The Stand: recensione del primo episodio della serie TV tratta dal libro di Stephen King

Un virus sconosciuto ha sterminato il 99% della popolazione mondiale, lasciando ai pochi superstiti un mondo fatto di desolazione e morte. E se la causa della pandemia avesse a che fare con il sovrannaturale?

Trasporre in immagini la fluvialità della prosa kinghiana, ormai lo sappiamo, non è sempre sinonimo di successo. Anzi, i risultati sono sempre altalenanti, con un’alternanza di prodotti più o meno riusciti (22.11.63, Castle Rock, il recente The Outsider) e tonfi difficilmente comprensibili e difendibili (Under the Dome, La torre nera). Il problema – uno dei problemi – è dare una direzione ai multiversi stratificati di Stephen King, tenendo da un lato fede al materiale di partenza e dall’altro rinnovandolo ad uso e consumo di nuovi spettatori più smaliziati e abituati a ritmi di consumo più rapidi e “schizofrenici”, anche solo pensando a una decina di anni fa.

Mettendo mano a The Stand – tradotto in italiano come L’ombra dello scorpione, resta ancora difficile comprenderne le motivazioni – gli showrunner Josh Boone (lo stesso di The New Mutants) e Benjamin Cavell rischiano grosso, perché si tratta di uno dei mostri sacri del Re, una sorta di suo Signore degli Anelli. Forse per questo la miniserie CBS (distribuita in Italia a partire dal 3 gennaio dal servizio Starz Play) inizia seminando ancora qua e là pochi indizi, non giocandosi da subito tutte le carte e lasciando ancora molto all’immaginazione del pubblico. Una scelta efficace, perlomeno per quanto riguarda il primo episodio The End.

The Stand: noi siamo il futuro

The Stand - Cinematographe.itSi comincia in medias res, senza troppi preamboli e avanzando per strappi narrativi. Chi non ha mai avuto a che fare col romanzo di riferimento, rischia di restare disorientato: siamo già nella Zona Libera di Boulder, in Colorado, luogo in cui i sopravvissuti sono andati a radunarsi. Ma sopravvissuti a cosa, esattamente? Ad un virus che ha sterminato il 99% della popolazione mondiale (circa 7 miliardi di persone), lasciando i superstiti abbandonati a loro stessi e alla necessità in qualche modo di ripartire. Tra di loro, un paio di immuni di cui tramite flashback ricostruiamo la storia pregressa, Stu e Harold.

Due vicende diversissime tra loro, che rendono i due personaggi agli antipodi per carattere e obiettivi. La mascolinità eroica dei bravi ragazzi, contro il suo riflesso oscuro: Stu si trova infatti per caso in una stazione di servizio durante il primo contatto col paziente zero, e viene isolato in una struttura governativa che vorrebbe studiarne il caso; Harold è un teorico della cospirazione, ossessionato dalla sua ex babysitter Frannie. Due esistenze (anzi, tre) destinate a incrociarsi, come scopriamo a fine episodio, e non in modo pacifico, a causa della paranoia e della compulsività di Harold, che ovviamente sogna un coinvolgimento emotivo con Frannie.

The Stand: come pianificare l’Apocalisse

The Stand - Cinematographe.itLockdown, assembramenti, influenza anomala, quarantene, mascherine, epidemia: The Stand maneggia con sicurezza il lessico che oramai abbiamo imparato nostro malgrado a utilizzare lungo tutto il 2020. Per questo, per coloro che vedono l’intrattenimento come un modo per sfuggire ai terrori del mondo reale, la visione di questa prossima Apocalisse sarà probabilmente un’impresa ardua da sostenere. Difficile tuttavia accusare la CBS di cattivo gusto, visto che il prodotto ha visto la luce molto prima dell’inizio della pandemia e che di fatto adatta materiale pianificato e pubblicato per la prima volta oltre quarant’anni fa.

A colpire semmai è la visione al contempo fantastica e terribilmente (è il caso di dirlo) verosimile di Stephen King, che ha promesso per l’epilogo della miniserie un finale diverso totalmente scritto di suo pugno. Al netto di una certa confusione creativa, non possiamo negare che il pilot di The Stand funzioni, titillando l’immaginazione e aprendo già in qualche modo al sovrannaturale. Gli amanti del Re sanno che L’ombra dello scorpione non sarebbe nulla senza Mother Abigail, che compare in sogno ai protagonisti, e Randall Flagg, l’uomo nero che vuole conquistare il mondo. Riusciranno Boone e Cavell a controllare tutte le suggestioni e gli spunti ideati dal maestro, tenendo sempre alta l’attenzione e la tensione?

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.8