1944 – La Battaglia di Cassino: recensione del film di guerra con Franco Nero

Franco Nero in un film di guerra tratto da una storia vera, un tentativo di conciliare azione e riflessione esistenziale che non scava troppo in profondità.

Adattamento del romanzo Peace (2008) di Richard Bausch, rielaborazione fiction delle esperienze belliche del nonno, 1944 – La Battaglia di Cassino cerca di sposare la ruvidezza d’approccio del thriller bellico con un afflato esistenzialista e uno spirito indagatore. Sfortunatamente, il cuore morale del film non lega fino in fondo con le pulsazioni action. Il mix di impronte e punti di vista è disomogeneo, in parte affaticato da una stilizzazione ingombrante. Un cast interessante e abbastanza affiatato, nomi perlopiù sconosciuti (o quasi) al pubblico italiano con l’evidente e considerevole eccezione di Franco Nero, che regala al film la consueta fisicità inquieta e autorevole.

In 1944 – La Battaglia di Cassino ci sono due guerre, quella esteriore e la guerra dello spirito. C’è la battaglia del titolo e una missione all’apparenza insignificante

1944 - La Battaglia Di Cassino cinematographe.it

La battaglia di Cassino impegna le forze Alleate e nazifasciste per cinque mesi, dal gennaio al maggio del 1944. Arroccamento e guerra di posizione sulle tracce della  Grande Guerra, nel film c’è ma non si vede. Piuttosto, l’attenzione del regista Robert David Port si concentra su un episodio apparentemente marginale nel quadro del grande scontro. Ma rilevante per il senso delle cose di 1944 – La Battaglia di Cassino.

Un pugno di uomini, il drappello non ben identificato di soldati americani è guidato da Alexander Ludwig, impegnato in una missione apparentemente suicida. I nervi scossi da un crimine ignobile perpetrato da un superiore, che con tutta probabilità resterà impunito. Ma non c’è tempo per fermarsi a pensare, occorre risalire un ripido pendio di montagna per individuare una postazione nazista. Li aiuta un italiano misterioso intepretato da Franco Nero. Partigiano? Neutrale? Collaboratore fascista in pelle d’agnello? L’esatta natura del suo ruolo nel conflitto in generale, come pure nell’operazione in particolare, resta opaca. Ambiguità che si somma ad ambiguità.

L’inverno non si risparmia, il paesaggio è ostile, cecchini dappertutto. C’è un bivio morale nascosto dietro ogni passo. 1944 – La Battaglia di Cassino tenta, mescolando tensione e perlustrazione intima, di mostrare le traiettorie di uomini coraggiosi al culmine della tempesta, della follia e dell’insensatezza. La guerra come macabro carnevale. Lo è ancor più per questi antieroi piegati dalla stanchezza, non è solo il fisico a parlare, che pure inseguono un principio di giustizia che va ben oltre la rapida soddisfazione degli istinti più beceri. Ci sono due guerre, quella interiore e quella esteriore. Ciò che 1944 – La Battaglia di Cassino si propone di fare, è di partire dalla prima per raccontare qualcosa sulla seconda.

Il film cerca di conciliare azione, suspense e introspezione, disperdendo così buona parte del suo potenziale

La Battaglia Di Cassino cinematographe.it

Cupa e livida la fotografia, coerentemente con la natura “invernale” del film. La regia di Robert David Port tenta di conciliare suspense, violenza, sguardo d’ambiente e interrogazioni esistenziali. Nel fare questo, in mancanza di un punto di vista organico, il film disperde gran parte del suo potenziale. Il risultato finale è la somma di tanti parziali che non fanno un totale. Le verità esistenziali modellate superficialmente in una confezione vagamente malickiana, senza slancio anche dal punto di vista della messa in scena. L’azione poco incisiva, l’emozione che latita. Pure il messaggio del film è potente, almeno a livello delle intenzioni. Fatica a materializzarsi in una proposta forte.

Persino la scelta stilisticamente più azzardata del film, l’idea di scavare nel trauma della guerra vista dall’occhio del soldato attraverso un continuo sfasamento di spazio e tempo, racconta qualcosa della natura frustrante di 1944 – La Battaglia di Cassino. Sulla carta un elemento di rottura, un lampo di originalità in una confezione per molti versi aderente a un modello abusato. Nella pratica, ripetuta con cadenza se non ossessiva ci siamo vicini, un’ingerenza stilistica che finisce per attutire il senso spirituale del film.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.2