un’altra, nessuno si conosce veramente e questi quarantenni devono cercare una nuova strada. La famiglia osserva, ma  non partecipa realmente, non c’è collaborazione, ma un’effusione gonfia d’aria e d’apparenza.

A Casa Tutti Bene dissacra la famiglia, senza denunciarne i meccanismi, quasi accettando un destino individualista, che prevede una vita di sofferenza e incertezza per fare i conti alla fine. Solo gli anziani sono felici, mentre i bambini vengono usati per farsi guerra, imparano a non contare sui genitori e a non seguirne l’esempio.

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Sara e Diego

Muccino dice di non voler fare un film generazionale, ma in fondo il suo A Casa Tutti Bene lo è: tratta un gruppo e non le singole personalità, racconta di un pezzo di società nota, in cui però pochi si riconoscono.
A Casa Tutti Bene ha delle intenzioni chiare, il suo senso è intuitivo ma a livello emotivo non lascia niente, se non un’eco, una copia rielaborata dei sentimenti che lo spettatore sente intellettualmente grazie alle suggestioni delle scene.

Il film è al cinema dal 14 febbraio grazie a Lotus Production (una società di Leone Film Group) e Rai Cinema con 3 MARYS ENTERTAINMENT S.r.l., distribuito da 01 Distribution.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.5